«No a un egoismo ipocrita» I segnali lanciati al Conclave
CITTà€ DEL VATICANO — A un certo punto ha citato Florenskij ma il suo monito ricordava piuttosto il Dostoesvkij dei Fratelli Karamazov, grande atto di accusa alla Chiesa di Roma, le «tentazioni» diaboliche rivendicate dal Grande Inquisitore che dice a Gesù: «Noi abbiamo emendato la tua opera». Benedetto XVI nell’udienza di Quaresima mette in guardia dalle tentazioni diaboliche che si riassumono nella pretesa di «strumentalizzare Dio», di «mettersi al Suo posto» o «usarlo per i propri interessi», per la «gloria e il successo», e quando più tardi tornerà sull’«ipocrisia religiosa» denunciata da Gesù, «laceratevi il cuore e non le vesti!», prima di posare la cenere sul capo ai cardinali in fila, allora diventa chiaro che la denuncia delle «divisioni ecclesiali» che «deturpano» il volto della Chiesa come l’esortazione a «superare individualismi e rivalità » è un’indicazione precisa al prossimo conclave: niente spaccature nella Cappella Sistina.
Benedetto XVI, per indole e «saggezza», non intende interferire nella scelta del successore, spiegano Oltretevere. Quando alle 20 del 28 febbraio inizierà la sede vacante e lui non sarà più pontefice, «semplicemente sparirà ». Però c’è una cosa che si fa notare con insistenza in queste ore: «Il pontificato non è finito, ci sono ancora quindici giorni». Un periodo che può essere molto lungo, e il Papa è sovrano: «Ci saranno sorprese». Già nella declaratio che annunciava solennemente la sua «rinuncia» al «ministero petrino», Ratzinger aveva in qualche modo tratteggiato il profilo del successore: «nel mondo di oggi» bisogna avere «nel corpo e nell’animo» il «vigore» necessario ad affrontare «rapidi mutamenti» e «questioni di grande rilevanza per la vita della fede». Certo l’impulso riformatore di Benedetto XVI, l’appello ripetuto alla «conversione» e alla «riforma spirituale» della Chiesa (commemorando i 50 anni dal Concilio e il «discorso della luna» di Roncalli, l’11 ottobre, aveva detto: «Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania, che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi») ha conosciuto resistenze e inerzie interne.
Nei corridoi c’è chi pensa a «una personalità carismatica», chi parla della necessità di «un uomo di governo». Il collegio cardinalizio comprende personalità forti, e sono i «papabili» di cui si parla in questi giorni. Benedetto XVI non ha interrotto le sue udienze ai vescovi italiani: se domani vedrà i liguri e ci sarà il cardinale Angelo Bagnasco («abbiamo avvertito un repentino senso di sconcerto e di profondo rincrescimento», sospirava ancora ieri il presidente della Cei), sabato riceverà i lombardi guidati dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola. Altro nome nella rosa dei «favoriti» è il prefetto della congregazione per i Vescovi Marc Ouellet. Ma Ratzinger, e anche questo è significativo, ha voluto per tempo che le regole del conclave tornassero a prevedere sempre la maggioranza dei due terzi del collegio (il quorum è 78 elettori su 117) eliminando la regola che al trentaquattresimo scrutinio avrebbe reso sufficiente il 50 per cento più uno. I cardinali dovranno trovare una persona capace di tenere insieme le varie anime, «ratzingeriane» e non, «conservatrici» e «progressiste». Ma anzitutto dovranno scegliere la persona a cui affidare la Chiesa. Crescono così le quotazioni di personalità mediane, a cominciare dal cardinale di Vienna Christoph Schà¶nborn o il biblista Gianfranco Ravasi. C’è la suggestione del cardinale giovane filippino Luis Antonio Tagle, l’estro del newyorchese Timothy Dolan, dei cardinali africani. La solidità del cardinale ungherese e presidente dei vescovi europei Péter Erdo. Di curiali come Leonardo Sandri o Mauro Piacenza. Per ora si sonda il terreno, le «congregazioni generali» dei cardinali che a marzo precederanno l’ingresso nella Sistina – «il conclave sarà breve», si dice — sono decisive ma ancora lontane. E le parole del Papa tuttora regnante, di qui a fine mese, avranno la loro autorità . Oggi parlerà ai preti romani, si attendono parole importanti su Concilio e riforma della Chiesa. Intanto bastano i segnali di ieri: le parole ai fedeli della mattina sono state anticipate dalla fine all’inizio dell’udienza, e in buona parte improvvisate rispetto al testo preparato. «La Chiesa è di Cristo. Il Signore ci guiderà ».
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