Le faide nel Pdl e l’assalto di Ingroia nella Campania del dopo-Cosentino

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NAPOLI — Volatilizzato dalle agende, ignorato dai leader, il Sud si riaccende nell’ultimo rush. La Campania in bilico infiamma la contesa. «Ma lo capite che ci giochiamo tutto in pochi giorni? Lo capite che se va male qui non salto solo io, ma salta tutto?». Dalla suite con vista sul golfo, Nitto Palma, coordinatore regionale del Pdl, oltreché candidato numero 2 al Senato in Campania dopo Silvio Berlusconi, cerca invano di non alzare la voce quando affronta i suoi. È la campagna più difficile dei berluscones, la sfida che li vede orfani di alcuni pezzi forti come Nicola Cosentino, fiaccati dalle guerre interne e insidiati dalle defezioni dei loro nomi storici, ora candidati con Fratelli d’Italia e Grande Sud.
Da quell’albergo, al telefono ufficiale, Palma si mostra solerte capitano: «A Napoli siamo in pareggio come nel 2006, anzi vinciamo ». Eppure, ai piedi del panorama, è una città  assai più indecifrabile — politicamente — quella che si prepara a ospitare l’ultimo duello. Pierluigi Bersani torna il 21 febbraio nella piazza simbolo, il Plebiscito, dopo un’altra lunga tappa, mercoledì scorso. Berlusconi arriva il 22 alla Mostra d’Oltremare per la «chiusura nazionale », cartolina a suo modo storica, perché l’ultimo comizio del Cavaliere alle politiche avrà  lo sfondo del Vesuvio. Stesso ring, tra il quartiere bene di Chiaia e le altre province, quello su cui si danno il cambio da giorni da Enrico Letta a Matteo Renzi, mentre lunedì piomba anche Angelino Alfano. È la Campania che vale 29 seggi al Senato, di cui 16 alla coalizione che vince. E che mai, come in questa stagione, presenta fattori di “rischio”: dall’exploit temuto del Movimento 5 Stelle a quello di Rivoluzione civile, nata proprio da una costola del movimento di Luigi de Magistris, agguerrito leader arancione ancorché calato nei gradimenti, dopo un anno e mezzo da sindaco.
«Dobbiamo portare almeno 250 pullman per il Presidente, chiaro? Se mettemmo insieme 7mila militanti nel 2011, dobbiamo portarne 10 mila per il 22, chiaro?». Palma, già  Guardasigilli e sottosegretario agli Interni, ha ripassato mestamente in queste ore gli exploit in Campania targati 2001 e 2006: undici anni fa, Forza Italia e An mettevano insieme il 48,06 per cento, il 48,66 nel 2006 come Pdl alla Camera. Ma ora è un’impresa quasi impossibile tenere insieme il “sorpasso”, i tentativi di fronda messi in piedi contro Palma da Mara Carfagna con il governatore Stefano Caldoro, e soprattutto il grande vuoto cosentiniano che drena consensi dalle aree un tempo inespugnabili dell’hinterland. Per non dire delle lotte intestine e degli insulti pubblici che continuano ad arrivare dagli altri esclusi eccellenti, come i parlamentari uscenti Mario Landolfi e Gennaro Coronella, al centro di un clamoroso caso di commissariamento a Mondragone, storico feudo dell’uscente e inquisito Landolfi. «Ma è uno scherzo e vogliamo coprirci di ridicolo a dieci giorni di distanza dal voto? — tuona il senatore Coronella — Oppure, se non lo è, qualcuno impedisca a Nitto Palma di continuare a fare danni in una regione che non è la sua e della quale, benchè coordinatore, resta un ospite: non gradito». Replica Palma: «Il commissariamento del Pdl di Mondragone è stato disposto dal segretario Alfano. Non comprendo, poi, la ragione per la quale il senatore Coronella, che, a leggere i giornali, dichiara di sponsorizzare la lista Grande Sud, continui ad interessarsi del Pdl». E lo invita a «un più dignitoso silenzio ». È a questo quadretto che si è appena aggiunto il silenzio e la fuga (ai cronisti) del candidato Luigi Cesaro, su cui pende ormai una richiesta di arresto, al vaglio dell’Ufficio Gip di Napoli da un anno, legata a presunte connivenze camorristiche. Come dire: depennato un Cosentino, si fa avanti un Cesaro.
Facili bersagli, per la campagna di Ingroia e di Rivoluzione civile. «Non credo che escluso Cosentino, siano finiti quegli interessi, anzi. Perciò dico che la nostra proposta sarà  apprezzata — è il pronostico di de Magistris — Se andassimo sotto il 4 per cento sarebbe una sconfitta. Un ottimo risultato sarebbe il 6 per cento. Dal 4 al 6, sarà  un buon risultato». Ma va da sé che in Campania, e anche per il raggiungimento del quorum dell’8 per cento al Senato, «siamo fiduciosi». «Andate e moltiplicatevi. A me e a de Magistris non ci divide nessuno», gli fa eco Ingroia, nel suo ultimo tour a Napoli. Viene anche a sanare l’aspro scontro avvenuto sulle candidature. Il sindaco si era pubblicamente irritato per l’esclusione di una stimata professionista calabrese, sua amica. «Siamo noi la vera alternativa alla destra degli impresentabili e dei condoni tombali, ma anche a Monti con cui vuole andare a sedersi il Pd», ha assicurato Ingroia nella visita a Scampia. «De Magistris è un bravo amministratore che si sta dando da fare, sennò non starebbe con noi», dice l’ex pm. Che in Campania punta anche sulla battaglia di Pomigliano e contende a Sel il voto operaio, mettendo in lista Antonio Di Luca, uno dei 19 operai diventati simbolo della lotta contro le discriminazioni in Fiat. Ma Vendola appare in risalita a Napoli e schiera quarantenni di profilato impegno. Come Gennaro Migliore, capolista al Senato per Sel. «La Campania è una regione in bilico, prima ancora che per il numero di senatori, per l’abisso che si è spalancato di fronte alla popolazione – osserva -. Sono campani la maggior parte dei 60mila ragazzi che non si iscriveranno all’università , lo sono i giovani disoccupati. Grazie ai tagli di Tremonti e di Monti mancano servizi essenziali: i bus, i treni, la sanità . Invece Monti si affida all’usato insicuro dell’Udc, che qui sta con il governatore Caldoro a (s)governare la Regione, e Ingroia e de Magistris invocano complotti invece di affrontare i seri problemi di una grande città ». Contro Ingroia e il «voto inutile», vengono a tuonare sia Matteo Renzi, sia Enrico Letta. «I voti qui li ha de Magistris, non Ingroia: è il sindaco che mi fa paura. Ma io vi chiedo il voto disgiunto», dice Letta ai campani. E Renzi: «Ingroia vuole far perdere il Pd. Mentre la Campania è la regione delle opportunità  per tracciare un futuro di sviluppo». Dietro le quinte, c’è anche un Pd molto critico con alcuni nomi «incongrui» delle liste. Un caso su tutti: la ri-catapultata Luciana Pedoto, 12esima nella lista al Senato, deputata uscente e mai vista in Campania negli ultimi 5 anni. Persino il governatore Stefano Caldoro deve ammetterlo: «Il Sud manca nell’agenda Monti, non c’è nel centrosinistra e ne parla molto poco anche il Pdl». Anche per questo Bersani e Berlusconi chiudono a Napoli. Un recupero in extremis.


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