by Sergio Segio | 19 Febbraio 2013 8:01
ROMA — Sarà di certo un Parlamento più rosa. Ma lo sarà soprattutto se vincerà il centrosinistra: un successo della coalizione di Bersani a scapito del centrodestra porterebbe da 80 a 100 donne in più nelle aule legislative. È uno dei dati che emerge da uno studio di Arcidonna sulle candidature per le politiche. L’associazione, nella ricerca che sarà resa pubblica oggi, non si è fermata ai dati generali delle liste ma ha posato la lente sulle posizioni “eleggibili”. Giungendo a una conclusione: i partiti (sette quelli presi in considerazione dall’indagine) hanno sì rispettato l’obbligo di mettere negli elenchi per Camera e Senato almeno un terzo di presenze femminili. Relegando però queste, spesso, in posizioni di retroguardia, non utili per l’ingresso in Parlamento. Nei primi tre posti delle liste per la Camera analizzate, in media, c’è meno del 25 per cento di donne. E nella corsa per Palazzo Madama la percentuale scende al 24,2.
Un risultato figlio di scelte diverse fatte dalle singole forze politiche: se Pd, Sel e 5 stelle hanno piazzato un numero congruo di donne nei primi posti, non altrettanto si può dire dei partiti della coalizione montiana e del Pdl. Il partito di Berlusconi in particolare al Senato fornisce una performance negativa: nelle teste di lista delle 20 regioni ci sono appena cinque donne e 55 uomini. Il Popolo della libertà , nella competizione per Palazzo Madama, non presenta neppure un capolista di sesso femminile. E la situazione non varia di molto se si considerano le prime dieci posizioni di ogni lista: Pd e Sel sono in vantaggio sia alla Camera che al Senato.
Fra i movimenti che debuttano in questa tornata elettorale meglio M5S di Rivoluzione Civile: se i grillini hanno diviso equamente fra i sessi gli incarichi di capolista, la formazione di Ingroia è ultima per numero di donne candidate nelle prime tre posizioni alla Camera. Questi dati, elaborati dall’osservatorio di Arcidonna guidato da Francesca Massimi, proiettano una composizione diversa del prossimo parlamento in funzione dello schieramento che
s’imporrà nelle urne: «Se vincerà il centrosinistra – dice Valeria Ajovalasit, presidente dell’associazione – avremo una rappresentanza femminile che potrebbe attestarsi sul 38 per cento o raggiungere anche il 40 nel caso in cui il Pd e gli alleati dovessero conquistare i premi di maggioranza al Senato nelle regioni in bilico
come Lombardia e Sicilia. Se prevarrà il centrodestra la percentuale di donne dovrebbe oscillare fra il 28 e il 30». Fatti i calcoli, in palio nelle Politiche di domenica e lunedì ci sono pure 80-100 seggi «rosa» in più o in meno.
Per carità , ci sono dati come la qualità e l’esperienza che sfuggono a queste statistiche: varranno di più le 47 cittadine «a cinque stelle» piazzate in cima alle liste da Grillo o volti noti come quelli di Rosy Bindi e Anna Finocchiaro? Offrono maggiori garanzie la Prestigiacomo capolista del Pdl in Sicilia o sportive che debuttano in politica come Valentina Vezzali (Scelta Civica) o Josefa Idem (Pd)? Quel che conta, secondo la presidente Ajovalasit, è che l’Italia si avvicini a medie europee: «Nel resto del Continente – dice – la percentuale delle donne nelle assemblee elettive è di 4 su 10. Noi possiamo avvicinarci a quei livelli. Anche se è evidente che di una legge pessima, il Porcellum, i partiti hanno fatto un uso opinabile, dando spesso alle donne il ruolo di riempiliste». Detto ciò, la Ajovalasit non nasconde che «la possibilità di realizzare una forma più compiuta di democrazia paritaria è affidato ai partiti di sinistra che nella loro cultura hanno l’investimento sulle risorse femminili. Anche se Ingroia, almeno sul piano numerico, fa eccezione».
Arcidonna fornisce pure un quadro delle candidature femminili regione per regione. I numeri non premiano una zona geografica in particolare: se la Lombardia ha il maggior numero di donne in quota eleggibile (23), a seguire c’è la Sicilia (18) e il Veneto (15). Ma è un dato che risente soprattutto della grandezza e del numero di circoscrizioni elettorali di queste regioni. Positivo il dato della Calabria, quarta in classifica. A riprova che anche il Sud contribuirà al riscatto rosa in Parlamento.
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