La scelta del Quirinale dopo le critiche «in casa»

by Sergio Segio | 28 Febbraio 2013 8:18

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MONACO — Non c’era alternativa. Dopo quel giudizio sulla «vittoria di due politici-clown» in Italia (una sortita deliberata e non un passo falso, visto che non era poi venuta alcuna rettifica o smentita), la cena con Peer Steinbrà¼ck era assolutamente inopportuna. Andava cancellata per almeno un paio di ragioni, ha deciso Giorgio Napolitano ieri mattina, senza troppo pensarci su e affidando all’ambasciatore italiano a Berlino, Elio Menzione, il compito di comunicare la notizia al leader socialdemocratico. Anzitutto perché quello era un plateale e insopportabile schiaffo alla dignità  di un Paese già  in sofferenza per un risultato delle urne molto problematico e che materializza seri pericoli di ingovernabilità . E perché, se avesse fatto finta di nulla e si fosse intrattenuto a colloquio con il candidato cancelliere della Spd, avrebbe rischiato di essere sommerso dalle polemiche a Roma.
Punto non secondario, questo, dal momento che il viaggio di quattro giorni in Germania subito dopo il voto è stato preceduto da critiche piuttosto sgradevoli, per il capo dello Stato, da parte di diversi esponenti politici di casa nostra. Leader e comprimari che hanno tentato di farla passare come una sorta di vertice di concertazione preventiva sul futuro governo italiano e, dunque, come un atto di sottomissione all’eterna «egemonia tedesca». In verità  (e il sito del Quirinale ne aveva dato annuncio da parecchio tempo), le tappe di Monaco e Berlino facevano parte di quelle «visite di congedo» che erano state programmate già  alcuni mesi fa, e alle quali agli inizi di gennaio si è aggiunto un volo a Washington, su invito personale di Barack Obama.
Ora, anche se le puntualizzazioni del Colle miravano a sgombrare ogni lettura complottistica proprio attraverso lo scadenzario reso pubblico sul sito, un certo disagio continua a circondare questa missione. Disagio alimentato da Roma. Cosa che forse spiega perché Napolitano abbia voluto scansare nuovi attacchi di cui non sente ovviamente il bisogno, in una fase così critica. Qualcuno, con interpretazioni arcimaliziose, pretenderebbe ora di vedere dietro la difesa delle scelte italiane alle urne un tentativo di «captatio benevolentiae» nei confronti dei due esponenti politici accusati di essere dei clown, cioè Grillo e Berlusconi. Con il retropensiero che, in questo modo, il presidente voglia conquistare una loro maggiore disponibilità  in vista delle consultazioni per formare il nuovo esecutivo. Lettura risibile. Di chi non ha idea di come funziona quel decisivo rito costituzionale e ignora il grado di «autorità » che i capi dello Stato esercitano in modo quasi naturale, quando convocano i gruppi parlamentari sul Colle per avviare una nuova fase politica.

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