La sfida del centrosinistra? Dimostrare di aver intercettato il cambiamento

by Sergio Segio | 24 Febbraio 2013 9:31

Loading

MILANO. Nessuno sa quale sarà  l’esito delle elezioni, se davvero produrranno una svolta politica. Quello che è certo è che la Lombardia sta cambiando in profondità , nel rapporto tra città  e territori, tra le diverse fasce sociali e produttive. Ne è convinto il sociologo Aldo Bonomi che da molti anni si occupa di questa regione e ne analizza le dinamiche e l’evoluzione.
Come vede questa campagna elettorale?
Ho girato la Lombardia in questo periodo, ho anche partecipato ad incontri con Andrea Di Stefano (capolista di Etico a sinistra, ndr) a Lecco, Cantù, in Valtellina, oltre che a Milano.
E che idea si è fatto?
Ancora una volta qui, rispetto al sistema paese, precipitano in anticipo una serie di cambiamenti politici, economici e sociali. Sta mutando il rapporto antico tra città  e campagna. Per metterla in termini politici, e un po’ semplicistici, tra quella parte di Lombardia che si riconosceva nella Lega e in Berlusconi e quella parte che ha portato alla vittoria di Giuliano Pisapia a Milano. Quando parlo di città , però, non mi riferisco solo a Milano, ma anche agli altri centri urbani, da Bergamo a Brescia, da Varese a Como. Le città  sono la sede del terziario, del cognitariato e, se vogliamo, del precariato. Finito lo yuppismo berlusconiano, hanno prodotto le trasformazioni che hanno portato alla vittoria di Pisapia. Nel contado adesso la crisi ha colpito duramente quel capitalismo molecolare fatto di piccole imprese e artigianato che si è riconosciuto per molti anni nel sindacalismo territoriale della Lega e nell’individualismo proprietario di Berlusconi. Parlo di tutta la fascia pedemontana che va da Varese a Brescia. Ma anche le terre alte, le valli che sono state il territorio originario del leghismo sono cambiate. Si parla di beni comuni, di acqua come bene comune, di tutela del territorio, di turismo sostenibile. E anche la bassa, la fascia di pianura tra Pavia e Mantova, quella delle quote latte, tanto per intenderci, è investita pesantemente dalla crisi.
Tutti questi cambiamenti come sono entrati nella campagna elettorale e come influenzeranno il prossimo sistema politico?
Tutto sta a vedere se il centrosinistra è riuscito a intercettare queste nuove spinte sociali, cioè se è stato in grado di rispondere alla fine dell’empatia tra Berlusconi, Lega e il sistema sociale e produttivo lombardo.
E Formigoni?
Certo, è finito anche il modello formigoniano che si basava sulla sussidiarietà  dall’alto, tutto dipendeva dal potere e dai benefit elargiti dal Pirellone. Mentre ormai è tempo di pensare alla sussidiarietà  dal basso, al mutualismo, al volontariato. Voglio usare un’espressione forte, al comunitarismo libertario. E questo ha molto a che vedere con il centrosinistra, con il mondo della sinistra e con alcune sue proposte. Per esempio non si può scomporre sanità  e sociale. Il welfare è l’insieme delle due cose e in questo quadro si inseriscono anche idee radicali come il reddito minimo garantito.
Però la campagna elettorale non ha prodotto l’entusiasmo che portò alla vittoria di Pisapia. Eppure la crisi del formigonismo è stata evidentissima e costellata di scandali. Come mai?
E’ stata una campagna elettorale molto breve, si è discusso di questioni di vertice come Imu e tasse al 75% da trattenere in Lombardia, mentre per me bisogna continuare a riportare l’agenda sulle vere esigenze del territorio. Credo che in molti casi ci si sia mossi proprio su questi binari, ma per sapere quanto il centrosinistra sia riuscito a farlo lo vedremo solo domani.
Tra le cose che sono cambiate c’è anche l’onda del Movimento 5 Stelle, cosa pensi quando vedi piazza Duomo stracolma per Beppe Grillo?
Eravamo abituati a piazze rancorose, come quelle della Lega, dove si agitava il tema della sicurezza e si chiedeva l’intervento delle ronde o dell’esercito. Quella di Grillo non era un piazza rancorosa, ma di protesta, da qui a dire che è funzionale al centrosinistra certo ce ne passa. E certo si porrà  il problema di aprire un ragionamento su un movimento che è stato sottovalutato.
E se dovesse prevalere Maroni?
I competitor del centrosinistra sono cambiati, c’è un leghismo e un berlusconismo meno radicato, meno alla Borghezio, ma proprio per questo più insidioso, che sposta la secessione dalle vallate e pensa alla macroregione.

Post Views: 163

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/02/la-sfida-del-centrosinistra-dimostrare-di-aver-intercettato-il-cambiamento/