by Sergio Segio | 14 Febbraio 2013 9:20
PARIGI — «Siamo pronti al rimbalzo», dice l’amministratore delegato Philippe Varin, in una delle giornate più drammatiche degli ultimi anni per il gruppo Psa Peugeot Citroà«n. La casa produttrice di uno dei modelli più belli della storia dell’automobile (la Ds, 1955-1975) ieri ha comunicato ufficialmente i pessimi dati già anticipati nei giorni precedenti: 5 miliardi di perdite nel 2012, diminuzione del giro d’affari del 5% per tutto il gruppo (automobile, componentistica Faurecia e banca) e del 10,3% per la sola divisione auto.
Un crollo storico, che nelle speranze di Varin equivale ad avere toccato il fondo. La conferenza stampa di ieri è stata convocata per presentare il piano di risanamento e cercare di convincere i mercati che d’ora in poi non si può che risalire, e la risposta della Borsa è stata positiva: il titolo ha guadagnato più del 6 per cento.
La prima ragione invocata dai vertici per spiegare le perdite record è «il deterioramento del settore in Europa», il mercato sul quale tradizionalmente Psa punta di più: Peugeot e Citroà«n vendono in Europa il 61% delle loro auto, contro il 50% di Renault e il 40% di Volkswagen. È quindi Psa che ha pagato di più la contrazione del mercato, tornato ai livelli di 17 anni fa. Per il futuro, Varin ha ricordato che il gruppo ha investito oltre 7 miliardi di euro in Cina, Russia e America Latina dove finora era molto debole, e conta nei prossimi anni di raccogliere i frutti di queste spese.
Il 2013 resterà un anno di sofferta transizione, con il lancio però di 17 nuovi modelli e soprattutto la differenziazione dei marchi, oggi percepiti come indistinti: alla linea Ds della Citroà«n sarà affidato il settore delle auto di lusso confidando nella sua gloriosa tradizione, Peugeot dovrà occupare il settore medio-alto mentre di nuovo Citroà«n produrrà i modelli cittadini della serie C.
Tutte le auto del gruppo useranno solo due piattaforme (invece delle tre attuali), la EMP2 per i modelli più grandi e la EMP1 per gli altri, e ogni vettura sarà concepita per essere venduta in tutto il mondo, ponendo fine alla politica attuale delle auto «regionali» (per Europa, Cina o America Latina). Ma l’aspetto decisivo e più problematico della nuova politica industriale resta il lavoro: confermata la soppressione di oltre 11 mila posti da adesso al 2013, con la riduzione dell’attività dello stabilimento di Rennes (meno 1.400 dipendenti) e la chiusura di quello di Aulnay (tremila lavoratori).
Ce la farà Psa a sopravvivere senza l’ingresso dello Stato nel capitale? Philippe Varin, che potrebbe essere riconfermato dalla famiglia Peugeot alla scadenza del mandato a maggio, ancora ieri ha ripetuto che «la questione non è sul tavolo oggi» e il ministro Pierre Moscovici sostiene che «il risanamento tocca agli azionisti». Ma l’Eliseo non esclude di dovere intervenire in futuro se questo fosse l’unico modo per salvare il primo costruttore nazionale.
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