Legge 40, l’ultima bocciatura dell’Europa

by Sergio Segio | 12 Febbraio 2013 8:03

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STRASBURGO — L’Europa boccia ancora una volta la legge sulla fecondazione assistita, e anche il governo italiano che aveva provato a cambiare le carte in tavola. La Corte europea dei diritti umani ha infatti deciso di non accettare il ricorso, presentato l’ultimo giorno utile in gran segreto a novembre, con il quale l’Italia ha chiesto il riesame della sentenza con cui la stessa Corte ad agosto aveva cassato la legge 40. Definendola senza mezzi termini «incoerente col sistema legislativo e che viola il diritto alla la vita privata e familiare».
Col nuovo no dei giudici, la sentenza è diventata esecutiva e quindi la legge italiana dovrà  adeguarsi alla carta europea e prevedere l’accesso alle tecniche di fecondazione assistita a tutte le coppie fertili che possono trasmettere malattie genetiche ai loro figli. E che fino ad oggi erano escluse dalle tecniche e dall’assistenza a meno di non appellarsi ogni volta ai tribunali.
Come Anna e Marco, portatori di fibrosi cistica che si erano rivolti alla Corte di Strasburgo chiedendo giustizia, sentendosi discriminati da un paese dove «con la mia malattia mi lasciano abortire ma non mi fanno fare la diagnosi pre impianto che potrebbe far nascere un bambino sano ed impedire il dramma di un aborto» aveva raccontato la donna. Proprio per questo motivo la Corte ad agosto aveva sancito «l’incoerenza del sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto «visto che con una legge, la 194 consente l’aborto per la patologia, e con un’altra, la 40, vieta accertamenti che potrebbero evitarlo». Un sistema legislativo, aveva aggiunto, «che viola il diritto al rispetto della vita privata e familiare », condannando l’Italia a pagare 15mila euro di danni morali agli aspiranti genitori.
La decisione della Corte ha provocato immediate reazioni in Italia, soprattutto contando che più di 80 parlamentari avevano scritto al ministro della Salute Balduzzi per invitarlo a non presentare ricorso. «Sono stati risolti i dubbi del ministro, Strasburgo boccia il suo ricorso, la legge 40 è da riscrivere» twitta il senatore Marino del Pd mentre Palagiano dell’Idv si augura che «il nuovo parlamento abbia il coraggio di riscrivere la legge garantendo alle donne italiane gli stessi diritti che nel resto del mondo». Questa è una vittoria importante per le donne ma il governo ha perso un’altra occasione per far bella figura, rinunciando a proporre il vergognoso ricorso».
Conosce bene le donne che lottano per avere un figlio Filomena Gallo, presidente dell’Associazione Coscioni, legale di tante coppie come l’avvocato Niccolo Paoletti, difensore della coppia che ha vinto a Strasburgo. «Questa è una vittoria della cultura laica, oggi è stata eliminata una dolorosa discriminazione nell’accesso alle cure ed è un motivo di gioia per tutti quelli che dopo anni di sofferenze sognano di avere un bambino che possa avere un vita possibile, nonostante le malattie di cui sono portatori sani. È un passo avanti nell’uguaglianza: sino ad oggi la legge 40 valeva solo per le coppie sterili o i portatori di patologie virali, come hiv ed epatite. Adesso quello che resta da fare è la battaglia perché la diagnosi pre-impianto sia possibile nelle strutture pubbliche, come prevede la sentenza di Cagliari di novembre, o al massimo su convenzione. Perché la tutela della salute, il sogno di un figlio non malato non deve essere un lusso da ricchi».

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