Nell’agenda di Kerry un pranzo riservato sul «rebus di Grillo»

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ROMA — Gli Stati Uniti seguono con attenzione la ricerca di nuovi equilibri politici in un’Italia che a tre giorni dalle elezioni non sa ancora quale sarà  la prossima maggioranza di governo. Oggi pomeriggio il segretario di Stato John Kerry incontrerà  Mario Monti e prima, in una colazione, risulta al Corriere, un gruppo ristretto di persone di centrodestra e centrosinistra ritenute in grado di fornire elementi su quali effetti avranno i rapporti di forza tra i partiti usciti dalle urne e l’ingresso del Movimento 5 Stelle nelle Camere.
È dal primo febbraio scorso che il democratico al quale non riuscì l’impresa di battere George Bush nel voto del 2004 per la Casa Bianca ha giurato fedeltà  alla nazione in qualità  di 68° segretario di Stato. Non era scontato che nel suo primo viaggio all’estero nella carica ricoperta in precedenza da Hillary Clinton — nove Stati in dieci giorni tra Europa e Medio Oriente — Kerry trovasse tempo per occuparsi così a fondo di un’Italia politica piena più di casse per traslochi che di certezze.
Nel programma originario della visita a Roma il colloquio con Monti non era previsto. Il fondatore di Scelta civica è tuttora presidente del Consiglio per gli affari correnti, allo stesso tempo l’appuntamento ha di fatto, da parte di Washington, un valore di promemoria: da quando nel 2009 si insediò la prima amministrazione Obama, l’economista nominato senatore a vita e presidente del Consiglio da Giorgio Napolitano è stato il titolare preferito per Palazzo Chigi.
A Washington però non sfugge che i risultati elettorali hanno premiato altre liste più di quella montiana. Sono probabilmente da escludere segni di pregiudizio o anatemi verso 5 Stelle. In pubblico si sottolineerà  l’importanza dell’alleanza con l’Italia e non vanno per forza considerati impossibili cenni di apertura al cambiamento, anche se sarà  bene seguire volta per volta quali valutazioni emergeranno.
La colazione sulle prospettive del quarto Paese più importante dell’Unione Europea sarà  a Villa Taverna, la residenza dell’ambasciatore americano a Roma David Thorne, compagno d’armi di Kerry in Vietnam e fratello gemello di una donna, da tempo scomparsa, a lungo sposata con l’attuale segretario di Stato. A tavola con il referente di Obama per la politica estera siederanno almeno tre persone con curriculum adatti a puntare al Quirinale dopo che a maggio finirà  il settennato di Napolitano, se non quattro o cinque. Sono stati invitati Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, ex presidenti del Consiglio di centrosinistra. Per il centrodestra gli inviti sono stati rivolti a Gianni Letta, in passato ipotizzato dal centrodestra per la presidenza della Repubblica, e al segretario del Pdl Angelino Alfano. Possibile ci sia soltanto uno dei due. Curriculum adatto per alte cariche istituzionali, non parlamentari perché non si è ricandidato, è anche quello di Franco Frattini, uscito dal Pdl senza dover fare in campagna elettorale comizi che avrebbero intralciato una sua candidatura a segretario generale della Nato. Alla colazione dovrebbero esserci anche i ministri uscenti Giulio Terzi, e Enzo Moavero, Affari europei.
La lista degli invitati è stata messa a punto la settimana scorsa, mentre ci si aspettava una vittoria elettorale del Pd. Se non ci sarà  modo di un incontro diretto con grillini, non significa che per gli Stati Uniti i canali di dialogo debbano essere chiusi.


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