LA CACCIA AL VOTO POVERO

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La composizione del non voto è importante; i giovani questa volta sembrano più decisi a votare (soprattutto Bersani e Grillo) che in passato. Tra i più lontani dalla rappresentanza politica sono invece i “perdenti”: gli italiani impoveriti dalla crisi, più vulnerabili, con minor istruzione. Oggi un italiano su sei vorrebbe lavorare ma è senza occupazione, un dipendente su quattro è precario, la produzione industriale è caduta del 25%.
È soprattutto a quest’area che si è rivolto domenica scorsa Silvio Berlusconi con la sua proposta di rimborsare l’Imu sulla prima casa: la promessa di una mancia di qualche centinaio di euro per famiglie che non arrivano a fine mese, quando i veri vantaggi andrebbero ai ricchi con le case di valore.
Berlusconi ha parlato di quattro miliardi di entrate per l’Imu sulla prima casa (sui 24 miliardi di gettito totale) che potrebbero essere finanziate dai 25-30 miliardi di possibili entrate per l’accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali esportati clandestinamente. Brunetta ha aggiunto che la Cassa depositi e prestiti potrebbe anticipare i soldi del rimborso 2013 (in attesa dell’accordo con Berna) e, per i prossimi anni, ha proposto nuovi giochi d’azzardo e tasse su alcol e sigarette per compensare le minori entrate Imu. Al diffuso bisogno di una redistribuzione di reddito, di una “restituzione” da parte del fisco, la destra offre questa risposta illusoria, e Berlusconi promette un nuovo condono fiscale che, ancora una volta, sarebbe un favore ai più ricchi e agli evasori.
La risposta del centrosinistra dev’essere quella di una redistribuzione effettiva. Un esempio? Con gli stessi quattro miliardi si potrebbero azzerare le tasse su chi guadagna meno di mille euro lordi al mese per lavoro dipendente. Ci sono quattro milioni e 300 mila contribuenti che nel 2011 (su redditi 2010) hanno pagato imposte dirette sul lavoro dipendente, con redditi lordi che vanno da zero a 15 mila euro, versando al fisco 3,6 miliardi di euro. Sono questi i working poor di casa nostra, giovani precari, donne part-time, cassintegrati a rischio disoccupazione. Rappresentano una parte rilevante dei sette milioni di elettori ancora indecisi. Hanno bisogno di una proposta politica che li riguardi, di una prospettiva di lavoro e di reddito. Un altro esempio? Con i soldi dell’accordo con la Svizzera – come sostiene Sbilanciamoci! – si potrebbe rilanciare l’economia e creare subito 50 mila posti di lavoro in produzioni “verdi”.


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