La Spagna perde casa

by Sergio Segio | 10 Febbraio 2013 9:03

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BARCELLONA. Venerdì l’ennesimo suicidio mentre la vita politica è assorbita dallo scandalo corruzione nel Pp La vita politica spagnola è ormai completamente assorbita dai problemi di corruzione che stanno soffocando il partito popolare, e che hanno portato l’Economist di giovedì a lanciare dure critiche a Mariano Rajoy e a mettere in dubbio la credibilità  del paese. I gravissimi problemi sociali che colpiscono gran parte della popolazione sembrano essere usciti dall’agenda politica: ieri l’ennesima vittima delle banche, un 38enne con moglie e figlia, si è suicidato a Cordova dopo aver perso la propria casa e aver ricevuto la notifica di dover ancora alla banca 25mila euro e 400 al ministero delle finanze.
Il dramma che vivono centinaia di migliaia di famiglie che perdono la propria casa per non riuscire più a pagare il mutuo, così come quello della disoccupazione crescente, non sembra preoccupare il partito di maggioranza del paese. Martedì prossimo arriva in parlamento la legge di iniziativa popolare che ha raccolto quasi un milione di firme (ce ne vogliono 500mila) per affrontare il dramma sociale degli sfratti. Una legge che proprio martedì scorso la portavoce della Piattaforma dei colpiti dall’ipoteca (Pah), Ada Colau, ha difeso in una appassionata udienza alla Camera, dove è arrivata, fra le lacrime, a definire «cinico» e «criminale» il rappresentante delle banche che aveva parlato prima di lei e aveva detto che la legge attuale era assolutamente adeguata. «Con 400mila sfratti già  eseguiti, centinaia di migliaia in corso, milioni di case vuote e decine di persone che si sono tolte la vita, dire che la dacià³n en pago non è la soluzione è da criminali», ha detto ai deputati. La dacià³n en pago è la restituzione alla banca del bene, cioè la casa, in cambio della cancellazione del debito, una procedura non contemplata dalla legge spagnola. In sostanza, in Spagna se la banca durante gli anni del casinò immobiliare ha sopravvalutato casa tua, dicendo che valeva 100 (quando ne valeva 50) e ti ha «generosamente» prestato 120 (invece di 80, come avrebbe dovuto) a interessi abusivi, e tu oggi non puoi pagare le rate del mutuo, rischi di perdere la casa e avere ancora 70 più interessi da restituire.
Secondo le inchieste, il 90% dei cittadini appoggia le misure proposte per fronteggiare quella che la stessa Colau definisce come la «truffa collettiva» dei mutui: l’introduzione retroattiva della possibilità  di restituzione del bene per estinguere il debito, la moratoria completa (e non quella molto parziale prevista dal governo in un decreto a novembre) degli sfratti legati alla casa abituale per i debitori in buona fede, l’istituzione di un parco di case sociali il cui affitto corrisponda a non più del 30% del reddito familiare. Misure «minime», dice la Pah, di assoluto buonsenso in un momento di emergenza sociale, a cui associare in futuro misure più strutturali.
La recente creazione della cosiddetta «banca cattiva», un ente pubblico che assorbe tutti gli attivi «tossici» (cioè gli immobili) delle banche a spese della collettività , nella speranza di poterli rivendere, sarebbe, secondo la Pah, l’occasione per introdurre questo tipo di case sociali. Ma il partito popolare ha già  fatto sapere che voterà  contro la possibilità  di discutere la legge (mentre lo stesso giorno voterà  a favore di trasformare le corride in un «bene culturale»). Il Psoe, dopo aver nicchiato negli anni di governo, finalmente si è deciso ad appoggiare almeno alcune delle misure previste nella norma. Izquierda Unida e altri partiti di sinistra la appoggeranno, ma, se il Pp non cambierà  idea, sarà  del tutto inutile. La Pah ha annunciato che perseguiterà  pacificamente tutti i politici che voteranno contro la legge ogni volta che appariranno in pubblico.
 Il governo intanto fa le sue proposte: istituire una lista pubblica di inquilini morosi, accelerare la possibilità  di sfratto per i proprietari, diminuire da 3 a 5 anni la lunghezza dei contratti d’affitto. Ma il dettaglio più diabolico è quello per cui per autorizzare uno sfratto per morosità  basterà  la firma di un segretario giudiziario, e non quella di un giudice. In questi ultimi anni, oltre alle azioni promosse dalla Pah, è stato proprio l’intervento di molti giudici che ha impedito (o rallentato) gli sfratti più drammatici. La vetusta legge spagnola, la cui formulazione originaria risale al 1909, è stata criticata lo scorso novembre dall’avvocata generale del Tribunale di giustizia della Ue. Secondo Juliane Kokott, la legge spagnola viola le direttive europee sui diritti del consumatore perché permette l’introduzione di clausole abusive nei contratti, come quelle sugli interessi di mora o sulla possibilità  che sia la banca unilateralmente a decidere la quantità  totale del debito. Anche l’Ecuador ha denunciato la Spagna al Tribunale dei diritti umani di Strasburgo per tutelare i suoi 15mila cittadini.
Secondo il Difensore del popolo ecuadoriano, il problema è la legge sul procedimento giudiziario civile «che non permette che le parti espongano la propria situazione davanti al giudice, ma rende lo sfratto esecutivo in maniera automatica». Il Tribunale europeo è già  intervenuto due volte per chiedere al governo di tutelare il diritto alla casa. A dicembre ha bloccato lo sfratto di una donna con due figli che aveva occupato un appartamento a Madrid e a gennaio ha impedito al comune della capitale di demolire la baracca dove vive una famiglia povera senza offrirgli un alloggio alternativo.

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23 mila GLI SFRATTI nei primi 9 mesi del 2012: da gennaio a settembre dell’anno passato c’è stato un aumento del 16% rispetto al 2011

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