I dubbi dell’Europa sull’Italia E Moody’s declassa la Gran Bretagna
BRUXELLES — Un ramo d’abete gelato, una distesa di neve, un pezzo di cielo azzurro: è la copertina del fascicolo che racchiude le «previsioni economiche dell’inverno 2013», diffuse ieri dalla Commissione Europea. Immagini non proprio mute, anche per l’Italia. Il ramo ghiacciato e la neve sono forse la recessione che da noi — come in tutta l’eurozona — continuerà fino al termine del 2013: prodotto interno lordo italiano giù dell’1%, un netto peggioramento rispetto allo -0,5% stimato nelle ultime previsioni d’autunno; e tasso di disoccupazione ancora in drammatica crescita: 11,6% nel 2013, 12% nel 2014. Ma poi, ecco quello squarcio di cielo azzurro, ed è forse la graduale ripresa già annunciata proprio dalla fine del 2013 e per il 2014: Pil finalmente positivo, con una crescita del +0,8% per l’anno prossimo, debito pubblico finalmente un po’ in calo, al 127,1% (dal 128,1% previsto per questo 2013, il secondo più grande debito pubblico dopo quello greco, che svetta al 175,6%). E ancora, pareggio di bilancio strutturale confermato per il 2013 come già promesso a suo tempo; e deficit pubblico che frenerà già nel 2013 e poi nel 2014 fino al 2,1% del Pil. Ben al di sotto, quindi, di quel limite massimo del 3% fissato a suo tempo dalla Ue per tutti i governi.
Sbiadisce così la minaccia della procedura di infrazione per deficit eccessivo, aperta contro l’Italia nell’ottobre 2009: anzi, dice il commissario Ue agli affari economici Olli Rehn, l’Italia «sembra sulla strada giusta» per uscirne. Rehn dice anche che per il 2013 «non serve all’Italia una nuova manovra finanziaria», e che «è strategico mantenere la rotta, con le riforme e il consolidamento dei bilanci». Non una sillaba in più, ed era scontato: nel momento in cui il commissario europeo parla, mancano 48 ore alle elezioni italiane. Ma per quanto criptico, il suo messaggio trova buona accoglienza a Roma, nelle stanze del governo: «La Commissione Europea — dice il premier Mario Monti — ha annunciato che per l’Italia è prevista l’uscita dalla recessione dalla metà del 2013. Il tunnel c’era, era lungo e lo sapevamo, anche se ci si sforzava per dare una speranza…». E ancora: «La Commissione ha detto che l’Italia ha corretto il deficit di bilancio nei tempi stabiliti, e che anche nei prossimi anni rispetterà gli obiettivi».
La diagnosi di Bruxelles per l’Europa intera, guardando a questi due anni, è che la Ue stia «superando gradualmente i venti contrari, di prua» e sia impegnata in «un’uscita progressiva dalla zona di turbolenza». Per ora, cioè nel 2013, il Pil dell’eurozona resta arenato a quota -0,3%. Nel 2014, salirà a +1,4%. Ognuno va con il suo passo, il panorama è molto vario. E mentre in serata sulla Gran Bretagna si abbatteva la scure di Moody’s, con il taglio del rating sui titoli di Stato del Regno Unito (declassati dalla «tripla A» ad Aa1), si apriva il caso preoccupante della Francia, che continua a dibattersi nel suo deficit (3,7% nel 2013, 3,9% nel 2014) e che anche ieri ha confermato di puntare tutto su una «deroga» per sfuggire alla procedura di infrazione.
C’è poi il caso della Spagna, che ormai avrebbe solo le sue esportazioni come «unica fonte di crescita all’orizzonte». Ma c’è anche la Germania, cui Bruxelles predice un «recupero graduale dopo un temporaneo arretramento», e una crescita del 2% nel 2014. Ancora una volta, nel bosco della recessione, neve e cielo azzurro si affiancano. E anche per l’Italia, Bruxelles indica la via d’uscita: «Nel 2014, si attende che la graduale ripresa nell’attività economica porti a un piccolo aumento dell’occupazione e a un ulteriore recupero nella produttività del lavoro». Quanto al debito pubblico, calerà nel 2014 «grazie a un ragguardevole avanzo primario e al ritorno della crescita economica».
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