Grillo vince volando sulle ali

Loading

Analisti e commentatori che, tuttavia, sembrano aver dimenticato il fenomeno Lega, scoperto e raccontato dal programma televisivo Profondo nord. Ci sarà  occasione di tornare su questo punto di analisi per spiegare la differenza tra televisione e web proprio in rapporto ai due concetti di maggioranza (il campo della televisione generalista) con quello di moltitudine (territorio dei nuovi media).
Grillo ha anche riportato in scena le piazze che mancavano dall’epoca del maggioritario. La caratteristica politica è di non essere né di destra, né di sinistra, ma di intercettare la protesta sociale dei due campi.
Il suo messaggio è riuscito a fare del piccolo imprenditore il nuovo proletario evidenziando un elemento di fondo: oggi le realtà  che si fronteggiano a livello politico non sono più l’imprenditore e il proletariato, ma a contrapporsi sono il mondo del lavoro reale (vedi Bersani) contro la finanza e le banche (vedi Monti).
A questo punto ho il sogno di un’alleanza non fra Monti e Bersani ma tra Bersani e Grillo: funzionerebbe come a suo tempo ha funzionato l’accoppiata Forza Italia/Lega. Il partito più strutturato costruisce localizzazione mentre il partito/movimento produce la contaminazione in direzione del rinnovamento. Gli elettori non hanno proposto l’accoppiata Monti/Bersani, ma hanno suggerito, al contrario, uno scenario alternativo che apre spazi all’innovazione, più che alla conservazione.
Leggendo i dati oggettivamente, vediamo che gli italiani hanno dato un’indicazione precisa, nel senso del cambiamento. I voti di Grillo sono stati probabilmente sottratti a destra alla Lega e a sinistra al Pd e a Rivoluzione civile, soprattutto a causa della frattura tra Ingroia e i movimenti Cambiare si può e Alba, probabilmente confluiti nella lista 5 stelle. E il fallimento della sinistra tradizionale si spiega con l’incapacità  di identificare la sinistra di oggi con i movimenti dei beni comuni.


Related Articles

Se Grillo fa il pieno anche a Torino

Loading

Alla fine siamo dovuti tornare al Sessantotto, fatidico per definizione. Un sabato di fine marzo, Giancarlo Pajetta sul palco contro la guerra americana in Vietnam e un mare di gente sotto di lui, un bagno di folla buono per la propaganda, finito subito sulla prima pagina de L’Unità  del giorno seguente.

Cambiare si può a Ingroia: Si fa presto a dire arancione

Loading

QUARTO POLO. Nell’area è polemica sul «ritorno delle vecchie facce». E sulla mano tesa al Pd (inutilmente). Il Pd discute sui candidati alle primarie dei parlamentari. E la lista civica nazionale si scontra sui «riciclati» e l’alleanza con il centrosinistra. Scoppia il caso del sostituto palermitano

La politica e il peso della mitezza

Loading

«Una sinistra senza popolo e un populismo senza sinistra». Con all’orizzonte «più la disgregazione greca che l’alternativa francese». Non poteva dir meglio Ida Dominijanni, nell’indicare la prospettiva aperta dal voto italiano della scorsa settimana, così diverso da quello tedesco.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment