LE GRANDI MANOVRE DI SODANO REGISTA DELLA SEDE VACANTE

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Sono pronti a fare la loro parte di preghiera e di trame nelle congregazioni a cui parteciperanno. «Incontri», sorride maliziosamente uno di loro, «che servono a preparare il fuoco». Ma quasi tutti, ormai, contano poco.
Non è questo il caso dell’eminentissimo Angelo Sodano, decano del Sacro Collegio, primo fra i cardinali, cui spetta governare il Conclave. Gli spetta, e tutti sono certi che lo farà  con mano inflessibile fino al minuto in cui lo lasceranno fuori dalla Sistina per i limiti d’età  fissati da Paolo VI, dopo essersi accorto che alla sua elezione un incartapecorito collega aveva scritto sulla scheda “Pacelli”, papa Pio XII morto da cinque anni. Fino ad allora interverrà  su alcuni punti chiave: lasciar parlare o meno i porporati con i giornalisti (la volta scorsa il decano Ratzinger decise di no, ma fu solo parzialmente ascoltato); ospitare i prelati a Santa Marta fin dal momento del loro arrivo, dando inizio a un conclave di fatto; stabilire chi terrà  le prediche, ottima posizione per poter favorire questo o quell’elettore-candidato.
Dal 28 febbraio fino a metà  marzo, Sodano sarà  l’uomo più potente della Chiesa. E dopo? Nelle conversazioni che si svolgono nei sacri palazzi e dintorni («E che contano parecchio» dice uno dei prelati asiatici che, proprio per questo, si danno da fare perché il conclave non venga troppo anticipato) molti uomini di Curia sono pronti a giurare che il peso del primo tra gli eminenti si sentirà  anche dopo la chiusura delle porte.
Giovanni Battista Re, primo dei cardinali vescovi, a cui spetta assistere il decano e celebrare la messa pro Eligendo Pontifice, gli è vicino. E Re, che era stato emarginato dall’attuale segretario di Stato e lo ricorda bene, sarà  nella Sistina. Dove, accanto a lui, siederanno altri esponenti del “partito diplomatico“, formato da ex nunzi divenuti cardinali che si considera l’élite della Curia e mal sopporta un salesiano- per loro grossier — come Bertone e la sua rete di prelati liguri e piemontesi piazzati in tutti i dicasteri economici. Vogliono cambiare e la chiamano “discontinuità ”.
A sei anni dal suo trasferimento in un piano della palazzina che ospita il Collegio Etiopico, nei giardini dietro San Pietro, dopo essere stato letteralmente sfrattato dal ben più sontuoso palazzo apostolico, Sodano, primo capo del governo vaticano ad assumere il ruolo e il piglio di vice-papa (il successore ci ha provato, incontrando ben maggiori resistenze), ha ancora potere, autorità , prestigio. «Continua come prima, da quel grande tessitore che è», dice un suo collega e quasi dirimpettaio.
È circondato da qualche mormorio per il suo operato in Cile, dove, da diplomatico, dovette barcamenarsi con Pinochet, ha mostrato scarsa sensibilità  per il tema della pedofilia, è stato lambito da uno scandaletto che ebbe per protagonista un suo familiare. Ma, in Vaticano, prevalgono altri fatti: nessuno nega che sia stato l’unico capace di gestire, in qualche modo, quel macchinone infernale che è la Curia; ebbe un solido rapporto con Giovanni Paolo II; si è riavvicinato con Ruini, altro gran pensionato ben presente sul campo, a lungo capo della Chiesa d’Italia, oggi con due seguaci conclavisti; era ed è sempre attento a tutti quegli aspetti simbolici che ovunque sono importanti, ma in Vaticano diventano atti di governo; soprattutto ha la memoria lunga e lo dicono un po’ vendicativo. «Ma oggi prendersela con Bertone è un grado di nobiltà  facile, qui da noi», ride uno dei tanti monsignori con fascia viola che, girando per cappelle e palazzi, vedono tutto, capiscono tutto e raccontano qualcosa. «Forse anche un po’ troppo».


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