India, strage alla festa degli indù

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DOVEVA essere il giorno più santo e fortunato del Kumbh Mela, la cerimonia religiosa che ogni dozzina d’anni richiama decine di milioni di pellegrini indù al Sangam, la sacra confluenza dei fiumi Gange e Yamuni, entrambi visibili agli umani, e del Sarswati, presente soltanto nel mito. Proprio ieri, un bagno in quelle acque grigiastre avrebbe garantito la purificazione da tutti i peccati, e perciò la fine del ciclo delle reincarnazioni. Invece, la ressa di migliaia di reduci dal rito, assiepati nella stazione ferroviaria di Allahabad, nel nord dell’India, è costata la vita ad almeno 30 persone.
Sotto il peso di una marea umana mossa all’assalto dei treni, un ponticello pedonale si è schiantato. «È scoppiato il caos totale», racconta un testimone al canale tv
Ndtv.
«Non si sono visti né un dottore né un’autoambulanza fino a due ore dopo l’incidente». Le immagini del disastro mostrano un’immensa idra a decine di migliaia di teste, che avanza oscillando e spintonando, mentre le forze della polizia, travolte, serrano i ranghi per riportare l’ordine. Peggio, però: nel tentativo di domare la calca a manganellate, i poliziotti diffondono il panico. I 14 ospedali allestiti per la festa santa, hanno ricoverato decine di feriti.
Già  si erano avuti due morti, ieri pomeriggio, in seguito all’immersione rituale nel Gange. Un bilancio tutto sommato ridotto — si fa per dire — dal momento
che il Kumbh Mela è considerato il raduno umano più vasto sul pianeta. Nell’arco di 55 giorni si alternano all’incirca 100 milioni di persone. Tanto per fare un paragone, il Hajj alla Mecca, il pellegrinaggio musulmano, richiama tre milioni di fedeli. Più di 14 mila poliziotti, rafforzati da unità  paramilitari e corpi di élite sono stati schierati alla confluenza dei corsi d’acqua.
Di più: quest’anno si celebra, nientemeno, il Maha Kumbh Mela, atteso da quasi un secolo e mezzo. Ieri, domenica, era il giorno di “migliore auspicio”, quando l’allineamento delle stelle nel cielo è perfetto. Dall’alba al tramonto 30 milioni di uomini e donne, gente pia e santoni, monache degli ordini indù, leader religiosi e asceti si sono dati il cambio lungo le sponde del fiume per detergersi dei peccati accumulati nelle vite passate e in quella presente. Molti hanno percorso migliaia di chilometri, giorni e giorni di viaggio in autobus, in treno, a piedi, prima di raggiungere il Sangam.
Alle prime luci del giorno, sono i Naga sadhus, gli asceti, a inaugurare le immersioni: il corpo cosparso di cenere, indosso soltanto ghirlande di calendole, si precipitano a tuffarsi nelle acque ancora gelide. La cerimonia ricalca un evento centrale della mitologia indù: è la Festa (Mela) della Brocca (Kumbh), la vittoria degli dei nella battaglia contro i demoni per il possesso di un’anfora ricolma di nettare capace di garantire l’immortalità . Nella fuga attraverso i cieli, un dio ne avrebbe versate alcune gocce sopra quattro città : Allahabad, Nasik, Ujjain e Haridwar. Per ottenere quella santa benedizione e liberarsi delle catene terrene, gli indiani accorrono negli stessi luoghi ancora oggi, dopo secoli e secoli.


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