Cipro è salva Berlino brinda
PARIGI. La Laiki ormai fallita e la Bank of Cyprus resteranno chiuse ancora due giorni mentre gli altri sportelli dovrebbero riaprire oggi.
In seguito alla bozza di accordo raggiunta all’alba di ieri, adesso Cipro deve evitare fughe e bank run, facendo entrare in vigore il controllo dei movimenti di capitali, votato dal parlamento venerdì scorso. Molti punti non erano ancora chiari sul contenuto dell’accordo di massima, che smantella di fatto l’ipertrofico sistema bancario cipriota, con la sparizione della Laiki Bank e la concentrazione degli attivi nella Bank of Cyprus.
I russi, che per il momento sembrano essere i perdenti dell’accordo, gridano al «furto»: i depositi sotto i 100mila euro saranno garantiti sulla carta (361mila conti sui 371mila presenti nelle banche del paese), ma quelli superiori subiranno un severo hair cut. La percentuale non è ancora nota, ma si parla di perdite tra il 30 e il 50%, compresi gli azionisti e i detentori di obbligazioni, molti dei quali sono stranieri, russi in particolare, per un totale di 4,2 miliardi di euro.
Cipro ha evitato la bancarotta, che avrebbe avuto immediati effetti tragici, ma i ciprioti pagheranno molto caro l’accordo. Smantellare un sistema finanziario, che era moralmente marcio ma rappresentava la base economica del paese, significa accettare pesanti riforme strutturali e privatizzazioni (oltre a un aumento delle tasse, che sarà però minimo per le società passando dal 10% attuale al 12,5%, un tasso comunque molto basso rispetto ai grandi paesi Ue, che sono intorno al 30-33%). La sorte degli 8mila dipendenti del sistema finanziario (l’1% circa della popolazione) è incerta, le aziende rischiano di fallire a catena, perché molte saranno colpite dall’hair cut e dalla fuga degli investitori esteri. Il pil del paese rischia di crollare del 5-10% quest’anno, come è successo in Grecia e il debito, a cui si aggiungeranno i 10 miliardi di aiuti promessi dalla troika, salirà al di sopra del 140%. Fra breve, potrebbe succedere, come è avvenuto per la Grecia, che i 10 miliardi di aiuti si rivelino insufficienti e che Cipro abbia bisogno di un nuovo piano di aiuti, in una spirale senza fine.
Anche la democrazia ha preso un colpo. Non è chiaro se il Memorandum of Understanding sarà sottoposto al voto dei deputati, che, dopo aver respinto la prima bozza del piano di salvataggio il 19 marzo, messi con le spalle al muro avevano dovuto far passare una serie di leggi di ristrutturazione del settore bancario il 22 marzo. Nella Ue ci sarà molto da fare per ricostruire la fiducia nella banche, distrutta – e non solo a Cipro – con la prima proposta, avanzata dal governo dell’isola, di tassare tutti i depositi, anche quelli sotto i 100mila euro. La Germania, alleata del Fondo Monetario, ha ottenuto una vittoria, imponendo il suo piano (che, a differenza di altri paesi, sarà sottoposto al voto del Bundestag entro fine aprile e dovrebbe passare anche con il voto dell’Spd). Il ministro delle finanze, Wolfgang Schà¤uble, ha parlato di «risultato equo per tutte le parti in causa», che ha scelto «la migliore strada, anche se non facile». Berlino è il vero vincitore, perché dai paesi a rischio molti soldi potrebbero spostarsi in Germania. Ma c’è stata una spaccatura durante le discussioni tra l’asse Berlino-Fmi e la Commissione, appoggiata dal fronte dei paesi del sud. Questo scontro ha finito per favorire la Bce, che aveva minacciato Cipro con l’ultimatum di tagliare la liquidità : la Banca centrale assume sempre più un ruolo politico, che non è scritto nei trattati e che esula da ogni controllo democratico.
La bozza dell’accordo prevede la chiusura della Laiki Bank, la seconda del paese. Tutti gli attivi verranno concentrati sulla Bank of Cyprus, che l’Fmi avrebbe voluto chiudere e che con la minaccia di dimissioni è stata salvata dal presidente Nicos Anastasiades, a condizione di intraprendere una profonda ristrutturazione e ridimensionamento (il settore bancario ne uscirà dimezzato). La Commissione, per limitare i danni con Mosca, ha promesso contatti con la Russia, a cui Cipro continua a chiedere migliori condizioni per la restituzione del prestito di 2,5 miliardi del 2011. Il presidente Putin ha promesso di «studiare le condizioni di ristrutturazione» del prestito.
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