by Sergio Segio | 7 Febbraio 2013 7:45
SIENA — Un consiglio d’amministrazione-fiume, cominciato alle 14 e terminato alle 20.30, ha segnato una svolta netta nella gestione del Montepaschi. Il presidente Alessandro Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola hanno ottenuto l’unanimità del consiglio alla riscrittura del bilancio per registrare circa 730 milioni lordi di perdite a patrimonio precedentemente non dichiarate per «errori», causate dalle operazioni in derivati realizzati sotto la gestione Mussari-Vigni. La cifra netta delle perdite dovrebbe essere di circa 500 milioni grazie ai possibili benefici fiscali. Le correzioni andranno nel bilancio 2012. Nel dettaglio 273,5 milioni di correzioni fanno riferimento all’operazione «Alexandria», 305,2 milioni a «Santorini» e 151,7 milioni a «Nota Italia».
Questa mattina Viola e il direttore finanziario Bernardo Mingrone presenteranno i numeri agli analisti. «La banca non ha problemi di liquidità », è stato il messaggio di Viola ieri sera rilanciato dall’Ansa. «Abbiamo lavorato bene e fatto chiarezza. La banca è stata danneggiata», ha continuato a proposito dei 40 milioni sequestrati agli ex manager dell’area finanza: «Ci andremo a riprendere quelli e altri, se dovessero essercene». Tra i consiglieri, Lorenzo Gorgoni ha sottolineato la «compattezza del consiglio» e Pietro Giovanni Corsa il «grande lavoro di trasparenza realizzato» dopo la bufera che ha travolto l’istituto senese. Una compattezza dettata dalla volontà di proteggere la banca, sulla scia delle parole di martedì di Profumo: «Non si tratta di un buco, sono operazioni che hanno spalmato una perdita nel tempo». In sostanza il consiglio non considera che 500 milioni di perdite sui derivati siano una cifra che Mps non può sopportare, specialmente se — sempre per seguire il ragionamento di Profumo — «la perdita andrà immediatamente nei bilanci, poi nel tempo recupereremo la somma».
L’arrivo degli aiuti di Stato pone su Rocca Salimbeni una rete di protezione per i prossimi anni, visto che il patrimonio di base (core tier 1) è adesso al 12,1%. L’ammontare complessivo fri Monti-bond supererà i 4 miliardi: ai 3,9 già annunciati si aggiungeranno altri 171 milioni per pagare le cedole 2012 dei vecchi Tremonti-bond. La banca, inoltre, quest’anno non pagherà le cedole sui bond subordinati.
Le operazioni sotto esame del consiglio erano le famose «Alexandria» e «Santorini», contratti derivati realizzati tra il 2002 e il 2006 che sono poi stati ristrutturati per coprire le perdite (rispettivamente 308 e 429 milioni) attraverso contratti complessi di pronti contro termine su Btp anche a 30 anni, che hanno consentito di spalmare le perdite negli anni anche se con modalità ora sotto esame della magistratura e di Banca d’Italia. Alexandria, realizzato con Dresdner Bank a fine 2009 risultava in perdita per 220 milioni e venne ristrutturato dalla banca giapponese Nomura con pronti contro termine pari a 3 miliardi di euro in Btp trentennali. In questo modo Mps riuscì a chiudere in utile il bilancio di quell’anno così da poter pagare una cedola risicatissima, appena un centesimo alle sole azioni di risparmio, necessaria però per poter onorare le cedole sulle obbligazioni Fresh emesse per comprare Antonveneta. Anche su questo giro tortuoso le indagini sono in corso.
Santorini è invece la ristrutturazione di un vecchio derivato del 2002 costruito con Deutsche Bank sulla partecipazione che Mps aveva nell’allora Sanpaolo-Imi. Nel 2008 era in perdita per 367 milioni e venne sostituito con un pronti contro termine da 1,5 miliardi sempre con la banca tedesca. Il terzo prodotto sotto esame del cda e degli advisor Eidos e Pwc, «Nota Italia», del 2006, era un derivato costruito su titoli di Stato, chiuso lo scorso 23 gennaio versando 139 milioni.
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