by Sergio Segio | 25 Febbraio 2013 8:35
C’è il nome del padrone, il distretto coloniale, il numero di uomini e donne che lavoravano nella proprietà , la somma versata dal governo di Sua Maestà per la loro liberazione in sterline, scellini, pence. Una ricerca storiografica durata tre anni ricostruisce l’albero genealogico dello schiavismo britannico attraverso le «compensazioni» pagate dopo l’abolizione della schiavitù ai possessori, non ai posseduti. E dal fondo buio della grandezza imperiale riaffiorano le radici di dinastie che durano ancora oggi, glorie e patrimoni venuti da una storia di ingiustizia e sfruttamento. Furono schiavisti gli antenati del premier David Cameron che ha fatto della «compassione» un caposaldo del conservatorismo moderno, il padre del primo ministro liberale William Gladstone, progenitori di politici come l’ex ministro e deputato Tory Douglas Hogg ma anche di scrittori come Graham Greene e George Orwell che dopo oltre un secolo avrebbe pronunciato la condanna inappellabile di un’altra forma di oppressione sistematica, il totalitarismo sovietico.
La squadra dell’University College London, coordinata dal professor Nick Draper, ha setacciato e trasferito su un database informatico 46 mila documenti redatti in seguito all’Abolition Act del 1833, la legge che abolì la schiavitù nella maggior parte dei territori della corona e sancì un passaggio epocale nel progressivo smantellamento del commercio di uomini impiegati nelle piantagioni di zucchero e cotone. La nuova normativa riconobbe ai proprietari di schiavi il diritto a una contropartita in denaro per la manodopera perduta. Di fatto, la piena libertà fu subito resa solo ai bambini sotto i sei anni, tutti gli altri mantennero degli obblighi nei confronti dei signori, ma la strada era tracciata.
Antigua, Giamaica, Barbados, Isole Vergini, Guiana, Bahamas, Grenada, Santa Lucia… Nei numeri rivivono le caraibiche Indie Occidentali dove le navi britanniche scaricavano gli schiavi comprati sulle coste dell’Africa occidentale e caricavano beni e mercanzie da riportare a casa: il commercio atlantico triangolare alla base dell’industria dello schiavismo, il sistema economico al quale lo studio riconduce l’origine delle ricchezze di un quinto dell’alta società vittoriana. I ricercatori di Londra hanno recuperato le registrazioni dei rimborsi intascati dalle grandi famiglie coloniali ma anche da creditori e personaggi minori coinvolti in un business esteso e capillare: un totale di 20 milioni di sterline (oltre 16 miliardi al cambio attuale), circa il 40% del bilancio annuale del Tesoro, distribuiti tra tremila famiglie e in gran parte reinvestiti nelle attività e infrastrutture che avrebbero sorretto lo slancio della Seconda rivoluzione industriale. Famiglie che ancora oggi si tramandano con orgoglio i nomi di quei pionieri lanciati alla conquista del Nuovo Mondo. In un paradossale capovolgimento di prospettiva i risultati del censimento, che da dopodomani l’Ucl renderà disponibili su Internet, costituiranno un importante serbatoio di dati anche per il movimento che oggi in Paesi come Barbados chiede alle ex potenze coloniali risarcimenti per i discendenti degli schiavi e delle loro famiglie. In cambio di 2.508 schiavi disseminati in nove piantagioni, John Gladstone, padre del quattro volte premier William che seguì direttamente la pratica per la compensazione, ottenne 106.769 sterline. Dal lato paterno la linea genealogica di David Cameron arriva al re Guglielmo IV grazie alla sua amante Dorothea Jordan, irresistibile attrice e madre di dieci figli illegittimi. Su quella stessa linea compare il nome di James Duff, lontano cugino di David, deputato e ufficiale dell’esercito. Nelle grandi piantagioni di zucchero della Giamaica, Sir James contava 202 schiavi, liberi per 4.101 sterline.
Maria Serena Natale
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