Gli scandali sessuali irrompono nel Conclave altri cardinali nel mirino

by Sergio Segio | 22 Febbraio 2013 8:44

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CITTà€ DEL VATICANO — L’ombra del caso Vatileaks si allunga sul Conclave. La vicenda della carte trafugate dall’Appartamento papale continua a tenere banco in Vaticano, mentre petizioni e veti di cittadini abusati sessualmente da sacerdoti piovono sui cardinali accusati di non aver fermato la pedofilia nella Chiesa, e presto in viaggio verso Roma per eleggere il nuovo Papa.
Benedetto XVI, poco prima di lasciare il pontificato, potrebbe incontrare i 3 cardinali della commissione d’inchiesta sui documenti fuoriusciti dal Palazzo apostolico. Ieri è circolata l’ipotesi che Joseph Ratzinger potrebbe togliere il segreto pontificio alla loro relazione. Voce non confermata a livello ufficiale. Nel pomeriggio l’agenzia ufficiale Ansa parlava del possibile incontro «prima del 27 febbraio». Dal giorno dopo, il Vaticano sarà  Sede vacante.
Secondo Dino Boffo, direttore di Tv2000, canale di riferimento della Conferenza episcopale italiana, «i tre cardinali anziani incaricati dal Papa (Julian Herranz Casado, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, ndr) sono figure di primissima grandezza, stranamente sottovalutati dai giornalisti. La loro opera è stata importante e ha aiutato il Santo padre a capire che cosa è accaduto. Io penso che la Santa Sede debba liberarsi del vizio infame delle lettere anonime senza firme e senza mittenti».
Sul Conclave rischia ora di abbattersi la vicenda pedofilia. È ancora in forse l’arrivo o meno a Roma del cardinale americano Roger Mahony, accusato di aver coperto 129 casi di vittime di abusi sessuali nella diocesi di Los Angeles. «I processi non si fanno in piazza», ha commentato seccamente il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro e vicario del Papa per la Città  del Vaticano. Altre eminenze sono dell’idea di lasciar libero Mahony di scegliere davanti alla sua coscienza se unirsi a loro o restare a casa. È già  stato riconosciuto colpevole ed esautorato dai suoi incarichi — non della berretta rossa — dall’arcivescovo di Los Angeles. Domani sarà  anche interrogato in un tribunale americano.
Ma mentre voli da ogni parte del mondo vengono prenotati per i cardinali in partenza verso Roma, il caso pedofilia si allarga. In Irlanda è sotto tiro il cardinale Sean Brady. Le vittime degli abusi compiuti da preti cattolici chiedono che il primate della Chiesa locale non vada in Vaticano. «Non dovrebbe osare presentarsi — spiega Christine Buckley, alla guida dell’Aislinn Centre, centro anti-abusi di Dublino — si tratta di una persona che ha forzato i bambini a mantenere il silenzio e permesso a un pedofilo di restare in una comunità  conoscendo quanto era accaduto». «Non è l’unico che non dovrebbe andare — dice Patrick Walsh, che ha subito violenze dai 2 ai 16 anni — l’elenco di cardinali è lungo». Dal Belgio richieste simili riguardano sua eminenza Godfried Daneells, pure lui sottoposto a critiche per aver nascosto abusi.
La querelle sulla pedofilia ha anche colpito — forse affondato — la candidatura del cardinale ghanese Peter Turkson, da molti media presentato come il possibile Papa nero. L’attuale presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace ha infatti collegato, in un’intervista alla Cnn, omosessualità  con pedofilia. «Il sistema tradizionale africano — ha detto Turkson alla star della tv globale Christiane Amanpour — ha protetto e protegge la popolazione dalla tendenza della pedofilia, perché in molte comunità , in molte culture africane, l’omosessualità  e qualsiasi relazione fra persone dello stesso sesso, non sono tollerate». È seguita un’ondata di proteste, soprattutto dalle associazioni gay e dalle vittime degli abusi dei preti pedofili. «Ci auguriamo che questo basti a squalificarlo dal pool dei papabili», ha commentato l’associazione Snap, acronimo per la Rete di sopravvissuti agli abusati dai preti.
«Il prossimo Papa — ha così spiegato dal Brasile il cardinale Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo emerito di Salvador — non sarà  scelto per l’età  o per la provenienza geografica, ma per la sua capacità  di affrontare le nuove sfide che la Chiesa di Roma ha di fronte, tra cui quella della pedofilia e delle sue coperture».
Persino la stella americana del momento fra i cardinali, l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, non sfugge al tritacarne dello scandalo pedofilia. Ieri ha deposto su alcuni casi avvenuti quando era arcivescovo a Milwaukee, rendendo pubblici i nomi dei preti che avevano molestato diversi bambini.
Su queste vicende, nuove dure critiche a Ratzinger quando era prefetto dell’ex Sant’Uffizio sono giunte dal teologo svizzero Hans Kà¼ng: «Non si è mai pronunciato, né ha biasimato i vescovi irlandesi. E non si è mai presentato dicendo di essere il principale responsabile per quella riduzione al silenzio». Kà¼ng ha quindi affondato il colpo su Benedetto XVI: «Ha preferito scrivere libri piuttosto che guidare la Chiesa».

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