La rotta d’Italia e una campagna elettorale decisamente fuori rotta

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Sbilanciamoci.info ha aperto il dibattito su La rotta d’Italia indicando queste priorità  per i primi 100 giorni del futuro governo. Alla base di queste indicazioni la convinzione che per portare il paese fuori dalla crisi sia indispensabile lanciare un segnale di cambiamento nella direzione di un’economia più giusta e ecosostenibile e di una maggiore giustizia sociale. Quasi 40 interventi hanno affrontato in modo puntuale i diversi contenuti che avrebbero dovuto animare il confronto tra le forze politiche e le diverse coalizioni che si candidano a governare il paese dopo le elezioni del 24 e 25 febbraio. Così non è stato.
La campagna elettorale che si è chiusa ieri è una delle peggiori degli ultimi anni, tutta centrata sul posizionamento tattico dei suoi protagonisti, sulla giustificazione delle alleanze già  definite e sulla ipotetica rappresentazione di quelle che saranno più o meno imposte dal risultato elettorale. Una campagna giocata a colpi di cinguettii e di post , più che sulla puntualizzazione delle proposte per far fronte alla crisi. Il tema fiscale è stato ancora una volta al centro del dibattito elettorale, ma certo non nella direzione da noi auspicata. Si è parlato quasi esclusivamente dell’Imu, sicuramente iniqua così come è stata attuata, ma assai poco della necessità  di accentuare la progressività  del nostro sistema fiscale a vantaggio dei redditi più bassi.
Si potrebbe fare, come la campagna Sbilanciamoci! suggerisce da tempo, modificando le aliquote Irpef, introducendo una tassa patrimoniale del 5×1000 sui grandi patrimoni, portando la tassazione sulle rendite finanziarie al 23%. Questi provvedimenti, insieme all’introduzione di alcune tasse di scopo (diritti tv, pubblicità , veicoli inquinanti, licenze per il porto di armi ecc.) potrebbero far entrare più di 16 miliardi nelle casse dello stato. Il forte consenso dell’opinione pubblica alla cancellazione del programma degli F35 (più di 78.000 le firme raccolte dalla campagna Taglia le ali alle armi ) è stato utilizzato in modo per lo più strumentale dai leader di quelle stesse coalizioni che hanno sottoscritto e riconfermato fino a oggi il contratto di acquisto. Il costo esatto dei 90 F35 attualmente previsti non lo sappiamo, il costo medio stimato di un solo F35 è pari a circa 130 milioni di euro: tra acquisto e gestione il programma ci costerà  tra i 50 e i 52 miliardi di euro. Un’intera manovra finanziaria.
Al di là  dei vari spot elettorali (paradossale quello di Berlusconi), continua a prevalere la convinzione che si possa tagliare tutto ma non la spesa militare. Il bilancio pluriennale dello Stato prevede già , del resto, per il ministero della Difesa un progressivo aumento dai 20.935 milioni previsti nel 2013 ai 21.024 milioni nel 2015. Sono rimaste nell’ombra le vere emergenze del paese: come rilanciare l’economia e creare nuova occupazione; come ripensare i nostri rapporti con l’Europa e uscire dalle strettoie del patto di stabilità ; come riequilibrare i rapporti tra finanza, economia reale e politica; come reinventare un modello di welfare (…). Un segnale positivo tuttavia c’è. Oltre 118 candidati al Parlamento hanno sottoscritto a oggi l’appello Io mi Sbilancio!, contenente queste ed altre proposte.
 Dal 26, un punto di partenza per cambiare le politiche del paese.
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