Siria, la svolta di Kerry: “Aiuti ai ribelli”
ROMA — Prima aveva detto che sarebbe arrivato a Roma «per ascoltare»; poi aveva precisato «anche per parlare». Adesso John Kerry ricorda che «bisognerà anche prendere decisioni». E oggi in Italia il nuovo Segretario di Stato annuncerà le sue decisioni, soprattutto sulla guerra civile in Siria. Dopo mesi di apparente incertezza, l’amministrazione Obama ha deciso fare qualcosa di più, di rifornire direttamente i ribelli siriani che combattono il presidente Assad. Di cosa si tratta? Non è ancora chiaro. Il governo britannico ha suggerito al grande fratello americano di offrire perlomeno «dispositivi di difesa non letali», ovvero veicoli blindati, giubbotti antiproiettile, forse anche visori notturni (pericolosi, perché un giorno potrebbero essere usati contro gli eserciti occidentali che oggi li offrono). Ma nelle ultime ore alcuni diplomatici americani che viaggiano con Kerry hanno detto che potrebbe non essere nemmeno questo, che si tratterebbe di aiuti medici e di «pasti pronti», ovvero di rifornimenti alimentari che sono importanti e strategici, ma che di sicuro non sono quello che si aspettano i ribelli di Moaz Al Khatib. Il leader della coalizione di ribelli anti-Assad sarà a Roma, parteciperà alla riunione che aveva annunciato di voler boicottare perché dalla comunità internazionale arrivava poco sostegno alla guerriglia contro Assad. Per cui oggi le sue reazioni agli annunci di Kerry saranno in diretta, anche se il dipartimento di Stato lo ha informato in anticipo delle decisioni del segretario di Stato.
Arrivato ieri sera a Roma al culmine del suo primo viaggio europeo, Kerry ha partecipato a una “cena transatlantica” con tutti i ministri degli Esteri dell’Europa, più il segretario Nato Rasmussen e la baronessa Ashton, “ministro degli Esteri” della Ue. Kerry ha avuto anche un bilaterale col ministro Giulio Terzi e a Palazzo Chigi vedrà il premier Mario Monti.
Quello sarà il momento per parlare della crisi politica italiana: Kerry l’ha spiegato — in italiano — ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle elezioni: «Ne parliamo domani».
A parte le questioni italiane, il vertice decisivo rimane quello dedicato alla Siria: nella riunione Kerry incontra i ministri degli Esteri di una dozzina di paesi “amici della Siria” (fra cui Italia, Gran Bretagna, Arabia Saudita, Giordania, Emirati) e in questo luogo il segretario dovrebbe formalizzare questa spinta in avanti della sua amministrazione.
In verità , come scriveva il New York Times, da settimane gli americani hanno approvato il rifornimento di armi arrivate ai ribelli siriani dalla Croazia grazie ai fondi sauditi e alla triangolazione della Giordania. Ma il passo in avanti che Kerry dovrebbe presentare ha un obiettivo che non è solo quello militare di sostenere i ribelli. «Gli Stati Uniti hanno capito che è il momento di accelerare la spallata al regime », dice un diplomatico italiano che segue i lavori della riunione di Roma.
L’impressione è che, anche dopo aver incontrato il ministro russo Lavrov a Berlino, l’amministrazione americana abbia deciso di trasformare i prossimi giorni nell’assedio finale ad Assad, mettendo in piedi un dispositivo per il suo abbandono del potere, con l’avvio di un negoziato fra spezzoni del regime e i ribelli che hanno combattuto per due anni in un paese ormai devastato, orfano di 70.000 vittime. Vedremo oggi, molto dipende anche dall’annuncio romano di Kerry.
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