Sindaci di centrodestra divisi. I leghisti: da Silvio una sparata

by Sergio Segio | 5 Febbraio 2013 7:32

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Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese, nonché presidente dell’Anci (Associazione dei Comuni), tiene una posizione istituzionale, cauta: «L’Anci è stata sempre favorevole al fatto che l’Ici sulla prima casa potesse essere cancellata. A condizione che, come è stato fatto fino a oggi, il governo centrale reintegrasse la somma. Perché noi quei soldi li abbiamo già  spesi e reinvestiti».
Dunque via libera alla promessa, a patto che a pagare lo «sconto» sia lo Stato e non i Comuni. Sarà  così? Giulio Tremonti ha qualche dubbio sulla sostenibilità  economica. Giacomo Chiappori, primo cittadino di Diano Marina, anche: «A noi sindaci chi restituirà  quel gettito? Non vorrei trovarmi i cittadini imbufaliti perché non siamo più in grado di erogare i servizi. Berlusconi non faccia il grande con i soldi degli altri». Già  che c’è, Chiappori, amico storico di Umberto Bossi, manda un siluro a uso interno: «Non mi stupisce che chi, come Maroni, non è mai stato amministratore, abbia salutato con entusiasmo la proposta».
Ma il malessere leghista è più vasto. Il sindaco di Verona Flavio Tosi, al Corriere del Veneto, non usa giri di parole: «Noi leghisti siamo i primi a non credere a Berlusconi». Il sindaco considera «deprimente» la campagna «a chi la spara più grossa»: «Non mi pare per niente credibile questa storia dell’Imu restituita ai contribuenti. Non è sostenibile. E poi c’è un problema di coerenza: come fa Berlusconi a dire che toglierà  l’Imu quando un anno fa votò a favore della sua introduzione?».
E i sindaci del Pdl? Provano a fidarsi. Anche il «formattatore formattato», come si definisce, Alessandro Cattaneo, primo cittadino di Pavia che voleva andare «oltre Berlusconi», si accontenta: «Dal punto di vista politico è sacrosanto togliere l’Imu. Sempre che la copertura sia statale. Ma devo dire che nel 2008, quando fu abolita l’Ici, andò proprio così». Anche il sindaco di Lecce Paolo Perrone si fida: «Con l’Ici perdemmo 3,5 milioni e ci furono restituiti. L’Imu va abolita perché è iniqua, per i cittadini e per noi. Abbiamo anche fatto ricorso contro il governo: il fondo perequativo dell’Imu ci penalizza. E poi è una tassa ipocrita, perché lo Stato ci chiede di fare gli esattori per conto suo». E comunque, dice Perrone, il problema è più ampio: «I Comuni hanno in pancia il 3 per cento del debito pubblico complessivo, ma hanno contribuito per il 10 per cento nelle manovre. Abbiamo raschiato il fondo del barile: anzi, lo abbiamo bucato». Colpa anche di Berlusconi? «No, ha cominciato Prodi a tagliare. E poi Monti mi ha deluso: lo dico da bocconiano, che riponeva in lui molte speranze».

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