Una vita alla ricerca della parte giusta

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Piero Basso ha raccolto un centinaio di contributi dedicati a suo padre Lelio, nel corso degli anni recenti, per illustrare la bravura, l’intelligenza, la malizia, l’umanità , l’impegno socialista dell’indimenticabile compagno, insomma, la scienza e la coscienza di Basso, scomparso da oltre trent’anni, come se fosse ancora presente. (Lelio Basso, edizioni Punto Rosso, pp. 436, euro 24). Talvolta si tratta di testi originali, dettati da una sorta di trasalimento della memoria. Lelio – come tutti l’hanno sempre chiamato – era stato un capo, un amico, aveva segnato una fase importante, potremmo dire decisiva, nella vita di ciascuno dei cento e di cento altri che avrebbero avuto qualcosa da dire, da proporre alla storia comune solo che la ritrosia o discrezione glielo avesse consentito. (Chi scrive, per esempio, ha cominciato, mezzo secolo fa, a studiare gli investimenti esteri per «Problemi del socialismo», è stato «deportato» con moglie e tre figli, da Milano a Roma, insieme ai libri della grande biblioteca, per lavorare all’Issoco, la Pre-Fondazione Basso, ha poi collaborato, da non iscritto, alla formazione di un programma per il Psiup, molto malvisto dal Psiup stesso e soprattutto dalla maggioranza – carrista – del Partito, si è infilato nella fatale riunione chiusa del Comitato centrale del partito in cui Lelio denunciava con forza i carri sovietici a Praga, per poi andarsene, dimenticando chi scrive nelle mani del servizio d’ordine. Poi c’è stata la rottura di «Problemi» tra la maggioranza dei redattori che volevano dedicare la rivista al tema dei consigli di fabbrica e Lelio più interessato alle questioni internazionali e alla decolonizzazione allora in atto. Nessun effetto però sui rapporti di amicizia, come prova un insolito pranzo, qualche tempo dopo, a casa di Lelio, tra lui stesso, chi scrive, sua moglie Grazia Centola, Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, mentre Lisli Carini, moglie di Basso, era fuggita come una lepre).
Per fare un po’ di ordine, i contributi sono suddivisi in sei capitoli: Resistenza, Costituzione e diritto, Battaglia socialista, Fede e politica, Impegno internazionale, Amici e incontri. Ogni autore parla di Lelio e dell’occasione in cui ha contato molto nella propria vita, offrendo il suo ricordo all’attenzione dei lettori. Lelio ne esce come una persona piena di attività  e d’interessi, autorevole e affettuosa, leale e coraggiosa, capace di scherzare, di studiare a fondo Marx e Luxemburg, bravissimo nel parlare in pubblico, in parlamento, in piazza, e da avvocato nei tribunali per strappare al carcere braccianti e operai. È importante il modo in cui Lelio è ricordato in varie fasi della sua vita dalla gente del suo partito, ma è almeno altrettanto rilevante leggere come varie persone raccontano se stesse, in un momento cruciale dell’esistenza, quello che le ha segnate per sempre e che comunque valeva la pena di vivere. Non sono dunque pagine di un’inesistente agiografia di San Lelio, è piuttosto una sorta di Spoon River dei militanti d’un piccolo partito di socialismo bassiano, sempre minoritario, sempre ricco di ferventi discussioni, quasi mai vincente, sempre in cerca della parte giusta.
Il teorico socialista
Il passo finale del contributo di Gilles Martinet riportato nel libro («Fedeltà  ai princìpi», 1978), esprime assai bene la qualità  dei rapporti tra Lelio e i militanti del «suo» partito, che hanno formato una struttura complessa, politica, umana, esistenziale soprattutto. «Ma ecco che un certo numero di uomini e di donne che ammirano Lelio Basso decidono di consacrargli un libro. Come avrei potuto non cogliere al volo questa occasione per rendere omaggio alla sua intelligenza, al suo rigore, alla sua fedeltà  ai principi al di fuori dei quali la sua vita e, mi si permetta di dirlo, anche la nostra, non avrebbe senso?»
Le affettuose parole di Martinet fanno in un certo modo da collegamento tra il senso complessivo dei contributi e una loro scelta mirata. La scelta e insieme la parte finale del presente scritto è in qualche forma dedicata a Pino Ferraris, il cui contributo fa parte del libro. Pino era un amico e compagno di Lelio, e anche di chi scrive. Pino, giudice severo, riteneva un errore non dare importanza al Basso impareggiabile teorico socialista, a favore di altre, pur importanti attività .
