Missione Onu al palo. La Ue sblocca gli aiuti

Loading

Duecentocinquanta milioni di euro. È la cifra che l’Unione europea ha stanziato ieri per gli aiuti al Mali, dal momento che – fa sapere un comunicato del commissario europeo allo Sviluppo, Andris Piebalgs, «l’adozione rapida da parte delle autorità  maliane di un piano per restaurare la democrazia e la stabilità  ha aperto la strada alla rimozione delle misure prese dopo il colpo di stato del marzo 2012 e alla ripresa graduale degli aiuti allo sviluppo, in modo da rispondere ai bisogni urgenti della popolazione».
Ma gli effetti collaterali di quel golpe militare si fanno sentire ancora oggi, se è vero che negli ultimi giorni il governo maliano è sembrato «esitante» di fronte alla prospettiva di dover dare il via libera a una missione internazionale «di pace» targata Nazioni unite. I giovani ufficiali guidati dal capitano Amadou Sanogo, che dopo il putsch e la destituzione del presidente legittimo Amadou Toumani Touré avevano designato l’attuale presidente ad interim, Dioncounda Traoré, non hanno mai nascosto la loro avversità  all’idea di un intervento straniero e sono stati costretti a far buon viso a cattivo gioco solo quando per fermare l’avanzata islamista si è mossa la Francia.
Fatto sta che ora il vice-segretario generale dell’Onu, Jan Eliasson, fa notare: «Non ci è ancora arrivato nessun segnale chiaro di luce verde dal governo del Mali a un’operazione di peacekeeping per la quale un numero sempre crescente di paesi sembra propendere». D’altro canto l’intervento di peacekeeping potrebbe aver luogo solo una volta cessate le ostilità  e i combattimenti sul terreno. E non è questo il caso. Inoltre vari paesi africani, a cominciare da Ciad e Niger, hanno impegnato già  le loro truppe nell’operazione di riconquista del nord. E saranno proprio queste a formare il grosso della missione di pace sponsorizzata dall’Onu. Intanto le truppe franco-maliane continuano la loro avanzata. Negli ultimi giorni è stato ripreso il controllo di Ménaka, città  a 80 km dalla frontiera con il Niger, «liberata» una prima volta dall’esercito nigerino, poi occupata dai guerriglieri tuareg dell’Mnla (Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad) e infine rimessa in sicurezza dai corpi d’élite di Parigi.
L’Unicef infine torna a denunciare la realtà  – inedita per il Mali – dei bambini arruolati a forza da vari gruppi armati durante i dieci mesi di occupazione delle principali città  del nord.


Related Articles

Missioni senza soldi, ma compriamo 3 F35

Loading

Le missioni dei soldati italiani all’estero non hanno più la copertura economica. Il consiglio dei ministri del 28 settembre avrebbe dovuto approvare il nuovo decreto (l’ultimo, di 935 milioni, 420 dei quali solo per l’Afghanistan era in scadenza il 30 settembre) che finanzia l’impiego di soldati italiani all’estero, ma il provvedimento è tra quelli che alla fine non sono stati più esaminati lasciando così senza alcuna copertura finanziaria i 6.650 soldati impegnati all’estero.

Libia, dietro l’offensiva di Haftar doppi giochi e soldi sporchi

Loading

Il Wall Street Journal svela i dettagli dell’accordo stretto a Ryadh dal generale libico. E Parigi si difende dall’accusa di «ambiguità»

Dopo il sequestro della petroliera, l’Iran minaccia: «Arricchiremo l’uranio al 4,5%»

Loading

L’Ue si allinea a Washington e condanna la decisione di Tehran di superare la soglia del 3,67% per l’arricchimento dell’uranio.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment