La consulenze d’oro di Formigoni “Cinquanta milioni spesi in tre anni per ricerche generiche o inutili”
MILANO — Il Pirellone fa le pulci al Pirellone. E scopre una montagna di consulenze, volute dalla giunta Formigoni, dai risultati oscuri. In tre anni, dal 2009 al 2011, sono stati conferiti 353 incarichi per studi e ricerche per un totale di 54,9 milioni di euro. Ma, scrive il presidente del comitato dei controlli Ettore Paganelli, nonostante l’importo sia pari «al 51,2 per cento della spesa per la Protezione civile ed è più che doppio rispetto alla spesa per la sicurezza urbana e la polizia locale», in molti casi, «le ricadute delle ricerche sono limitate, rispetto a quanto sarebbe corretto prevedere» oppure «sono state definite in termini generici di stimolo alla riflessione, arricchimento metodologico, oppure ancora sono in attesa di realizzazione pur relativamente ad attività iniziate nel 2009».
La relazione, di cinquanta pagine, è stata inviata al governatore lombardo poco prima di Capodanno ed è stata tenuta nel cassetto. I controllori hanno verificato tutte le ricerche commissionate dalla presidenza e dalle varie dirigenze, in particolare i settori “Ambiente, energia e Reti” e “Sanità ”. Studi gestiti in gran parte (42,6 per cento) da società come Eupolis Lombardia, feudo ciellino con 69 dipendenti. La giunta ha preso atto della relazione, diciamo così, in silenzio. Sorvolando sulle lacune evidenziate dal comitato: «Dalla documentazione esaminata è emerso che le spese esposte dagli affidatari sono liquidate sulla base di fatture o note di addebito che riportano generalmente il riferimento allo stato di avanzamento del progetto che giustifica il pagamento ». Proprio mentre la procura di Milano indaga sui rimborsi ingiustificati dei consiglieri regionali, sia di centrosinistra che di centrosinistra, emerge che su somme ben più elevate c’è poca chiarezza. «I documenti giustificativi non sono accompagnati da rendicontazione delle spese sostenute con riferimento alle risorse professionali impiegate». E così, accade spesso che se i consulenti affidano ad altri parte delle loro attività , «la direzione si trova nella condizione di non poterne essere a conoscenza» e di non poter verificare gli importi.
L’audit interna entra nel merito anche della legge regionale sulle maggiorazioni tariffarie, la 7 del 2010. Secondo i pm di Milano è uno degli strumenti con i quali Formigoni avrebbe garantito più di 200 milioni di euro alla Maugeri in cambio dei viaggi e degli altri benefit offerti dal consulente della fondazione Maugeri Pierangelo Daccò e dal suo socio Antonio Simone. Un provvedimento che consentiva grande discrezionalità proprio per favorire alcune realtà della sanità lombarda. Nel rapporto si spiega che occorre «prevedere idonei presidi di controllo ». Inoltre, è opportuno «descrivere meglio e motivare il rapporto tra entità della maggiorazione e possesso dei requisiti prescritti».
Un altro paragrafo riguarda Finlombarda, carrozzone malato della Regione, che recentemente ha affidato una consulenza da 110mila euro sull’Housing sociale a Carlo Masseroli, ex assessore ciellino della giunta Moratti. La controllata Finlombarda Gestioni Sgr chiude l’esercizio 2011 con una perdita di 850mila euro. Ma il problema numero uno sono le consulenze, finanziate senza valutazioni. «L’analisi dei costi è citata, nella grandissima maggioranza dei casi, mediante frasi di stile, senza alcun riferimento alla fattispecie concreta».
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