Studioso di Marx
Martinet, socialista francese, autore nei «Problemi del socialismo», ministro del governo di Michel Rocard e poi ambasciatore a Roma ai tempi di Mitterand (Basso non c’era più) ricorda così. Basso «Voleva l’alleanza con i comunisti e il dialogo con i paesi dell’est, ma intendeva conservare il suo diritto di critica, non voleva un appiattimento sulle tesi staliniane… Egli fu la voce della sinistra in quel drammatico congresso dell’Eur in cui Pietro Nenni e lui si abbandonarono a uno dei più straordinari duelli oratori a cui abbia mai assistito».
Di Lelio pensatore socialista riflettono e scrivono anche molti altri da Norberto Bobbio, a Bruno Trentin, a Luciana Castellina, per nominare solo persone che hanno guardato a Lelio senza il timore che spesso si ha per il leader. «Credo che Marx lo abbia letto poco», è il titolo del contributo di Bobbio; ma la frase che precede non corrisponde a un giudizio, pieno di sussiego, del famoso professore per il marxista autodidatta, ma proprio tutto il contrario. Bobbio riferisce di un giudizio di Lelio su di lui e aggiunge dell’altro. «Basso era un oratore efficacissimo che ho sempre ammirato e un po’ anche invidiato. Non indulgeva all’eloquenza comune agli uomini politici che sono anche avvocati. Era chiaro, rapido, tagliente, persuasivo. Sarebbe stato un bravissimo docente universitario». Forse «bravissimo docente universitario» è il massimo complimento in bocca a Bobbio. Più avanti il professore cita un passo di una lunga lettera che Lelio gli ha inviato. «Riprendere il genuino pensiero di Marx è stato lo scopo della mia vita di militante anche se, in questa come in molte altre cose, sono andato incontro a sconfitte, che non mi hanno disanimato, sicché intendo ancora continuare questa battaglia». L’ultimo dibattito tra noi – racconta sempre Bobbio – fu nell’ottobre del 1978 a Perugia. Basso disse che mi conosceva da 45 anni e mi stimava e poi aggiunse: «Credo che (Bobbio) Marx lo abbia letto poco, perché veramente tutto quello che scrive non ha niente a che fare con Marx; ha solo a che fare con quello che i deformatori hanno chiamato marxismo».
Immersi nella realtà 
Bruno Trentin, comunista, segretario di Fiom e Cgil ricorda Basso oppositore luxemburghiano della vulgata comunista, rappresentata da Giorgio Amendola, al convegno sulle tendenze del capitalismo europeo del 1965. «La relazione di Basso si regge su un punto centrale che sottolinea, proprio riferendosi a Rosa Luxemburg, la grande difficoltà  con la quale si deve misurare un movimento socialista, quella cioè di operare giorno per giorno all’interno della società  presente con l’intento però di superarla». Secondo Basso, il movimento operaio corre grandi pericoli tra l’oggi e il domani. Si rischia molto – e qui Trentin cita Basso – di «perdere il legame tra l’azione quotidiana e lo scopo finale, di dividersi tra un oggi capitalista in cui esso è impegnato in tutta una serie di rivendicazioni e un domani socialista che rimane confinato nei discorsi domenicali».
Tra i tanti scritti che legano Lelio a Rosa è opportuno citare Luciana Castellina, che ci tiene a riaffermare subito la sua natura di comunista. «Parlerò di Lelio nel mio vissuto: un vissuto di uno specifico gruppo generazionale, quello cioè della Federazione giovanile comunista, che era estranea al partito socialista: non ne conoscevamo la vita interna, le vicissitudini, la cultura, gli uomini… La mia scoperta di Lelio Basso è stata molto tardiva, nel 1967, ed è avvenuta, come per molti di noi, attraverso la sua introduzione alle opere di Rosa Luxemburg: un vero e proprio libro-culto… Non sarei in grado di immaginare il ’68 senza quella introduzione e, probabilmente, Lelio l’aveva scritta proprio in quel momento perché sentiva maturare i processi, i fenomeni che poi sfociarono nel ’68». E più avanti: «Per noi è stato un marxismo svelato, rivelato, nuovo, diverso da come l’avevamo conosciuto e l’avevamo imparato».
Basso che duella con Nenni, nel ricordo di Martinet; Basso mancato luminare di università  per Bobbio; Lelio che spiega ad Amendola il capitalismo futuro, secondo Trentin; Lelio che si serve di Luxemburg per anticipare il ’68, come assicura la ragazza Castellina: quest’uomo, questo compagno ha davvero cambiato molte vite. Anche la mia, un bel po’.


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