Montepaschi, Mussari torna in Procura tra contestazioni e lanci di monetine
SIENA — I video che per tutto il giorno vengono trasmessi dalla televisione e dai siti internet lo mostrano mentre cerca di imboccare l’ingresso del palazzo di giustizia e di sottrarsi alle grida della gente. Sono poche le persone che urlano «buffone… ladro» e tirano monetine contro l’ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari. Tra loro anche due esponenti della Lega Nord. Ma le contestazioni ben rappresentano il clima che si respira qui a Siena. Esprimono la rabbia di chi si sente tradito. La banca rappresenta un’istituzione, il fulcro attorno al quale ha sempre girato la città : la consapevolezza dei rischi economici provocati da spericolate operazioni finanziarie fa montare la protesta. Quando Mussari entra nell’ascensore scortato dai poliziotti, il clima è già tornato tranquillo, ma quanto accaduto è comunque il segno evidente di una situazione al colmo della tensione.
L’interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso dura poco meno di tre ore. E quando l’ex presidente — accusato di reati che vanno dall’associazione a delinquere al falso in bilancio, dal falso in prospetto fino all’ostacolo all’autorità di vigilanza e la manipolazione del mercato — va via, appare evidente che è stata poco più di una formalità , che non c’è stata la volontà di approfondire le contestazioni, né tantomeno di collaborare con gli inquirenti. E infatti neanche un’ora dopo nella stanza dei magistrati entra Valentino Fanti storico segretario del presidente e del consiglio di amministrazione di Mps.
L’audizione di Mussari doveva essere un passaggio chiave per l’inchiesta sull’acquisizione di Antonveneta, avvenuta nel 2007 per nove miliardi e trecento milioni di euro, oltre a un miliardo di oneri e altri nove di accollo debiti. L’ex presidente risponde alle domande, ma alla fine la sensazione è che non abbia convinto i pubblici ministeri. I suoi avvocati escludono che debba ritornare, semmai al termine di questa tornata di interrogatori di indagati e testimoni. «Noi siamo soddisfatti — dichiarano i difensori Tullio Padovani e Fabio Pisillo — riteniamo di aver dato un contributo esaustivo perché il nostro cliente ha fornito chiarimenti rispetto a tutto ciò che gli è stato chiesto».
I fatti sembrano fornire un quadro diverso. E l’impressione che non tutto sia stato spiegato trova conferma poco dopo l’uscita di Mussari, quando al palazzo di Giustizia entra Fanti. Non era prevista la sua convocazione, dunque appare chiaro che dovrà fornire riscontri, oppure smentire alcune circostanze illustrate dall’ex presidente. E che dovrà farlo con urgenza, in modo da evitare qualsiasi possibilità di inquinamento delle prove. È la seconda volta che viene sentito e ha sempre mostrato un atteggiamento collaborativo. Anche questa volta non si sottrae.
Nella stanza dei magistrati rimane quasi tre ore, segnate da un viavai di finanzieri che assistono alla sua testimonianza ed evidentemente effettuano controlli in tempo reale su quanto viene raccontato. E per l’inchiesta sulla gestione di Mps finisce un’altra giornata campale.
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