Alemanno perde un altro camerata arrestato Riccardo Mancini, ex ad Eur

by Sergio Segio | 26 Marzo 2013 8:39

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Nel provvedimento che ieri ha portato in carcere l’ex ad dell’Ente Eur, Riccado Mancini, nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta tangente che l’azienda bolognese Breda Menarini avrebbe pagato per essere favorita nella fornitura di 45 bus per Roma Metropolitane, il gip Stefano Aprile scrive infatti che l’ex camerata entrato nel cerchio magico del sindaco è «un uomo di Alemanno, al quale risponde direttamente e nei confronti del quale è in totale soggezione».
A provarlo, ci sarebbe l’intercettazione di una conversazione telefonica tra i due uomini, anche se al momento non ci sono prove «per dimostrare una diretta partecipazione di Alemanno all’azione illecita». Mancini è accusato di concussione e false fatturazioni: tra le quattro ipotesi di reato a lui contestate la più importante è quella di essere stato nel 2009 il terminale di una mazzetta da 500 dei 600 mila euro della tangente che sarebbe stata pagata dall’ex ad di Breda Menarini, Roberto Ceraudo, arrestato il 23 gennaio scorso. Gli altri 100 mila euro, secondo l’accusa formulata dal pm Paolo Ielo, erano destinati a Marco Iannilli, commercialista legato a Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica. Gli uomini della Guardia di finanza e del Ros ieri sera hanno perquisito e acquisito documenti anche nella sede della fondazione «Nuova Italia», presieduta da Alemanno che si è detto completamente estraneo alla vicenda esprimendo comunque «piena fiducia nella magistratura».
L’inchiesta si avvale anche delle rivelazioni dell’imprenditore Edoardo D’Incà  Levis, coinvolto nel giro di false fatturazioni, che ha sempre sostenuto il coinvolgimento diretto della «segreteria di Alemanno». Nella telefonata intercettata, «il sindaco – scrive il gip – chiede conto a Mancini dei suoi comportamenti tenuti nella gestione dell’ente Eur (società  in house posseduta al 90% dal Mef e al 10% dal comune di Roma, ndr) e lo rimprovera in maniera aspra e decisa, dimostrando la subordinazione dell’interlocutore».
L’arresto in carcere di Mancini si è reso necessario perché secondo il gip «esiste concreto pericolo» di reiterazione del reato e per «le modalità  violente che hanno caratterizzato la sua storia personale» «eloquentemente evidenziate dal certificato penale che segnala precedenti per porto illegale di armi e ricettazione». Uno stile di vita che non è, secondo il giudice, «estraneo alle prassi istituzionali dell’indagato così com’è evidenziata dalla concussione commessa». «Se si esamina l’appalto dal punto di vista della pubblica amministrazione appaltante – si legge ancora nell’ordinanza di custodia cautelare – si scopre che l’intera procedura, costata ai contribuenti diverse decine di milioni di euro, non ha ancora prodotto alcun, lecito, risultato». I filobus, «per i quali è stata pagata la mazzetta, collaudati in un’altra città  per consentire di procedere agli ”urgenti” pagamenti dei fornitori che hanno versato la ‘tangente’, non sono ancora in servizio a distanza di 5 anni dal bando di gara». A tutt’oggi, ricorda il gip, «non esistono, né sono in corso di realizzazione, le opere infrastrutturali ed elettriche necessarie alla loro circolazione: i veicoli, costati 40 milioni di euro, sono parcheggiati del tutto inutilizzati ed abbandonati».
La vicenda, che segue di pochi mesi lo scandalo Parentopoli abbattutosi sull’altro fedelissimo di Alemanno, Franco Panzironi, ex presidente dell’Ama (rifiuti), ha ovviamente suscitato la reazione dell’opposizione. A cominciare dagli altri candidati che hanno invitato il sindaco uscente a prendersi le proprie responsabilità  e a ritirarsi immediatamente dalla competizione elettorale. Fiato sprecato: Alemanno attende di vedere «cosa uscirà  fuori da tutta questa storia».

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