Più tempo per ridurre il deficit

by Sergio Segio | 14 Febbraio 2013 9:23

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PARIGI

A pochi giorni dalla pubblicazione delle previsioni economiche della Commissione europea, il commissario agli affari economici e monetari, Olli Rehn, allenta le redini e afferma che più tempo potrà  venire accordato a un paese per correggere i deficit eccessivi in caso di deterioramento dell’attività .
La Francia è il primo obiettivo, poiché è ormai certo che Parigi non riuscirà  a mantenere l’impegno di ridurre il deficit entro il 3% nel 2013. L’ammissione è trapelata da una dichiarazione del ministro degli esteri, Laurent Fabius, confermata a mezza voce dal ministro delle finanze, Pierre Moscovici e dal responsabile del bilancio, Jérà´me Cahuzac.
Le previsioni di crescita dovranno essere riviste al ribasso, a causa degli effetti della crisi europea (da 0,8 a 0,3 se non a 0,1). Olli Rehn, in una lettera ai ministri delle finanze dell’Eurogruppo, scrive che «se la crescita si deteriora in modo imprevisto, un paese può beneficiare di una proroga per correggere i deficit eccessivi, a condizione che abbia fornito gli sforzi di budget richiesti». Rehn ricorda nella lettera che l’anno scorso sono state concesse proroghe a Spagna, Portogallo e Grecia.
In Francia, l’unità  della sinistra sul matrimonio per tutti, votato in prima lettura all’Assemblea martedi’ pomeriggio con 329 voti (contro 299 e 10 astensioni), si è immediatamente disfatta di fronte alla crisi sociale.
Già  la frattura tra partito socialista e Front de gauche era da tempo consumata su questo fronte. Ma ora la tensione ha raggiunto i ranghi dello stesso Ps. La direzione sta cercando di soffocare il dissenso, ma l’ala sinistra chiede ormai un dibattito aperto sull’Europa – il governo ha in effetti annunciato una discussione parlamentare – contestando il compromesso su un bilancio di deflazione raggiunto al Consiglio europeo a Bruxelles l’8 febbraio.
La vecchia divisione sull’Europa, che aveva lacerato il Ps all’epoca del referendum sul trattato costituzionale del 2005, torna in primo piano. Anche a Strasburgo cresce la voglia di respingere il compromesso recessivo raggiunto dai capi di stato e di governo. Per giugno, Hollande ha proposto al parlamento di discutere una legge che obbligherebbe le aziende che chiudono, ma fanno utili, di trovare un acquirente per evitare licenziamenti.
Era una promessa elettorale, che resta pero’ lontana dalla richiesta sempre più forte di arrivare alla proibizione dei «licenziamenti di Borsa». Ma nel frattempo, il governo deve far fronte a un’onda di fondo di protesta sociale sempre più forte. La destra contesta la politica economica e adesso annuncia che «nelle prossime settimane» presenterà  in parlamento una «mozione di censura» contro il governo.
Martedì, a Rueil-Malmaison sotto le finestre della sede della direzione di Goodyear, ci sono stati momenti di fortissima tensione alla manifestazione degli operai del sito di Amiens, destinato a chiudere (1172 dipendenti). A sostenerli erano venuti rappresentanti di altre aziende in crisi.
La lista si allunga, giorno dopo giorno: acciaierie Mittal a Florange, negozi Virgin, laboratorio farmaceutico Sanofi, latte Candia, raffineria Petroplus ecc. Il settore dell’auto è particolarmente colpito. Peugeot, che ha un piano di 11.200 tagli di personale, ha pubblicato ieri dei risultati catastrofici, 5 miliardi di perdite (ma 4,7 miliardi sono dovuti a artificio contabile, cioè al deprezzamento degli attivi). Renault, che ha previsto 7500 tagli entro il 2016, sta facendo pressione sui sindacati perché accettino un «piano competitività » che si tradurrà  in maggiore flessibilità  e in un aumento dell’orario di lavoro. In caso contrario minaccia di chiudere due fabbriche. I drammi umani si accumulano: ieri, un disoccupato che stava per perdere gli ammortizzatori sociali si è dato fuoco a Nantes di fronte all’agenzia di collocamento.
Hollande oscilla sulla risposta da dare. Il governo è spaccato, tra Moscovici e Sapin (ministro del Lavoro), che pensano che stato non debba intervenire ad ogni minaccia di chiusura, e l’ala «intervenzionista» (Montebourg al Rilancio produttivo e Hamon all’Economia solidale), che propone nazionalizzazioni temporanee. La Corte dei conti, che ha fatto un quadro molto pessimista della situazione, sottolinea che lo sforzo di risanamento è stato fatto soltanto con l’aumento delle tasse e chiede ora tagli alla spesa pubblica. Sono già  previste diminuzioni nei bilanci degli enti locali.
Il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha fatto capire che ci sarà  una nuova riforma delle pensioni, con la fine dell’indicizzazione sull’aumento del costo della vita e, forse, un nuovo aumento dell’età  pensionabile (ora a 62 anni).

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