by Sergio Segio | 21 Febbraio 2013 7:19
ROMA — A sentire Massimo D’Alema, chi entra nel toto-Quirinale «alla fine non viene mai eletto capo dello Stato», dunque i nominati degli ultimi giorni dovrebbero fare gli scongiuri. Ma la tentazione del lanciare la candidatura del nome eccellente — reale o di bandiera — è forte in questa ultima settimana di campagna elettorale, e non vi sfugge neanche Mario Monti. Finendo, come era prevedibile, nel bel mezzo di una polemica che agita primo fra tutti proprio il suo schieramento.
Succede perché il premier, interrogato sulla candidatura eventuale di una donna per il Colle, in mattinata a «Radio Anch’io» concede una sorta di endorsement a Emma Bonino: «Sarebbe una candidata molto, molto buona al Quirinale. In Commissione Ue insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro. È una di quelle persone di cui ce ne vorrebbero di più».
Parole di stima che piacciono a Marco Pannella: «È molto interessante che Monti si sia esposto per questa candidatura che certamente non è la più gradita dai partitocrati», ma che vengono accolte con estrema sobrietà dalla Bonino — «Gli sono molto grata» —, forse conscia del monito di D’Alema, che infatti interrogato su un gradimento si rifiuta di darlo perché «Emma è mia amica e non voglio farle un dispetto…».
Ma l’uscita del leader di Scelta civica provoca molto malumore nel suo schieramento. Perché la Bonino non è certo il candidato ideale per l’area cattolica, come non mancano di fargli notare anche a voce alta alcuni esponenti dell’Udc come Marco Calgaro («Mi dissocio completamente e trovo inopportune le dichiarazioni del presidente Monti»), ma anche Roberto Formigoni — «Ultimo avviso agli elettori cattolici. Monti vuole la Bonino al Quirinale…» — o il Movimento per la vita, che esprime «sconcerto e preoccupazione».
Seccamente, pure Pier Ferdinando Casini prende le distanze: «È un dibattito stucchevole quello sulla presidenza della Repubblica quando abbiamo un capo dello Stato in carica e problemi più urgenti da affrontare, come i provvedimenti da prendere per il bene del Paese. Propongo davvero una moratoria sul Quirinale: almeno questa istituzione non facciamola diventare parte di un gioco, quello del toto-nomine nel quale a volte tutti cadiamo. È una cosa seria, trattiamola seriamente».
Umori e malumori che sono subito giunti all’orecchio di Monti, che tempo un’ora — dopo aver ribadito che per candidarsi premier ha rinunciato al Quirinale — ha subito precisato la sua posizione: «La Bonino non è assolutamente la mia candidata. Tempo fa avevo detto di avere un candidato, non è donna, conosce bene quel Palazzo e si chiama Giorgio Napolitano. Può sembrare una persona anziana, ma non lo è». Insomma, una marcia indietro in qualche modo obbligata dall’opportunità , e una trincea che è quella della rielezione di Napolitano, che vede cautissimo il Pdl (per Alfano non bisogna «tirare per la giacca» il presidente) ma che piace a Fini: «Sarei felicissimo se Napolitano continuasse nel suo mandato. Ma poiché lui stesso ha detto di non essere disponibile, confermo che darebbe credibilità al sistema politico italiano che fosse eletta la prima donna presidente della Repubblica. Ovviamente senza fare nomi».
E però, il nome al femminile continua a far discutere il mondo politico, con due personalità sopra tutte: Anna Finocchiaro e la stessa Bonino. Sempre per i centristi, Giulia Bongiorno non ha dubbi: «È assolutamente importante dare una svolta alla politica, per questo dico che voterei con piacere entrambe, delle quali ho la massima stima». E Roberto Maroni continua a dirsi favorevole a un’eventuale elezione dell’esponente del Pd. Ma è chiaro che i giochi sono ancora in corso, e le candidature forti che si contrappongono parecchie. In pole position resta Romano Prodi, ma anche Giuliano Amato sarebbe gradito a molti mentre c’è chi giura che il candidato a sorpresa di Berlusconi potrebbe essere Franco Marini, per non parlare degli outsider (Mario Mauro candida Riccardi). La lunga strada che porta al Colle, insomma, è tutta ancora da percorrere.
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