Aumentano le dimissioni delle lavoratrici madri: colpa del nido che non c’è per 1 su 5

by Sergio Segio | 7 Marzo 2013 18:12

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BOLOGNA – Brutte notizie sul fronte della conciliazione maternità -lavoro. In Emilia-Romagna nel 2012 sono state 1.811 le dimissioni di lavoratrici dipendenti madri di un bambino entro il primo anno di età . Rispetto all’anno precedente l’aumento è di 16 punti percentuali. Sette volte su 10 il motivo è da ricondurre alle difficoltà  di conciliazione tra lavoro di cura materno e rapporto lavorativo. A entrare nel dettaglio si scopre che su 1.811 dimissioni ben 393 (il 21% circa) sono dovute al “mancato accoglimento al nido”, 213 per l’assenza di parenti di supporto e 121 per la mancata concessione del part-time. I dati li ha forniti Rosa Amorevole, Consigliera di parità  dell’Emilia-Romagna. Al primo posto tra le donne che hanno dovuto rinunciare al lavoro per una rete di servizi dell’infanzia insufficiente ci sono quelle della provincia Bologna. Per loro 128 dimissioni per mancato accoglimento al nido, “che vuol dire – spiega Amorevole – che quando ci si presenta al nido qualcuno ci dice che non c’è posto per nostro figlio”. Dopo Bologna a seguire ci sono Reggio (61), Piacenza (57) e Modena (55). “Sono numeri preoccupanti – continua Amorevole – al primo posto tra i motivi di dimissione c’è quello dei servizi che non riescono più a coprire le necessità  delle donne. Servizi che sono stati pensati con orari antichi, quando ancora le masse andavano in fabbrica o avevano orari da ufficio. Invece l’occupazione femminile in regione diminuisce di 3 mila unità  nel settore industriale e aumenta di 9 mila nel commercio, negli alberghi e nei ristoranti. È chiaro che lavorando con orari spezzati o di sera, e senza un sistema in grado di accogliere i figli, queste persone sono costrette a dover lasciare il proprio lavoro”.

Se si guarda l’andamento delle dimissioni nel corso degli ultimi 6 anni il peggioramento del dato è notevole: rispetto al 2011 e al 2010 ci sono state 250 dimissioni in più. Peggio è andata solo tra il 2006 e il 2008, triennio dove la crisi ha colpito più duro. Difficile però confrontare i dati in maniera omogenea. Per il 2008 mancano i dati della provincia di Bologna e nell’ultimo anno, con la Riforma Fornero del mercato del lavoro, è entrata in vigore la norma per contrastare le dimissioni in bianco, norma che obbliga la lavoratrice dimissionaria a recarsi personalmente presso la Direzione territoriale del Lavoro competente per confermare la propria volontà . I dati del 2012 arrivano proprio dal numero di dimissioni “confermate” dagli uffici della Direzione territoriale del lavoro. Solo 5 le dimissioni non accettate nel 2012, tutte concentrate nella provincia di Forlì-Cesena.

Nel dettaglio più della metà  (il 57%) delle dimissioni del 2012 sono arrivate da imprese fino a 15 dipendenti: il 37,5% nel commercio, il 43 nei servizi e il restante 15,5% nell’industria. La stragrande maggioranza delle donne coinvolte ha tra i 26 e i 45 anni. Solo il 26% del totale ha dato le dimissioni perché ha trovato un nuovo lavoro. “Le categorie statistiche le fornisce il ministero – spiega Amorevole – In quel 26% però ci sono molte donne costrette a cambiare lavoro per riuscire a occuparsi dei figli”. (giovanni stinco)

 

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