Monti e Bersani litigano sul Quirinale

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ROMA — Proprio quando l’ipotesi di un governo Bersani-Vendola-Monti sembra farsi più concreta, il presidente del Consiglio rivela che i vertici del Pd gli avrebbero offerto il Quirinale in cambio della rinuncia alla candidatura. E ora, forte anche dell’endorsement del calciatore Gianluigi Buffon, Monti si prepara a giocare la partita finale da ago della bilancia: «Le chance di un’alleanza col centrosinistra o col centrodestra senza Berlusconi sono le stesse».
Ospite di Agorà , su RaiTre, il Professore dice di aver compiuto «l’ insensatezza di rinunciare» a posizioni che gli venivano offerte per non buttarsi in politica. Il Quirinale? «E non solo… Non si trattava di un pacchetto cumulativo, ma di posizioni di vertice o di quasi vertice nel governo». Com’è noto Berlusconi propose a Monti di guidare i moderati, ma è piuttosto a Bersani che il premier sembra alludere. E infatti, quando gli chiedono se le profferte arrivarono dal Pd, il Professore si limita a trincerarsi dietro lo «spazio privato nelle conversazioni». Il Pdl attacca e Bersani prova a stoppare le ricostruzioni: «Credo non ci sia nessuno che possa offrire il Quirinale, certamente ci può essere chi non avrebbe escluso un’ipotesi del genere. È andata in un altro modo».
Ma adesso la posta in gioco è il governo del 2013 e Bersani — convinto di vincere sia alla Camera che al Senato — non dispera di riuscire a tenere assieme, alla bisogna, la sinistra con il centro di Monti. Stufo dello «stucchevole» dibattito su Vendola, di certo non romperà  con Sel per allearsi con il Professore e, se sarà  necessario, impugnerà  la carta d’intenti del centrosinistra per unire gli opposti: «Di questo problema me ne occupo io, le primarie hanno deciso anche chi dirige il traffico — ricorda al videoforum di Repubblica.it —. Voglio vedere chi si sottrarrà  alla responsabilità  di fare qualcosa per questo Paese».
Qualcosa vuole fare anche Romano Prodi, che in un videomessaggio per la tappa bolognese del segretario si mostra molto preoccupato, teme che Bersani possa vincere di misura come accadde a lui nel 2006 e persino finire pugnalato (metaforicamente) dai suoi: «Bisogna vincere alla grande. Vincere un pochino provoca rischi. Non lo dovrei dire a te, perché ogni volta che mi voltavo eri uno dei non molti che mi era sempre vicino». I toni si fanno, se possibile, ancora più aspri. Monti definisce Berlusconi «ridicolo quando si presenta come la diga al comunismo» e il predecessore ricambia con gli interessi: «Monti è un politicante qualsiasi… Fa queste dichiarazioni perché è disperato, ha paura che il centrino resti fuori dal Parlamento». E poi, parafrasando un vecchio giudizio sulla «bonomia» di Prodi: «Monti ha una cattiveria che viene fuori da tutti gli artigli». Un giudizio che tradisce la preoccupazione del Cavaliere per il dialogo in corso tra Bersani e Monti, il quale non smentisce la possibilità  di andare al governo con il leader del Pd per fare le riforme che gli stanno a cuore: «Allearmi con Bersani? Dipende dai programmi». E mentre apre ai democratici, Monti fa imbufalire il centrodestra affermando di aver «ereditato il governo da cialtroni» che lo accusano di aver «mandato a male» l’Italia: giudizio che lo ferisce più di quanto non lo inorgogliscano i complimenti di Obama.
E se tutti temono Grillo, lui sogna di «spazzare via tutti» e prevede che Monti non arriverà  al 10% e «finirà  sotto un lampione». Il comico chiuderà  il 22 in piazza San Giovanni e punta al milione di persone. Una sfida troppo rischiosa per Bersani, che si limiterà  ad alcune iniziative «diffuse» in luoghi simbolo, come Cinecittà  o il teatro Ambra Jovinelli.
Monica Guerzoni


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A noi italiani serve, in queste ore di decisioni importanti, uno sforzo di fantasia per guardarci sobriamente dall’alto, con il “terzo occhio”, non quello dei chiaroveggenti o dell’illuminazione induista, ma quello del distacco dagli istinti di parte, come suggeriva ai suoi tempi Norberto Bobbio, per giudicare noi stessi con qualche obiettività .

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