by Sergio Segio | 3 Febbraio 2013 8:54
TRANI — La Procura di Trani rovescia definitivamente il tavolo. E questa volta aggredisce i Signori dell’Euribor. Dopo i sequestri disposti nell’inchiesta sui 220 milioni di contratti derivati emessi nel 2009 da cinque delle principali banche italiane a piccole e medie imprese a garanzia dei loro finanziamenti, fa una nuova mossa dalle ripercussioni potenzialmente imprevedibili sul mercato del costo del denaro. Dopo un viaggio a Londra, il pubblico ministero Michele Ruggiero si è infatti spinto lì dove neppure le due commissioni di Borsa inglese (la Fsa) e americana (la Cftc) avevano ritenuto opportuno spingersi. Dopo averli identificati, ha iscritto nel registro degli indagati per turbativa dei mercati finanziari sei dei trader (alcuni di cittadinanza inglese, altri americana) che con il loro lavoro fissano quotidianamente il tasso di interesse medio delle transazioni finanziarie in euro tra le principali banche europee. Il cosiddetto Euribor. Il tasso da cui dipende non solo il costo del denaro nel mercato interbancario, ma cui è legato anche quello che le singole banche applicano alla clientela nella definizione degli interessi composti sui mutui a tasso variabile.
Come per i derivati, l’inchiesta Euribor è nata dopo un esposto dell’Adusbef e allunga il “track record” di una Procura che, da anni ormai, conduce indagini sui mercati finanziari, tanto da aver già mandato a processo le più importanti agenzie di rating incaricate di calcolare il “rischio Paese” nell’area euro. E, come per i derivati, l’accelerazione è delle ultime ore. Venerdì, infatti, nella caserma del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Bari, davanti agli uomini del colonnello Antonio Quintavalle, è stato interrogato come testimone Giuseppe Attanà . Anche lui – come i sei trader iscritti al registro degli indagati – non un uomo qualunque. Attanà , infatti, non è soltanto il responsabile della Tesoreria di Banca Intesa, ma ha un ruolo riconosciuto di rappresentanza di chi opera sui mercati: è infatti il presidente dell’Assiom Forex, l’associazione che riunisce circa 450 istituzioni finanziarie, contribuendo con le autorità di vigilanza alla definizione delle “best practice” e dunque dell’integrità dei mercati. Ad Attanà è stato chiesto come venisse formato l’Euribor, il tasso che, tra l’altro, regola la rata del mutuo variabile e che indica se un derivato è in perdita. E Attanà ha sostanzialmente confermato le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi ai quotidiani. «L’Euribor – aveva detto e ha ripetuto alla Finanza – non è il tasso al quale una banca scambia i soldi, ma il tasso al quale si presume venga scambiato il denaro tra le maggiori banche. Viene indicato ogni giorno dagli istituti, “dopo aver constatato” i tassi delle altre banche».
Ebbene, per il pm Ruggiero le parole di Attanà sono una notizia di reato e sufficienti, anche da sole, «a portare rapidamente a giudizio gli indagati». Infatti, secondo la ricostruzione della Procura, l’Euribor non è e non può essere una presunzione. «Al contrario – prosegue la stessa fonte – l’Euribor è e deve essere il tasso a cui effettivamente una primaria banca presta a un’altra». Quindi, il suo calcolo va ponderato ogni giorno dai singoli istituti e sulla base dei singoli dati. La regola prevede infatti che ogni mattina quaranta banche di riferimento europee (che per l’Italia sono Mps, Intesa, Unicredit e Ubi Banca) forniscano il proprio tasso (creato su dati interni), che vengano scartati il 15% dei tassi più bassi e il 15 di quelli più alti, e si proceda a una media del restante 70. E questo, chiaramente, per dare più garanzie possibili ai debitori.
Il racconto di Attanà , ricostruisce ora un investigatore, prefigura invece uno scenario di ben altro genere. Vale a dire la possibile esistenza di un cartello di banche per tenere bloccato, manipolandolo, l’Euribor al di là del reale prezzo del denaro. Il che apre la possibilità che in Italia e nell’area Euro l’inchiesta e le sanzioni alla banche che si porterà dietro produca effetti simili a quanto già accaduto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ubs ha già pagato multe per un miliardo e mezzo e Barclays per 500 milioni per aver manipolato il Libor (il tasso inglese) e appunto l’Euribor. Una decisione arrivata dopo una lunga inchiesta condotta dall’Fsa e dal-l’Cftc, sostenuta da e-mail e intercettazioni di trader che si accordavano per alterare i numeri, e quindi resa pubblica “omissando” i nomi degli operatori finanziari coinvolti. Quegli stessi nomi di cui sono andati a caccia i pm di Trani con i finanzieri di Bari nel loro viaggio a Londra («un’attività pre-rogatoriale», la definiscono gli investigatori) e che ha avuto i suoi frutti. Gli omissis sono stati infatti superati e quei trader sono appunto ora sotto inchiesta anche in Italia.
«Vanno riconosciuti alle famiglie italiane i danni patrimoniali subiti a causa di rate del mutuo gonfiate da manipolazioni illecite dei tassi – dice ora l’Adusbef – I danni per le famiglie ammontano a circa 3 miliardi con una media di 1.200 euro di danno pro capite».
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