Al via il nuovo governo Netanyahu, al suo fianco gli ultranazionalisti
GERUSALEMME. È un governo senza partiti religiosi, per la prima volta da molti anni a questa parte, ma anche ultranazionalista quello che Netanyahu era chiamato ad annunciare ieri in tarda serata. Dopo oltre un mese di trattative, di fronte alla prospettiva di non formare il governo e di dovere cedere il passo, il premier israeliano incaricato ha scelto di rinunciare a degli alleati malleabili come lo Shas e altri partiti religiosi per unirsi a formazioni molto determinate che chiedono una politica che tuteli la classe media e una distribuzione di uguali doveri tra cittadini laici e religiosi. A cominciare dal servizio di leva, dal quale gli ebrei ortodossi sono esenti e che, con modalità e tempi ancora da definire, dovranno fare anche loro.
Il nuovo governo avrà una maggioranza di 68 seggi sui 120 della Knesset e sarà composto da quattro formazioni: Likud-Beitenu (guidata da Netanyahu), Yesh Atid, Habayit haYehudi e HaTnuah. A sbloccare la situazione è stata l’assegnazione del conteso ministero dell’istruzione al partito laicista Yesh Atid dell’ex giornalista televisivo Yar lapid (la sorpresa del voto del 22 gennaio) che con i suoi 19 parlamentari è la seconda forza politica del paese. Lapid, un moderato che tende a destra ma che si definisce “centrista”, alla fine è riuscito ad ottenere ministeri importanti. Più di tutto ha impedito, come voleva, l’ingresso nel governo di rappresentanti delle formazioni religiose ortodosse, spezzando quello che definisce il «monopolio politico e culturale» che queste forze avrebbero avuto per molti anni. Nel nuovo governo in effetti c’è un partito che sostiene di fondarsi su solidi pilastri religiosi, Habayit haYehudi (Casa ebraica), ma che in realtà è ultranazionalista ed espressione del movimento dei coloni. Il leader di Casa ebraica, Naftali Bennett, è ideologicamente contrario a qualsiasi accordo territoriale con i palestinesi e si oppone all’evacuazione anche di una sola colonia costruita nei Territori occupati. Di questo governo di destra farà parte anche l’ex ministro degli esteri Tzipi Livni (HaTnuah), che ha condotto una campagna elettorale di dura opposizione a Netanyahu e che dopo il voto ha subito siglato un accordo con il suo rivale. Messi alla porta i partiti religiosi ora scoprono sorprendenti affinità con l’opposizione di centrosinistra (laburiti e Meretz) con la quale potrebbero formare un blocco anti-Netanyahu. Ai margini, perchè non-sionisti, ci sono i partiti della minoranza palestinese (gli arabo israeliani).
Qualche ora prima dell’annuncio della nascita del nuovo governo, nel campo profughi di Fawar, in Cisgiordania, è stato ucciso da soldati israeliani lo studente palestinese Mahmud Teiti, 25 anni. Il settimo civile, non armato, colpito a morte dai militari dall’inizio del 2013. E sono ancora da accertare le cause del decesso in carcere del detenuto politico Arafat Jaradat. Teiti, ha detto il portavoce militare israeliano, con altri giovani aveva lanciato bottiglie incendiarie. I palestinesi smentiscono categoricamente e parlano di soldati dal grilletto facile. La morte di Teiti ha suscitato sdegno e rabbia non solo a Fawar, dove almeno mille persone hanno partecipato ai funerali del giovane ucciso. Mentre il governo israeliano e l’Autorità nazionale palestinese si preparano ad accogliere la prossima settimana, con aspettative diverse, Barack Obama, in Cisgiordania cova sotto la cenere la terza Intifada contro l’occupazione.
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