«Venerdì della dignità », governo islamista sotto assedio

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La tensione è salita di nuovo alle stelle in Egitto per il «venerdì della dignità ». Gli attivisti dei movimenti giovanili e del Fronte nazionale di salvezza sono scesi in piazza contro il governo di Mohammed Morsi e per ricordare uno dei giorni principali delle rivolte, l’11 febbraio 2011, quando l’ex presidente Hosni Mubarak si è dimesso. In particolare i manifestanti si oppongono all’uso sproporzionato della violenza da parte delle forze di sicurezza.
Anche un gruppo di giovani con maschere nere, anche qui li chiamano «black bloc», si è diretto verso il palazzo di Ittihadeya. Ci sarebbe un morto negli scontri che sono scoppiati nella sera di ieri nelle vie limitrofe al palazzo presidenziale nel quartiere di Heliopolis. La polizia ha lanciato lacrimogeni per disperdere alcuni attivisti che hanno tentato di scavalcare le mura del palazzo.
Decine di manifestanti diretti verso piazza Tahrir hanno occupato i binari della metropolitana bloccando la fermata Sadat in direzione Helwan. Ha preso parte alla manifestazione nella piazza simbolo delle rivolte egiziane anche l’imam della moschea Omar Makram. Si tratta di uno dei luoghi simbolici delle rivolte dove sono stati raccolti centinaia di feriti nei giorni dell’occupazione della piazza e degli scontri tra attivisti e forze dell’ordine. Lo shaykh Mazhar Shaheen ha esortato le forze dell’opposizione e gli attivisti a mobilitarsi in difesa della rivoluzione. «È incredibile che appena una persona si oppone al regime viene minacciata di morte», ha detto l’imam. Nel quartiere popolare di Shubra, attivisti copti si sono messi in marcia con le immagini delle persone uccise durante gli scontri dell’ottobre 2011. Obiettivo della protesta è contestare la recente sentenza con cui due copti sono stati condannati a tre anni di carcere per aver sottratto armi ai militari durante i disordini di due anni fa.
Scontri tra manifestanti e polizia si sono registrati anche nel Delta del Nilo nelle città  di Tanta e Mahalla, dove si contano nove feriti. L’attivista politico Mohammed Gamal, ha accusato le forze di polizia di Mahalla di aver usato torture e violenze dopo il suo arresto. I disordini sono scoppiati durante una protesta antigovernativa quando un gruppo di dimostranti ha tentato di entrare negli uffici della prefettura. Gli agenti sono intervenuti con il lancio di gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Gravi episodi di violenza si sono registrati anche a Kafr el-Sheikh, a nord del Cairo, dove si contano decine di feriti. Qui i manifestanti hanno assediato per ore gli uffici del governatorato. Gli attivisti, già  dai giorni scorsi, chiedono le dimissioni del governatore, Saad Al-Hussainy, esponente dei Fratelli musulmani locali. Si sono registrati scontri anche nella città  costiera di Alessandria. Come è avvenuto nei cortei dei mesi scorsi, i manifestanti si sono diretti dalla moschea Qaed Ibrahim nel centro della città , verso Sidi Gaber nei pressi delle università  cittadine.
Tuttavia, in un clima di grave tensione in seguito alle accuse di nuovo autoritarismo mosso alla presidenza islamista, il ministro della Giustizia ha presentato una nuova bozza di legge che disciplina il settore delle ong egiziane. In un documento, l’Istituto per i diritti umani ha criticato la legge. Si tratterebbe di un tentativo di «nazionalizzare la società  civile egiziana, mettendola sotto il controllo del governo». Secondo la nuova legge, le ong potranno operare solo negli ambiti dello sviluppo e dei diritti sociali, mentre i movimenti per i diritti umani rientrerebbero tra i «partiti politici». Secondo le opposizioni, la nuova legge permetterebbe al governo di controllare le attività  delle ong, proibire le sovvenzioni dall’estero e limitare la ricerca universitaria. Feriti e scontri L’esecutivo presenta una legge che limita
e controlla l’operato delle ong egiziane.


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