L’idea shock dei porporati stranieri: “Troppi scandali, sciogliamo lo Ior”

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Quando il 1° marzo, senza più un papa, i cardinali si riuniranno nell’aula buia del vecchio Sinodo, potranno cominciare le cosiddette Congregazioni generali: giornate di discussioni sul futuro della Chiesa e il nuovo Pontefice. Molti saranno i temi cari ai porporati. E, fra i tanti in agenda, almeno 4 risultano di estrema attualità . Un argomento vivo è infatti quello dell’evangelizzazione all’estero, di forte presa in questo Anno della fede. C’è poi il nodo preoccupante sulla riforma della Curia, che Ratzinger ha ammesso di non essere riuscito a risolvere. Un altro punto è quello degli scandali, dalla pedofilia nella Chiesa alle carte trafugate nell’Appartamento papale. C’è infine un argomento scottante, che qualche eminenza proverà  a mettere sul tavolo: il possibile scioglimento dello Ior.
Esiste infatti un gruppo di cardinali che da tempo non fa mistero di un’irritazione crescente per la gestione di un istituto che, sostengono, alla Santa Sede ha provocato anche danni enormi di immagine a livello internazionale. Il capofila del malcontento verso lo Ior potrebbe essere l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn. Il cardinale austriaco, papabile di primissima fila, è noto a tutti come un conservatore illuminato. Allievo di Ratzinger, assiduo frequentatore del suo Schuelerkreis, il circolo di studenti, è anche uomo attento al dialogo interreligioso e capace di esprimere aperture spiazzanti, come quelle sugli omosessuali. Schoenborn sarebbe in grado di coagulare attorno a sé una serie di eminenze, straniere soprattutto, molto critiche per la gestione “italiana” dell’Istituto, intendendo con questo la Segreteria di Stato del cardinale Tarcisio Bertone, e prima di lui di Angelo Sodano, suo noto avversario. Poco conta che ora il presidente dell’Istituto sia arrivato, e che il Papa tedesco abbia messo un dirigente tedesco (Ernst von Freyberg) dopo una vacatio di 9 mesi seguita all’estromissione di Ettore Gotti Tedeschi.
L’eventuale scioglimento dello Ior dovrebbe però basarsi su una soluzione concreta, individuando un’alternativa credibile. Rappresentata — è questa l’ipotesi su cui si riflette — da un accordo “blindato” con una banca straniera di struttura e tradizioni solide. Dice un osservatore molto attento di cose vaticane: «Al Conclave o i cardinali mettono via i loro appunti preparati, riducendolo un po’ al ruolo di un grande Sinodo, oppure rompono l’incantesimo ponendo fine alle cerimonie e affrontando i nodi veri». Nodi rappresentati appunto dai temi enunciati sopra, pronti a far parte del programma del nuovo Papa.
Le eminenze che considerano esaurita l’esperienza dello Ior guardano ormai all’Istituto vaticano come a una fonte continua di problemi per la Santa Sede. «Tutti hanno patito — si dice — per vicende che hanno causato imbarazzo, fin dai tempi di Paolo VI in avanti». E si ricordano episodi noti: dallo scandalo Enimont al crac dell’Ambrosiano, attraversati da personaggi oscuri come il banchiere Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus, presidente dell’Istituto per 18 anni.
Di Ior e altro parla il rapporto segreto stilato dopo il caso Vatileaks dai tre cardinali anziani su ordine di Benedetto XVI. Le tre eminenze ultraottantenni (che non entreranno perciò in Conclave), lo spagnolo presidente Julian Herranz Casado, lo slovacco Jozef Tomko e l’italiano Salvatore De Giorgi, saranno ricevuti oggi da Ratzinger, al quale consegneranno l’inchiesta sulla fuga dei documenti dall’Appartamento papale. Un lavoro, per la complessità , non ancora terminato, e che dovrà  dunque passare al successore di Benedetto. Quella di oggi potrebbe essere anche la giornata in cui sarà  reso noto il Motu proprio del Papa, con le regole nuove sul Conclave. «Ritocchi », è stato preannunciato. I cardini della riunione nella Cappella Sistina rimarranno sostanzialmente inalterati.
Lo Ior, nato sotto la guerra, nel 1942, con Pio XII, fu spesso criticato per la spregiudicatezza del suo modus operandi, grazie a privilegi ed esenzioni. Attraverso l’Istituto passarono anche, nel pontificato di Giovanni Paolo II, i finanziamenti al sindacato libero Solidarnosc. La leggenda narra che, quando Karol Wojtyla, dopo lo scandalo Calvi, chiese la lista di tutti i correntisti, rimase attonito nel sentirsi rispondere: «Santità , siamo spiacenti, ma la riservatezza dei clienti è sacra».


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