«Informazioni nascoste» Consob prepara la multa

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L’assenza vera o presunta dei controlli e delle eventuali sanzioni per le spericolate operazioni di Mps rappresenta fin dall’inizio una delle grandi incognite di questa storia. Ancora pochi giorni fa il commissario della Consob Vittorio Conti ha sentito il bisogno di difendere l’authority dalle accuse di inerzia, sostenendo che ancora nessuno è in grado di sapere (né l’autorità  di svelare) che cosa sia stato fatto su questa vicenda. Ma dai verbali dell’adunanza della Fondazione qualcosa comincia invece a filtrare.
Lo scorso ottobre la deputazione generale, ovvero il consiglio d’amministrazione dell’ente, si riunisce per discutere di una lettera appena arrivata. A scrivere è la Consob, che comunica l’avvio di una procedura di sanzione. L’oggetto delle contestazioni è proprio il Fresh del 2008 al quale si sta dedicando la procura di Siena. La Consob ritiene che la Fondazione Mps abbia violato le regole due volte: non rivelando come nel 2008 avesse sottoscritto i Fresh indebitandosi con i derivati, e poi tralasciando di spiegare che a giugno 2012 i derivati Tror erano stati smontati e che la titolarità  di quel pacchetto di bond era passata dalle banche direttamente in capo alla Fondazione. Anche qui c’è un evidente punto di contatto con l’inchiesta dei magistrati senesi, che rimproverano alla banca di non aver mai reso pubblico il modo in cui nel 2008 la Fondazione si fosse indebitata per mezzo miliardo con quel Fresh.
La contestazione riguarda solo «violazioni formali»: questa è stata la rassicurazione alla Fondazione dall’avvocato Angelo Benessia. La Consob infatti accusa l’ente di non aver utilizzato il modulo disposto dalla stessa autorità  per questo tipo di comunicazioni. La linea difensiva è che non ci sarebbe stato niente di taciuto al mercato e alle autorità , perché Consob, Tesoro e Banca d’Italia erano informate sia del Tror 2008 sia delle trattative per rinegoziare il debito, esploso a fine 2011 fino a 1,1 miliardi tanto da mettere a rischio buona parte della quota azionaria della Fondazione in Montepaschi.
La tesi dell’ente di Palazzo Sansedoni è semplice. Lo sapevano tutti, le banche, il mercato, che ci eravamo indebitati. Il ricorso al Tror per comprare i Fresh era già  stato spiegato nel bilancio del 2008. Ma forse è stato proprio questo latinorum finanziario a non essere compreso dagli stessi membri della Fondazione e dagli enti locali Comune e Provincia che li hanno nominati. Quando l’anno scorso si trattò di rinegoziare il debito, tutti pensavano di essere esposti per 600 milioni. Invece lo erano per quasi il doppio di quella cifra.
Ma se davvero tutto era noto, perché la comunicazione al mercato non avvenne in modo corretto? La Fondazione risponde sottolineando le difficoltà  incontrate tra gennaio e giugno 2012 nel rinegoziare i debiti con le 12 banche creditrici. «Obiettivamente quella circostanza rendeva difficile la totale ricognizione dei vari obblighi normativi di riferimento, peraltro sfuggiti anche ai nostri legali nonostante il loro pieno coinvolgimento nell’elaborazione della missiva alla Consob» è la spiegazione fornita in ottobre ai consiglieri-deputati dell’ente. «Inadempimenti veniali», commessi «in buona fede». Può darsi. Il prezzo da pagare in caso di colpevolezza è indicato nella lettera della Consob. Da cinquemila a 500 mila euro per ciascuna delle due contestazioni. Non molto, di fronte a un impegno da quasi cinquecento milioni. Ma forse quella lettera della Consob è solo un inizio.
Marco Imarisio
Fabrizio Massaro


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