Un esempio di latino moderno

Loading

Spicca come prelievo dal dotto e audace Rufino traduttore di Origene, l’espressione «incapacitatem meam». Per altro verso solide attestazioni di epoca classica, da Quintiliano a Plinio, sorreggono la frase più importante di tutto il testo e cioè: «declaro me ministerio renuntiare» («dichiaro di rinunciare al mio ruolo di Papa»). Peccato però che, per una svista imputabile a qualche collaboratore turbato dalla gravità  dell’annunzio, proprio nella frase cruciale sia stata inferta una ferita alla sintassi latina, visto che al dativo ministerio viene collegato l’intollerabile accusativo commissum («incombenza affidatami»). Avrebbe dovuto esserci, per necessaria concordanza, il dativo commisso.
Come consolarsi di questo lapsus? Pensando per esempio ai rari ma disturbanti errori di latino che macchiavano le Quaestiones callimacheae di un grande filologo come Giorgio Pasquali, rettificate però nella ristampa realizzata poi dal bravissimo Giovanni Pascucci, grammatico fiorentino. Ma non è impertinente comparare un filologo laico con un Pontefice regnante? L’errore — si sa — si insinua sempre. Come il periodo tedesco, così il periodo latino è «ein Bild» (un quadro), in cui ogni tassello ha un suo posto e la ferita inferta alle concordanze risulta tanto più dolorosa.
Analogo incidente è avvenuto addirittura nella frase di apertura, dove il Pontefice dice ai «fratelli carissimi» che li ha convocati «per comunicare una decisione di grande momento per la vita della Chiesa»: ma si legge pro ecclesiae vitae laddove avremmo desiderato pro ecclesiae vita. Sia stato il turbamento o sia stata la fretta, resta il disagio per le imperfezioni di un testo destinato a passare alla storia. È bensì vero che il latino dei moderni riflette la ricchezza e la novità  della lingua dei moderni, ma alcuni pilastri della sintassi non possono, neanche in omaggio al «nuovo che avanza», essere infranti.


Related Articles

Così il clan investiva sull’assessore «Chi sgarra lo crepiamo di palate»

Loading

MILANO — «È sempre meglio averlo, un amico» in Regione Lombardia o al Comune di Milano. Anche perché, se un politico poi non si conferma «la persona seria» che ai clan di ‘ndrangheta sembra quando gli si offrono i voti e lui li accetta, c’è sempre modo di rimediare: «Sennò dopo andiamo a prenderlo e lo crepiamo, parliamoci chiaro…, lo andiamo a prendere in ufficio e lo… lo crepiamo di palate».

Napolitano accoglie il Pontefice: in Italia il clima è avvelenato

Loading

 Il presidente accusa le «esasperazioni di parte» della politica Da Bergoglio appello sulla famiglia «luogo primario di valori»

Panico a Palazzo, ora corsa ai tagli E Calderoli imbroglia

Loading

COSTI DELLA POLITICA
Annunciata da Calderoli, la risposta «vera, concreta e immediata» del governo alla questione dei costi della politica è una proposta di legge costituzionale che per essere approvata avrebbe bisogno di una maggioranza che non c’è, di tempi che la legislatura non ha e che in parte è già  stata bocciata dal referendum nel 2006.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment