Il terzo polo in regalo all’amico del Cavaliere
SEI giorni dalle elezioni politiche il cda di Telecom Italia ha deciso di vendere il suo asset più sensibile, la tv de La7, all’editore Urbano Cairo.
URBANO Cairo è l’editore di periodici che ha iniziato la sua carriera professionale come assistente di Silvio Berlusconi. Assegnando a lui l’esclusiva della trattativa non si è voluto dare tempo a Diego Della Valle di fare la sua proposta, preannunciata con una lettera di sabato scorso (nella quale esprimeva l’idea di coinvolgere nell’operazione anche i volti noti de La7). Si è voluto invece decidere a tutti i costi probabilmente per dare un segnale nel bel mezzo della campagna elettorale, anche se i consiglieri di Telecom si difendono dicendo di aver esclusivamente fatto gli interessi dell’azienda. Certo, se è giusto che la vita delle aziende non segua un calendario politico, è anche vero che dopo otto mesi di trattative estenuanti la vendita de La7 arriva a realizzarsi a pochi giorni dal voto più importante degli ultimi cinquant’anni. Ed è lo stesso cda Telecom che si è dato questi tempi così “politicamente sensibili”.
L’offerta di Cairo è stata preferita a quella del Fondo Clessidra perché è stata sensibilmente migliorata nella sua versione definitiva. Al primo giro era stata considerata praticamente irricevibile, visto che prevedeva una dote da parte del gruppo Telecom di circa 150 milioni tra sconti, pubblicità e cassa. Venerdì sera questa cifra è scesa a circa 80-90 milioni, meno delle perdite di un anno, e soprattutto è stato valutato positivamente il fatto che i multiplex per la trasmissione in digitale rimangono di proprietà della società telefonica. Infrastrutture che secondo le stime dell’azienda possono produrre nei prossimi anni circa 45 milioni di margine operativo lordo. L’errore di Clessidra è stato proprio quello di sottovalutare questi asset. Dunque, implicitamente, la dote richiesta era sensibilmente più alta di quella di Cairo.
Ora bisognerà vedere come l’editore che alla fine degli anni ’90 acquistò la Giorgio Mondadori e poi ha sviluppato una casa editrice che fattura 320 milioni e ne ha guadagnati 18 nel 2012 riuscirà a rimettere in sesto i conti de La7. «Apprendo la notizia con positività – le prime parole di Cairo – ho davanti un compito molto difficile ma esaltante. L’azienda nell’ultimo decennio ha perso 100 milioni all’anno e va risanata in tempi rapidi, senza modificare la linea editoriale, ma tagliando i costi in eccesso».
Nelle prossime due settimane Cairo dovrà ancora lavorare ventre a terra per finalizzare l’acquisto da Telecom che gli chiederà un ulteriore sforzo economico. Poi arriverà il tempo dei tagli e delle nuove idee da mettere in campo. Nei giorni scorsi, quando ancora sembrava che il favorito fosse il Fondo Clessidra, Cairo aveva cominciato a piantare i paletti del suo nuovo palinsesto. Grande spazio all’attualità con la conferma dei “volti” di punta, da Mentana a Santoro, da Maurizio Crozza a Gad Lerner fino a Corrado Formigli.
L’obbiettivo è mantenersi nel solco della tv libera e indipendente che si può permettere satira e analisi sferzanti. Ma poi bisognerà anche pensare ad aumentare i ricavi e così Cairo sta ipotizzando una serie di programmi di intrattenimento che possano interessare a un target femminile adulto che è quello preferito da alcuni grandi investitori pubblicitari. «La sfida è titanica – aggiunge – ma quando presi la Giorgio Mondadori mantenni tutto il personale. Vorrei fare lo stesso a La7». Basta che non si tratti di una promessa alla Berlusconi.
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