La guerra a sinistra tra Arancioni e Sel Vendola: “Così ci farà  perdere”

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ROMA — Vendola definisce Ingroia «da brivido», dopo il giudizio dell’ex procuratore sulla collega Ilda Boccassini e sull’antimafia. Leoluca Orlando, per conto di Ingroia, gli risponde di starsene calmo e prepara per oggi una bella sorpresa al compagno Nichi: riunisce alla Camera per una conferenza stampa amministratori e dirigenti locali che fino all’altroieri sono stati vendoliani e che ora scelgono Ingroia. «Ci sono ex Sel campani, laziali, siciliani, sardi, il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone… », elenca. Mancano tre settimane al voto, e siamo alla guerra delle sinistre. Cominciata subito, a inizio campagna elettorale, con quel “tesoretto” di consensi della gauche italiana da conquistare, ma che ora vede Vendola sotto assedio, in calo di consensi secondo i sondaggi; Ingroia in corsa per diventare l’ago della bilancia del centrosinistra; Bersani preoccupato davvero.
Vendola dice di essere «ferito »: «Mi dispiace che a sinistra si dia lo spettacolo della guerra fratricida. Vogliono sottrarci voti? Non ne parlo, a me addolora l’assedio polemico». Pensa, il leader “rosso”, che così «ci fanno perdere». Ma l’obiettivo a cui gli ingroiani stanno puntando è quello di superare le soglie di sbarramento alla Camera e anche, regione per regione, al Senato, erodendo Vendola e in questo modo costringere la coalizione bersaniana a trattare post elezioni con loro. Ingroia lo ha ripetuto: «Vendola sbaglia, lui dovrebbe essere la sinistra ma siccome sta con il Pd va da Monti ». La controffensiva ingroiana mira, soprattutto per Palazzo Madama – con Lombardia, Sicilia e Veneto dove lo schieramento dei Progressisti rischia la sconfitta – a dare a “Rivoluzione civile” un peso politico decisivo. Se nel Pd la tensione di questi giorni ha un nome – Monte dei Paschi di Siena – e l’obiettivo è di limitare i danni mediatici dello scandalo Mussari, appena un gradino sotto sta il dossier-Nichi. Al Nazareno, la parola d’ordine è «dare una mano a Vendola » e mettere in difficoltà  Ingroia. A pioggia ci sono dichiarazioni e note dei Democratici alle agenzie di stampa. Enrico Letta chiama l’ex procuratore «un rivoluzionario da salotto»; Anna Finocchiaro si appella al «senso di responsabilità  di Ingroia».
Bersani sul suo tavolo ha i sondaggi settimanali, che dicono qualche cosa buona (in Sicilia il Pdl si sta sfaldando), e alcune cattive, e cioè che in Lombardia è allarme rosso e che Vendola non riesce ad arginare Ingroia. «Sel è in sofferenza», ammettono i leader democratici Franceschini, Letta, Finocchiaro, Migliavacca e Errani.

A metà  della prossima settimana dovrebbero fare il punto in un vertice. I vendoliani del resto hanno ben presente la “sofferenza” del partito. Ieri si è riunita la segreteria di Sel, che ha avuto all’ordine del giorno difficoltà  e soluzioni. Con una coda polemica nei confronti del Pd. «Avere agitato il voto utile la prima settimana di campagna elettorale è stato prematuro e si sta trasformando in un boomerang per noi di Sel»: è stata una delle proteste. «Bersani non parla mai di Vendola, fra un po’ nessuno sa che siamo alleati, a meno che Monti non ci attacchi ». Ciccio Ferrara, Gennaro Migliore, Loredana De Petris, Nicola Fratoianni, i più stretti collaboratori di Vendola, avvertono un pericolo: che l’autosufficienza dei Progressisti si allontani. Insomma, la coalizione “Italiabenecomune” va rilanciata, non nascosta. «È certo che Vendola perde consensi a favore nostro – contrattacca Orlando noi siamo una lista aperta e c’è chi vi aderisce in nome proprio del progetto originario di Sel».


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