«Formigoni dice di essere limpido? Si arrampica sugli specchi»

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Si mettono davvero male le cose per il Gesù di turno se a farsene beffe, quando proclama la propria limpidezza, è persino uno dei suoi discepoli più stretti. Come appunto il segretario particolare del presidente della Regione, Mauro «Willy» Villa, che la mattina del 18 aprile 2012 commentava così al telefono con un amico l’autodifesa-show in una videochat al Corriere («sono limpido come acqua di fonte, anche Gesù ha sbagliato nella scelta di uno dei collaboratori») di Formigoni, all’epoca non ancora indagato ma chiamato per la prima volta in causa dal quotidiano sui viaggi pagatigli da Daccò: cioè da chi nello stesso tempo «apriva porte» in Regione per gonfiare le remunerazioni pubbliche pretese da Fondazione Maugeri e San Raffaele, e da questi colossi della sanità  privata veniva a sua volta ricompensato in proporzione ai propri servigi con 70 milioni di euro.
Leggi a favore dei privati
Sullo sviamento ai privati Maugeri e San Raffaele dei soldi pubblici nella sanità , Formigoni è chiamato in causa anche dall’ex direttore generale della Sanità  regionale Francesco Beretta, ex Memores Domini e per 4 anni convivente di Formigoni: «È così, quando ero in Regione vi erano decisioni assunte dal presidente alle quali bisognava trovare soluzioni tecniche che garantissero il risultato di erogare all’ente richiedente la somma richiesta. L’esempio del San Raffaele è evidente». Tutto a scapito dei cittadini, perché l’«eccesso di remunerazioni per le prestazioni connesse alle funzioni» a cuore dei privati, esemplifica Merlino riguardo a un capitolo da 135 milioni, «per noi della struttura tecnica avrebbe dovuto essere utilizzato diversamente».
Governatore intercettato
Non soltanto Villa (non indagato) o Alberto Perego (convivente di Formigoni e indagato) o altri collaboratori del governatore sono stati intercettati durante l’indagine, ma anche lo stesso Formigoni: non stabilmente ma a scacchiera, pochi giorni alla volta, ad esempio in aprile e in maggio dell’anno scorso. I pm non le hanno quasi mai trascritte, e anche i brogliacci accennano marginalmente a interlocutori come l’europarlamentare Lara Comi, il senatore Mario Mantovani, e una persona legata a Formigoni.
Il bancario-microspia
Il funzionario che nella Banca popolare di Sondrio curava i conti del cliente Formigoni viene trasformato in «cimice» dai pm quando il 3 ottobre scorso corre ad avvertirli che Formigoni lo ha convocato. Due mesi prima, il 3 agosto, aveva deposto: «Tra il 2003 e il 2005 mi capitava di essere ricevuto da Formigoni al Pirellone e di avere da lui contanti tra i 5 mila e i 20 mila euro in banconote da 500. I soldi mi venivano consegnati personalmente da Formigoni negli incontri “a quattr’occhi”, e servivano per eseguire dei bonifici a favore di Emanuela Talenti», che poi ai pm si dirà  «fidanzata di Formigoni» all’epoca. Per gli inquirenti, che tra gli 8 milioni di benefit di Daccò a Formigoni conteggiano ad esempio «non meno di 270 mila euro consegnatigli in contanti a Milano da Daccò», è uno dei tanti riscontri a quanto già  rilevato esaminando tutti i conti di Formigoni: e cioè «operazioni bancarie eseguite con modalità  tali da non rendere visibile la disponibilità  del contante, la cui provenienza non risulta riconducibile ad emolumenti percepiti né a prelevamenti eseguiti».
Quando il 3 ottobre il bancario racconta ai pm che Formigoni l’ha appena convocato, non c’è tempo di piazzare una cimice al Pirellone. Gli viene perciò chiesto se se la senta di «essere dotato di apposito apparato elettronico allo scopo di registrare l’audio del suo colloquio con Formigoni». Il bancario accetta, e in effetti i pm ascoltano in diretta il governatore mentre gli chiede se sia possibile «verificare i bonifici che ho fatto dal 2002 a Perego e a Talenti».


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