Unioni gay, ancora un anno

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Di matrimoni non se ne parla, e pazienza se il compagno Hollande sta per farli approvare in Francia e persino il conservatore Cameron li ha dovuti concedere a Londra. Bersani fin lì non ha nessuna intenzione di arrivare, siamo in Italia. Ma, bersanianamente, propone un compromesso potabile: se sarà  presidente del consiglio, entro un anno il suo governo «tradurrà  nella legislazione italiana» le unioni gay «modello tedesco», un istituto ad hoc che comprende cognome comune, agevolazioni assistenziali, diritti di successione e pensioni di reversibilità . Il candidato premier del centrosinistra lo ha promesso ieri alle associazioni Agedo, Arcigay, Arcilesbica, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno che hanno chiamato a Roma le forze politiche a prendere impegni concreti sui diritti. A loro Bersani ha mandato una specie di dichiarazione solenne, letta non a caso da Paola Concia, candidata Pd e gran lottatrice per le unioni civili. Due anni fa si è sposata in Germania con Ricarda Trautman, la bomboniera regalata a amici e amiche era tutto un programma: un’immagine-calamita delle due spose ciascuna con la bandiera del paese dell’altra. 
Bersani si è convinto che la formula tedesca, in fatto di unioni, è quella più «potabile» per l’Italia. E le associazioni – che pure chiedono i matrimoni per gay e lesbiche – ieri hanno incassato. Con una sana dose di realismo. Perché la mediazione bersaniana, una mezza rivoluzione nell’Italia a diritti-zero, è anche tutt’altro che facile da portare a casa per un premier che da pronostico governerà  con una maggioranza «strana» da Vendola a Casini. E cioè da chi ha nel programma i matrimoni gay («Il tempo della pazienza è finito», ha detto ieri Vendola in un videomessaggio al convegno) e il diritto alle adozioni; fino a chi invece definisce i matrimoni gay «una violenza», «un’idea incivile». E via scendendo, fino alle equazioni «omosessualità -devianza» di Paola Binetti, ex Pd ora nell’Udc: da due giorni spopola su youtube un suo meraviglioso botta e risposta in diretta tv con il giornalista dell’Espresso Tommaso Cerno che la canzona, «non sono malato».
I tempi più che maturi sarebbero stracotti: i matrimoni gay si celebrano in Spagna, in Portogallo in Belgio, in Norvegia, in Svezia, in Canada, persino in Argentina e Sudafrica. In Italia una coppia di uomini alla vigilia del proprio matrimonio (si è celebrato a New York), è riuscita persino a espugnare il palco nazionalpopolare di SanRemo. E allora se necessario i voti per le unioni gay Bersani li troverà  in parlamento, fuori dalla sua maggioranza, spiega Stefano Fassina, «cercheremo la più ampia convergenza possibile». «Noi continueremo a chiedere che anche in Italia si possa discutere di matrimoni gay, come succede nelle socialdemocrazie europee», spiega Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia. «Ma l’impegno di Bersani è importante. Per questo abbiamo registrato la disponibilità  a sostenerlo anche da parte delle forze fuori dal centrosinistra che, come noi, propongono i matrimoni». Il riferimento è a Rivoluzione Civile e 5 stelle, che potrebbero ostacolare il cammino delle unioni gay sfidando il Pd sull’approvazione dei matrimoni. Ma non sarà  così: almeno in campagna elettorale l’impegno è di non sacrificare i diritti alle competizioni a sinistra.
L’agenda Bersani comprende nei primi sei mesi la legge contro omofobia e transfobia, bocciata nella scorsa legislatura , il divorzio breve, la revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita. Quanto alle adozioni per i gay e al riconoscimento delle famiglie «arcobaleno», quelle composte da genitori omosessuali, Bersani non le nomina e anche lì fa riferimento alla legge tedesca. Promette una legge per «il riconoscimento del diritto del bambino che cresce all’interno di un gruppo familiare omogenitoriale a vedere riconosciuta dalla legge il legame affettivo con il genitore non biologico, soprattutto nei casi di malattia o morte di quello biologico».


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