L’Anp: «Salvate la vita di Samer al-Issawi»
GERUSALEMME. Corrono sulla rete gli appelli per salvare la vita di Samer Issawi e degli altri detenuti politici palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. E assieme agli appelli si moltiplicano le manifestazioni in Cisgiordania e Gaza a sostegno dei prigionieri, alle quali i militari israeliani reagiscono con la forza. Ieri Israele ha anche smentito le voci che vorrebbero la scarcerazione del leader di Fatah Marwan Barghouti e del segretario del Fronte popolare Ahmed Saadat, durante la visita che il presidente americano Barack Obama farà in Israele tra poco più di un mese.
Samer Issawi, 33 anni di Gerusalemme Est, porta avanti la battaglia contro la detenzione amministrativa (il carcere senza processo e accuse provate) già condotta da Khader Adnan, Hana Shalabi e altri prigionieri. Anche a costo della vita. Digiuna da oltre 200 giorni ed è ancora vivo solo perchè nell’infermeria del carcere di Ramle gli iniettano flebo con glucosio, sali minerali e altri nutrimenti.
Poco per tenerlo in vita ancora a lungo. Issawi, che ha perduto 47 kg e vive su di una sedia a rotelle, nelle foto appare poco più di uno scheletro. A fine gennaio aveva anche smesso di bere acqua, per poi ricominciare convinto dalla Croce Rossa. «Il suo cuore potrebbe fermarsi in qualsiasi momento», ha avvertito Dalin el Shaer della campagna “Free Samer Issawi”.
Arrestato e incarcerato nel 2002 per appartenenza a un gruppo armato, Issawi era stato rilasciato nell’ottobre del 2011 nel quadro dello scambio tra il soldato israeliano Ghilad Shalit e un migliaio di detenuti palestinesi. A luglio 2012 però è stato accusato di aver violato i termini dell’accordo di rilascio: non uscire da Gerusalemme. Quindi è stato arrestato e incarcerato. Da allora protesta senza che da Israele arrivino segnali di flessibilità . I giudici si riuniranno solo tra un mese per esaminare la sua richiesta di scarcerazione.
Intanto viene presa di mira anche la sua famiglia. Secondo Dalin el Shaer le autorità hanno tagliato l’acqua alla casa della sorella e l’abitazione di suo fratello è stata demolita. Un altro fratello, Shadi, è stato arrestato tre giorni fa. Ma Samer Issawi è sempre più convinto di portare avanti la sua battaglia. Assieme a lui continuano lo sciopero della fame Tareq Qadan, Jaffar Ezzedin e Ayman Sharawneh. E da diversi giorni rifiuta di nuovo il cibo Akram Rikhawi.
Dopo la promessa israeliana di rilasciarlo il 24 gennaio, Rikhawi aveva ripreso a nutrirsi. Il rilascio però non è mai avvenuto.
Si è mossa anche l’Anp: il presidente Abu Mazen ha fatto appello alla comunità internazionale affinchè intervenga e salvi la vita dei prigionieri in sciopero della fame. E’ sceso in campo con un appello simile il deputato palestinese Mustafa Barghouti mentre il Rapporteur delle Nazioni Unite per i diritti umani, Richard Falk, ha parlato di «detenzione disumana». «Se Israele – ha detto Falk – non è in grado di portare prove di una loro colpevolezza, allora devono essere scarcerati subito»
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