Monti all’attacco di Vendola Bersani: è uno sport inutile
ROMA — «Tengo a ribadirlo chiaramente. Non c’è stata nessunissima forma di apertura da parte mia nei confronti di Vendola». Il tono di Mario Monti è perentorio. Non c’è alcuna possibilità che il Professore si allei con il Pd se, al contempo, non molla il leader di Sel. Ma ipotizza anche che qualora lo stesso Vendola cambi idea «chi lo sa…». Il tema delle alleanze si conferma uno dei motivi del confronto elettorale ormai alla fase finale, dato che mancano poco più di dieci giorni alla apertura delle urne. E i tre candidati (Monti, Berlusconi e Bersani, in quest’ordine) si sfideranno giovedì prossimo a Canale 5. Le parole di Monti non piacciono a Pier Luigi Bersani che replica invitandolo a combattere il comune nemico. «Con tutti i problemi che abbiamo con il populismo che c’è in giro — è il suo ammonimento — continuare a prendersela con Vendola mi sembra uno sport che non porta da nessuna parte. Cerchiamo di parlare di problemi seri». E poi insiste: «Io mi rifiuto di parlare di quanti metri di distanza ho da Monti. Basta con questi politicismi». L’invito, insomma, è quello di fare fronte comune per impedire che «l’altra parte vinca» perché «altrimenti il Paese correrebbe gravissimi rischi». È una linea alla quale si uniforma Nichi Vendola. «Dobbiamo liberarci progressivamente dell’idea che la politica sia una tarantella interna al Palazzo», sostiene il leader di Sel che esorta a «non discutere in astratto di alleanze». Inoltre, Vendola respinge l’accusa di essere un conservatore. Ecco perché obietta: «Se Monti pensa che il riformismo coincida con la cancellazione dello Statuto dei lavoratori, devo dire che considero questo statuto il capolavoro del riformismo italiano». E invita il Professore «a scendere in Puglia dove potrà trovare un po’ di profumo di innovazione».
Incendio finanziario
Monti difende la propria capacità di governare e denuncia i «grossi rischi di ricreare l’incendio finanziario se gli italiani dessero retta all’offerente di promesse illimitate, Berlusconi». Ma il Cavaliere non si cura della cosa e martella da giorni gli elettori avvertendoli che optare per Scelta civica, cioè per il movimento centrista di Monti, significa dare il proprio consenso al Pd. «È una profonda falsità , come credo che per primo sappia l’onorevole Berlusconi», replica il Professore respingendo l’accusa. «La mia decisione di entrare in questa competizione — obietta — è stata motivata in modo esplicito per il fatto che nel polo Pd-Sel vedo profondi ostacoli alle riforme intraprese in quest’anno di governo, essenziali per dare dinamismo all’economia e alla società italiana».
Fuori di testa o guitto?
«Fare per fermare il declino» e i grillini sono ormai delle spine nel fianco di Berlusconi. E proprio per questo, e cioè per il timore che possano sottrarre consensi al centrodestra (soprattutto nelle regioni chiave come Lombardia e Sicilia) che il Cavaliere cerca di arginare Grillo (mutuandone certi toni) e attacca Oscar Giannino. «È andato fuori testa — dice l’ex premier — era un liberale convinto. Ho letto il suo programma e tutti i suoi punti sono compresi nel nostro più ampio programma. Ma ora dice che il suo fine è fare perdere Maroni».
Immediata la risposta di Giannino: «Berlusconi è un guitto che ha perso credibilità di fronte al mondo. È un fuoco d’artificio quotidiano, insulta le donne. È colorato come un clown».
Paura del botto
Beppe Grillo teme che «se dovesse succedere il botto saremmo in difficoltà dovremmo organizzarci e scegliere le persone in fretta». Non solo, il fondatore del Movimento 5 Stelle rivela, alludendo alla fuoriuscita di alcun esponenti in direzione di Ingroia, che «qualche Scilipoti ce l’avremo anche noi. Ce li stanno portando via gli altri movimenti ai quali siamo grati».
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