Non c’è spazio per il dissenso

by Sergio Segio | 23 Febbraio 2013 13:39

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Una grave crisi finanziaria e valutaria mette in ginocchio classe media e lavoratori Intellettuali e politici riformisti sono di nuovo nel mirino dei Servizi segreti iraniani in vista delle elezioni politiche di giugno. Secondo il sito riformista Kaleme, gli agenti dell’intelligence hanno vietato ogni propaganda in favore di Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, agli arresti domiciliari dopo le manifestazioni dell’onda verde dell’estate 2009.
Per chiedere la fine immediata delle misure detentive per i due ex candidati alla presidenza della Repubblica, il premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi, Amnesty International, Human Rights Watch e la Campagna internazionale per i diritti umani in Iran hanno promosso un appello congiunto alle autorità  iraniane chiedendo l’immediata fine degli arresti domiciliari per i due ex candidati alla presidenza e della moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard, nonchè la cessazione delle censure nei confronti dei figli dei due politici. Ma anche i conservatori si dividono sulla permanenza agli arresti domiciliari dei due maggiori leader riformisti. Il politico ultra conservatore Habibollah Askaroladi ha definito «senza fondamento» le accuse di sedizione mosse contro Moussavi e Karroubi.
E così si profila sempre più chiaramente uno scontro elettorale tra i conservatori vicini alla Guida suprema e gli ultra conservatori appoggiati dal presidente uscente. Il dibattito è accesissimo su procedure elettorali e candidature. La registrazione dei candidati si concluderà  il 7 maggio, dopo il vaglio del Consiglio dei guardiani che potrà  ancora una volta cancellare i politici scomodi. Da una parte, sul tema delle procedure elettorali la Guida suprema, Ali Khamenei, ha duramente criticato i politici ultra conservatori che avevano chiesto «libere elezioni». L’uomo di Khamenei, tra i favoriti per la candidatura a presidente, è Ali Akbar Velayati, consigliere conservatore della Guida suprema per la politica estera.
D’altra parte, il presidente uscente e non rieleggibile per un terzo mandato, Mahmud Ahmadinejad esercita ancora una certa influenza in campagna elettorale: ha sostituito 11 governatori, ruoli chiave nella gestione delle procedure elettorali, e a dicembre ha licenziato il ministro della Sanità , Marzieh Vahid Dastjerdi, costretta alle dimissioni per aver criticato le misure inadeguate contro la mancanza di farmaci, causata dalle sanzioni internazionali per il programma nucleare. In realtà  si tratterebbe di una mossa per ridimensionare il peso politico di Ali Larijani, presidente conservatore del Parlamento, vicino al ministro Dastjeri e possibile candidato alle elezioni. Mentre l’uomo scelto da Ahmadinejad potrebbe essere il suo stretto collaboratore, Efsandiar Rahim Manshaei.
Lo scontro tra presidenza della Repubblica e Guida suprema avrebbe determinato un nuovo spazio politico per il tecnocrate per eccellenza, Akbar Hashemi Rafsanjani. L’ex presidente spingerebbe per la candidatura di Hassan Rohani, direttore del Centro di ricerca del Consiglio che dirime le controversie tra Parlamento e Consiglio dei guardiani. Altre candidature probabili sono quelle dell’ex ufficiale dei Pasdaran, Mohsen Rezai, e del sindaco di Tehran, Mohammad Baqer Qalibaf.
Infine, nessun riformista sembra vicino ad una candidatura sicura alle elezioni. Anche se salgono le quotazioni del politico Mohammed Reza Aref che ha duramente criticato la politica economica di Ahmadinejad.
L’Iran attraversa da mesi una crisi finanziaria e valutaria senza precedenti. Da una parte, la Corte suprema ha confermato la condanna a morte nei confronti di Mah Afarid Amir-Khosravi, presidente del gruppo finanziario Aria. Secondo i giudici, Amir-Khosravi sarebbe uno dei principali responsabili del tentativo di scalata, scoperto nel settembre 2011, alla Banca Saderat in relazione allo scandalo finanziario, derivato dalle tangenti pagate ai dirigenti bancari iraniani. Altri quattro manager del gruppo finanziario rischierebbero la pena capitale.
D’altra parte, il deprezzamento della valuta iraniana ha superato i livelli record dell’autunno scorso, sfiorando le peggiori quotazioni di sempre. In queste settimane, ci vogliono 40 mila rial per un dollaro. Ad essere principalmente colpita è la classe media urbana e i lavoratori. Non solo, negli ultimi mesi i prezzi degli affitti sono aumentati notevolmente. Mentre il mercato immobiliare è bloccato e i prezzi delle automobili hanno subito sensibili aumenti.
Le elezioni iraniane si avvicinano, in un contesto regionale di instabilità  politica. Ma le tecniche di controllo sull’opinione pubblica restano le stesse, con l’incognita della resa dei conti tra conservatori e ultra conservatori in un contesto di crisi economica che colpisce la classe media urbana, aggravato dalle sanzioni internazionali contro il programma nucleare di Tehran.

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