FUORI TUTTI

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Sotto il palco di piazza San Giovanni, la famiglia Segnacosi da Cesano Maderno. Madre, padre, figlio di 19 anni, figlia di 18 e amico di 19. «Siamo 5 stelle». Saranno cinque voti. Padre e madre prima erano del Pd. Non più da quando la giunta di centrosinistra a Desio ha votato per il raddoppio dell’inceneritore. Fabio Raffaelli da Ciampino ha smesso con il centrosinistra «da quando c’era Luxuria che parlava dei Pacs e non di lavoro». Casapound? «Qui si muore di fame, non mi parlate di ideologie». Come lui la moglie.
Alle tre c’è ancora tanto spazio sul prato. Una signora di Torino con una stecca di legno si china e strappa dalla terra tutti i tappi arrugginiti, «così quando si siedono non si strappano i vestiti». La segue un giovanotto di Asti col sacco della differenziata. Non si siederà  nessuno perché cade un po’ di pioggia ed è subito fango. Francesco Perillo ha montato uno striscione con il Che Guevara di Korda che sul basco ha 5 stelle.
Andrea Fabozzi Viene da Altamura, lavora in ospedale ed è un ex elettore di Vendola, «sulla sanità  mi ha deluso». Il Che con Grillo che dice «l’antifascismo non mi compete»?, chiediamo. «Era un rivoluzionario, la nostra è una rivoluzione, starebbe con noi». Alle quattro solca la piazza Gianroberto Casaleggio. Nessuno lo riconosce. Proviamo a fermarlo. Non si ferma: «Sono in silenzio elettorale». Ribadisce il concetto un tizio che l’accompagna, piazzandosi in mezzo. Ma è ovviamente una sciocchezza qualsiasi. E’ ancora venerdì e lui non è candidato. Funziona così con i giornalisti, vil razza dannata. Il servizio d’ordine li tiene lontani. Vecchia storia: «Hanno deciso così a Milano». Casaleggio, lui. Sotto al palco solo la stampa estera. E Sky. Spintoni, carabinieri, proteste. A noi capita un pass «ospiti». Ma serve a poco. Meglio la piazza.
C’è un candidato di Perugia, Gabriele Alfano, insegnante elementare. E’ settimo in lista al senato, poche chance, ma alle «parlamentarie» online ha preso solo 17 voti. «Guarda che il primo ne ha presi 50». E sarà  senatore. Primarie. Alfano in passato si è astenuto, «stavolta vinciamo, il Pd non ha più presa sul territorio». C’è un problema con la bandiera italiana. Impalla la telecamera. Sotto alla bandiera italiana c’è un gruppo di Minturno. Tutti uomini, commercianti, ex elettori di destra, eccoli. Tommaso Romano è l’unico che può dire di essere già  stato a un comizio qui a San Giovanni. Ma era un comizio di Berlusconi. Voterà  il 5 Stelle anche perché sul cellulare ha una foto con Grillo del ’98, a Verona, una riunione del mobilificio Colasella con i venditori. Allora Grillo faceva cose così. «Ah, io lo conosco bene». Un altro ex di destra – «almirantiano» – lo troviamo sotto lo striscione di Terni. Ma sullo striscione c’è una vecchia pressa dell’acciaieria e chi lo regge è un ex sindacalista Cisl della Tyssen, Paolo Cassetta: «Il sindacato è diventato una casta, come i partiti».
Sul palco, mentre si aspetta Grillo, salgono un po’ di candidati. Quelli bravi a parlare. Alessandro Di Battista, giornalista romano: «Stateci col fiato sul collo quando andremo in quella vasca di squali che è il parlamento». Davide Barillari, candidato presidente in Regione Lazio: «Adesso basta, dobbiamo governare». Prima ci aveva detto: «Prenderemo tra il 20% e il 30%, di meno no».
La folla a un certo punto diventa fittissima. Manca un’ora all’arrivo di Grillo ed è impossibile muoversi, Malori, bambini che si perdono. A tratti sale il coro «Tutti a casa».
Uno striscione: «Populisti presenti». Lo regge un ragazzo abruzzese, di Giulianova, Giorgio Egidio. «Ma si fa per scherzare». Dietro di lui Guerino, pensionato romano. Strappa i santini di Gramazio che ha preso in cassetta uscendo da casa. «Figurarsi, io votavo Pci». E adesso Grillo, anche se «è un po’ confuso, ma dietro di lui ci sono esperti bravissimi». Chi? «Non lo so». Stefano Fornari, consigliere comunale a Parma. «Pizzarotti in difficoltà ? Può essere». Ci sono già  i delusi? «Guarda, magari qualche voto lo perderemo ma solo perché abbiamo voluto approvare il bilancio prima delle elezioni, per correttezza». Gianina Ciancio, 22 anni, e già  deputata regionale in Sicilia. Dove contro il Muos si sperimenta un rapporto di collaborazione tra movimento e Crocetta: «Merito nostro, l’abbiamo incalzato».
In San Giovanni passa un funerale. (Niente Togliatti né Berlinguer). E’ una mascherata dei modenesi, è morto il «vecchio politico». Tipi strani non mancano: uno è vestito da D’Artagnan, un altro porta la croce, un altro ancora ha le prove che Grillo discende da Garibaldi. Nadil, tunisino, è in Italia da 9 anni, vorrebbe votare, voterebbe Grillo. La sua teoria è che sarà  una rivoluzione. Come in Tunisia, «ma qui c’è una tradizione di democrazia, in Italia non finirebbe come da noi».
Grillo in coda, lo prendiamo in parola. Alle nove meno venti il camper che era parcheggiato da ore in un vicolo a due passi comincia a muoversi. Attraversa la folla, piano. Dal palco lo chiamano: «Il ministro dei sogni», «il nostro faro». Arriva. Telecamere sullo sportello del camper-camerino. C’è anche Casaleggio, sta nascosto dietro la fila dei candidati. Grillo comincia. Troppo tardi per noi. Ma è già  successo.


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