Caso Grasso, è scontro dentro La7

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ROMA — Con Pietro Grasso di mezzo, presidente del Senato e seconda carica dello Stato, volano gli stracci a La7 tra Marco Travaglio e Corrado Formigli. Il primo editorialista di Servizio pubblico, il secondo conduttore di Piazza Pulita.
Oggetto della rissa è l’intervento di Grasso, confermato dal suo staff, stasera da Formigli, ma contestato da Travaglio che non ci sarà  e ripropone il confronto nella sua trasmissione o in altri format di La7.
Per chi ha perso le precedenti puntate: giovedì scorso, a Servizio pubblico, Travaglio fa un ritratto negativo di Grasso; Grasso telefona in diretta e propone un confronto da fare subito; Formigli, via tweet, offre Piazza Pulita; Grasso accetta, Travaglio rifiuta e con Michele Santoro s’infuria.
Siamo a ieri. Mentre Grillo dice di Grasso che «è l’unico pm che stima Berlusconi», si scatena la rissa Travaglio-Formigli. Si parte con un Travaglio sul Fatto quotidiano,
duro con Formigli, ma anche con Paolo Ruffini, direttore della tv di Cairo. «Spetterebbe a lui tutelare la dignità  del programma di punta de La7, che fa ascolti doppi rispetto a Piazza Pulita, invece scopro che s’è accordato alle mie spalle con Formigli e Grasso per bypassare Servizio pubblico». Seguono accuse di Travaglio a Ruffini: «Nominato direttore di Rai3 dal centrosinistra chiuse Raiot di Guzzanti e nel 2008 mi attaccò per aver raccontato da Fazio le liaisons dangereuses di Schifani». Ce n’è pure per Grasso che «continua a fare giochetti con i suoi compagnucci di partito e viene il sospetto che abbia optato per la fuga. Come con Caselli gli piace vincere facile, giocando le partite senza l’avversario ».
Formigli, su Facebook, parla di scenario «falso», resoconta su telefonate e sms, scrive: «Caro Marco da un po’ di tempo le tue ricostruzioni fanno acqua da tutte le parti». Risposta sul sito del Fatto per «il simpatico Formigli cui sono felice di aver regalato un quarto d’ora di celebrità » e ribadire che «a Piazza Pulita non metterei piede neppure se fossi libero da vincoli».
Mentre i due litigano, e Grasso tace, su di lui si dividono le toghe per via della sua nomina a procuratore antimafia nel 2005. Per Travaglio il magistrato fu favorito da tre leggi di Berlusconi che esclusero il suo diretto concorrente Gian Carlo Caselli, procuratore a Palermo prima di Grasso. Caselli medesimo, in più dichiarazioni, lo conferma. Ma nelle mailing list dei giudici di sinistra ecco un intervento di Giuseppe Fici, allora al Csm e che votò per Caselli, il quale smentisce la ricostruzione: «Grasso avrebbe comunque prevalso su Caselli, con una prospettiva di almeno 14 voti sicuri in plenum». Il 12 luglio 2005 in commissione era finita 3 a 3. Fici accusa Francesco Menditto di Md di non aver presentato la sua relazione per il 18 luglio, come fece Wladimiro De Nunzio di Unicost, in modo da votare prima che entrasse in vigore la legge anti-Caselli. Non lo avrebbe fatto, questo si ipotizza, sapendo che Caselli era perdente. Menditto replica a stretto giro: non lo fece perché la “corsa” del Csm avrebbe messo in imbarazzo il Quirinale in quanto si sarebbe votato con la vecchia legge mentre la nuova, il 20 luglio, era già  stata approvata e sarebbe entrata in vigore il 26. Nelle liste arriva il verbale del 12 ottobre 2005 in cui c’è già  tutta la polemica tuttora ancora lacerante.


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