«Morto che parla» Grillo boccia l’asse con Bersani

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MILANO — Quasi ventiquattr’ore di silenzio, poi a tuonare è ancora il blog. Beppe Grillo risponde all’apertura di Pier Luigi Bersani con un no secco: «Il M5S non darà  alcun voto di fiducia al Pd (né ad altri). Voterà  in Aula le leggi che rispecchiano il suo programma chiunque sia a proporle». Una chiusura netta a prima vista, enfatizzata anche dall’attacco che il leader 5 Stelle rivolge al segretario pd. Nel post pubblicato dal fondatore del movimento Bersani appare in un fotomontaggio vestito da fantasma e viene etichettato come un «morto che parla», «uno stalker politico». «Da giorni — scrive Grillo — sta importunando il M5S con proposte indecenti invece di dimettersi, come al suo posto farebbe chiunque altro. È riuscito persino a perdere vincendo». E per concludere, il capo politico del movimento detta la sua linea: «Se Bersani vorrà  proporre l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti sin dalle ultime elezioni lo voteremo di slancio (il M5S ha rinunciato ai 100 milioni di euro che gli spettano), se metterà  in calendario il reddito di cittadinanza lo voteremo con passione».
Una mossa, quella di Grillo, che ha scatenato la reazione di Bersani: «Quel che Grillo ha da dirmi, insulti compresi, lo voglio sentire in Parlamento. E lì ciascuno si assumerà  le proprie responsabilità », ha replicato il segretario. Lo scenario resta però ancora aperto. L’idea di un asse tra centrosinistra e Cinque Stelle sembra non dispiacere ai montiani. Indiscrezioni riportate dall’agenzia Dire (e seccamente smentite dal suo staff) parlano di un Mario Monti favorevole alla soluzione: «Meglio questo, che un governissimo», avrebbe detto. Nichi Vendola, invece, ribadisce che se i grillini diranno no alla proposta del centrosinistra «si assumeranno la responsabilità  di riportare il Paese, in questo stato di crisi economica catastrofica, di nuovo alle urne». Il governatore pugliese rilancia: «Grillo ci vuole sfidare e noi dobbiamo sfidarlo, sul terreno dell’agenda concreta del fare». «Dare una scossa elettrica nei primi cento giorni: questo si attende la gente stremata dalla paura della povertà », precisa. E scongiura l’ipotesi di un altro esecutivo di larghe intese: «Niente governissimo, spero che non sia questo l’auspicio di Grillo».
In questo senso vanno proprio le parole del leader 5 Stelle alla Bbc. Il fondatore del movimento si è detto convinto di un accordo tra Bersani e Berlusconi e ha pronosticato che l’esecutivo «durerà  un anno al massimo e poi ci saranno nuove elezioni. E ancora una volta, nelle urne, il Movimento 5 Stelle, cambierà  il mondo». Grillo garantisce che «ogni tentativo di coinvolgere il movimento è falso» e assicura che «non sosterrà  alcun governo». «Non diamo voce alla rabbia, noi diamo una speranza — ha spiegato —. Se non si crea una speranza, si arriva alla violenza, dovrebbero ringraziarmi».
Le dichiarazioni del leader non precludono però altre mosse dei grillini che garantirebbero a Bersani di superare il voto di fiducia. Prende corpo nelle ultime ore l’ipotesi giudicata «probabile» da fonti Cinque Stelle di un’uscita dall’Aula al momento del voto, abbassando il quorum. Un’idea tutt’altro che campata per aria, al punto che sulla questione è intervenuto anche Fabrizio Cicchitto: «È possibile che analoga operazione venga fatta anche dai senatori di altri gruppi e che a quel punto manchi il numero legale». Tra i neosenatori grillini c’è anche chi si smarca già , come Serenella Fucksia, eletta nelle Marche: «Se ci sono convergenze su singoli punti del programma, posso votare la fiducia al governo Bersani». Anche un altro senatore, Mario Michele Giarrusso, apre spiragli: «Penso che se ci sono, e ce ne sono dentro il Pd, delle persone che non sono compromesse con l’ultimo ventennio, e sono delle facce nuove, magari arrivate da poco in politica, sicuramente il dialogo è possibile».
Intanto negli ambienti dei Cinque Stelle circola un’idea, partita in modo goliardico, prendendo spunto da una battuta di Grillo, sull’ubicazione dei parlamentari in Aula. Alcuni esponenti vorrebbero una disposizione degli scranni «orizzontale» — da est a ovest — dietro agli altri schieramenti politici. Una «boutade» che affascina. Le decisioni su collaboratori, incarichi e questioni burocratico-legislativi verranno però affrontate dai neo onorevoli nel vertice previsto a Roma e slittato all’inizio della prossima settimana. All’incontro dovrebbe partecipare anche il capo politico del movimento. «La situazione che si è delineata è molto complessa, abbiamo la necessità  di parlare tra di noi, di confrontarci», ha raccontato Mara Mucci, eletta alla Camera in Emilia Romagna, «uscirà  una linea condivisa tra tutti». «Non ci conosciamo, siamo un gruppo nuovo che non funziona come un partito — ha spiegato — e dobbiamo incontrarci per chiarire tra di noi la nostra linea».
Ma a tenere banco è sempre Grillo, che alla rivista New Scientist anticipa: «Uno dei nostri primo obiettivi è quello di ripristinare la meritocrazia nella ricerca e nel mondo accademico, dove regna il nepotismo, e vogliamo dare fondi alla ricerca pubblica che sta morendo».


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