“Le famiglie soffrono la crisi dimezzo la paga dei consiglieri”
MILANO — «Le famiglie che vivono una crisi drammatica hanno di fronte una classe dirigente che, troppo spesso, ha dimostrato di preferire il proprio interesse al bene comune. È ora di invertire decisamente la rotta». Umberto Ambrosoli è in tour (ieri toccava a Mantova) per contendere voto su voto la Lombardia a Roberto Maroni. Ma sa già cosa vuole fare subito, se eletto presidente. «Voglio tagliare i costi della politica, partendo partire proprio da quanto percepiscono il presidente, gli assessori e i consiglieri».
Parla di un taglio reale?
«Parlo di numeri certi: il mio obiettivo è di dimezzare le cifre fissate di recente dalla conferenza Stato-Regioni per le indennità degli amministratori. Massimo 3.500 euro netti al mese per i consiglieri, 4.500 euro per gli assessori, non più di 5mila euro per il presidente».
Chiariamo subito: non è che a queste cifre vanno poi sommati rimborsi vari?
«No, nel modo più assoluto. I candidati della mia lista civica si sono già impegnati, se eletti, a rinunciare ai rimborsi. E un’altra delle proposte che ho annunciato è di cambiare radicalmente il sistema delle spese di rappresentanza: niente più rimborsi a piè di lista in cui infilare le cartucce per la caccia, ma sarà la Regione a fornire direttamente i servizi necessari ai consiglieri. Ovvio che, in questo modo, chi se ne è approfittato in passato ci penserà mille volte prima di riprovarci».
Non le sembra un po’ demagogico come impegno? Profuma di anti-casta.
«A me sembra un intervento equilibrato, giusto. Sarebbe demagogia abbassare l’indennità a mille euro o, peggio, eliminarla: chi si assume una responsabilità enorme come quella di guidare la Lombardia deve avere una giusta retribuzione, per evitare che l’unica alternativa sia quella di affidarci solo a persone già ricche, che possono farlo gratis. Mi vengono in mente due esempi: Achille Lauro e Silvio Berlusconi. Il primo, alla fine degli anni Cinquanta, fece fallire Napoli, il secondo ha portato l’Italia sull’orlo del baratro».
Sarà pure un segnale forte, ma crede che basti tagliare gli stipendi di consiglieri e assessori per ridare fiducia agli elettori?
«So bene che non basta, ma è un inizio. Partiamo da questo e dalla riduzione del numero di società partecipate della Regione, plasmato più sull’esigenza di trovare poltrone per gli amici che per sulle esigenze dei cittadini. Ridurremo il numero di consiglieri nei cda, passando, dove possibile, all’amministratore unico ed evitando che cumuli di incarichi corrispondano a cumuli di retribuzioni. Si può fare, Pisapia lo sta facendo a Milano».
Ilaria Borletti Buitoni, in lista con Monti, ha detto che voterà per lei, scatenando le ire di Albertini.
«Non è l’unica che lo farà . In democrazia il concetto di voto utile esiste, e c’è la possibilità reale di fare un voto disgiunto: scegliendo un candidato consigliere di una lista e un candidato presidente di un altro schieramento».
Sta cercando di recuperare anche voti dai grillini?
«Parlo a tutti i cittadini: nessuno possiede i loro voti finché non si recano alle urne. Sto cercando di rendere chiaro a tutti che la partita in Lombardia è a due: tutte le altre opzioni, per quanto degnissime, possono solo influire sulla vittoria mia o di Maroni. Sto segnalando che queste elezioni sono a turno unico: basta un voto in più per vincere».
I sondaggi dicono che è troppo milano-centrico, e che nel resto della regione è in svantaggio.
«Sono in giro per tutta la Lombardia e lo sarò ancor di più. Diciamo che se la Lombardia è l’Ohio dell’Italia, Bergamo e Brescia sono l’Ohio dell’Ohio…».
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