by Sergio Segio | 27 Febbraio 2013 9:09
Il responso è chiaro, l’oracolo finanziario non lascia spazio a illusorie speranze: ci attende un periodo di forti turbolenze, se non di peggio. A giudicare dalla giornata di ieri è probabile che sia così. È altrettanto probabile, però, che l’instabilità sarà legata a motivi opposti ai quelli a cui solitamente si pensa. La finanza non è spaventata dall’incertezza che si prefigura nella politica italiana. Gli investitori non fuggono l’Italia. È l’opposto. La finanza è attratta ed eccitata da questa incertezza. L’Italia diventa un obiettivo.
Cerchiamo di capire. Speculare significa in parole semplici comprare qualcosa, sperare che il prezzo salga e poi rivenderlo. Oggi è possibile anche speculare al ribasso, ma questo non cambia i termini della questione. Più i prezzi si muovono rapidamente, più interesse c’è nel portare avanti una speculazione. Compro una casa per 100.000 euro. Se dopo un anno vale 101.000 euro posso rivenderla guadagnando 1.000 euro. Ho realizzato una speculazione, ma il margine di profitto è bassissimo, l’1% in un anno. Il gioco diventa molto più interessante se il mercato delle case è in preda a fortissime oscillazioni, se nel giro di pochi mesi c’è il caso che il prezzo della casa raddoppi (o si dimezzi).
Nessuno specula sui Bund tedeschi, perché sono noiosissimi. Li compro a 100, e qualsiasi cosa succeda tra un anno varranno sempre 100, oltre a darmi un minuscolo tasso di interesse. Ma non è il tasso di interesse a muovere i grandi capitali. Sui titoli esistono due forme di profitto possibile. Uno è il tasso di interesse su obbligazioni e titoli o il dividendo sulle azioni. L’altro è la differenza tra prezzo di acquisto e di vendita di un dato titolo, in gergo tecnico il capital gain o guadagno in conto capitale. Ed è questo a attirare gli speculatori alla continua ricerca di elevati profitti nel più breve tempo possibile. È lì che si possono fare i soldi veri. Chi specula non guarda certo al fatto che in un anno un titolo italiano possa rendere l’1% in più di uno francese. Guarda al fatto che può acquistare un BTP a 90 e se è fortunato dopo una settimana lo rivende a 100, realizzando il 10% in pochi giorni per poi spostare i propri capitali altrove.
E questo non è ancora nulla. La questione di fondo non è che la speculazione si nutre delle oscillazioni dei prezzi. Il vero motore della finanza è il fatto che la speculazione è oggi in grado di generare quelle stesse oscillazioni su cui poi andrà a guadagnare. L’instabilità dei mercati non è un indesiderato effetto collaterale dello strapotere della finanza speculativa, è la base stessa del gioco. Più scommesse girano su un dato titolo, paese o impresa, più i corrispondenti prezzi rischiano di impazzire. E se i prezzi impazziscono le possibilità di profitti a breve aumentano di pari passo. L’aumento delle oscillazioni e dell’instabilità attirerà nuovi speculatori. Più creo disastri più diventa interessante continuare a giocare, in una spirale senza fine.
È vero, alcuni investitori potrebbero tenersi lontani dall’Italia a causa dell’incertezza politica. Parliamo di chi investe in un’impresa o in un paese con un’ottica di lungo periodo, di chi considera la finanza uno strumento al servizio dell’economia e delle persone. Il che avviene circa per l’1% dei soldi che girano nel mondo. Il 99% sono pura speculazione, cacciatori senza scrupoli che fiutano la preda, individuano l’esemplare debole e in difficoltà e lo attaccano. Una finanza fine a se stessa per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. E che in questo momento ci segnala l’arrivo di turbolenze.
Il problema non è che l’instabilità politica rischia di allontanare gli investimenti finanziari. Il problema è che rischia di attrarli. Benvenuti in Italia.
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