by Sergio Segio | 12 Febbraio 2013 18:29
Finmeccanica, il colosso pubblico italiano degli armamenti, una delle aziende più strategiche del Paese, non ha pace. Se un anno fa lo scandalo degli appalti assegnati dall’Enav alla controllata Selex Sistemi Integrati spazzò via il regno di Pier Francesco Guarguaglini (che, indagato dalla procura di Roma, ha lasciato ogni carica dal dicembre 2011), oggi i carabinieri del Noe, su ordine del gip della procura di Busto Arsizio, hanno arrestato il suo successore, Giuseppe Orsi, e hanno messo ai domiciliari Bruno Spagnolini, amministratore delegato di Augusta Westland.
L’accusa dei magistrati è grave: corruzione internazionale. I due manager avrebbero pagato infatti due intermediari (Guido Ralph Haschke e Carlo Gerosa, entrambi residenti in Svizzera) per “oliare” con mazzette milionarie (si ipotizzano ben 51 milioni tra commissioni e prebende varie) i vertici dell’esercito indiano. Obiettivo: modificare il bando e vincere un maxiappalto per la fornitura di 12 elicotteri modello W101 VVIP, destinati a trasportare importanti «personalità del governo indiano». Valore complessivo dell’operazione: 556 milioni di euro. Una gara che Augusta Westland, controllata da Finmeccanica, ha in effetti vinto nel febbraio del 2010.
Le accuse di Borgogni alla Lega e a CL.
Leggendo le carte dell’ordinanza d’arresto si rimane sgomenti: ancora una volta un inchiesta giudiziaria svela meccanismi di corruttela che caratterizzano l’operato di Finmeccanica e dei suoi manager, i rapporti incestuosi con la politica e le triangolazioni con intermediari e faccendieri (che in pratica gestiscono ogni fase della compravendita), «il totale asservimento degli organi di vigilanza (interni, ndr) ai vertici aziendali». Partiamo dall’inizio, dall’interrogatorio che i magistrati di Napoli (Henry Woodcock e Francesco Piscicelli sono stati i primi titolari dell’inchiesta, poi passata per competenza al pm di Busto Arsizio Eugenio Fusco) fanno a Lorenzo Borgogni, all’epoca potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo.
Borgogni è il primo a ipotizzare tangenti per l’acquisto degli elicotteri indiani. Il dirigente riferisce ai pm le “voci” raccolte dentro l’azienda. Voci che verranno poi confermate da altri testimoni. «In india c’erano due intermediari, nonostante…in India non possono essere utilizzati intermediari». E’ contro la legge . «I due sono Guido Haschke e l’amico di Orsi, Michel Christian», continua Borgogni, che ipotizza che i due hanno ricevuto, per il loro lavoro, «41 milioni di provvigione». Circa il 7 per cento del valore dell’appalto. Inizialmente, secondo i pm, il compenso sarebbe dovuto essere destinato solo all’ideatore dell’operazione Haschke e al suo socio Carlo Gerosa. In un secondo momento, Orsi pretenderebbe l’ingresso di un terzo mediatore, Christian.
«Quando Haschke ha detto di no» chiosa Borgogni «si sono rincontrati allora lui ha proposto di aumentare di dieci milioni il compenso da dare ai due e di portarlo a 51 milioni…la spesa è tutta a carico di Augusta».
Borgogni continua. «Allora, secondo la voce che gira in azienda è che questo Haschke sostiene che – inc – da Orsi per dare fondi ai partiti che lo hanno appoggiato alla nomina di Finmeccanica, cioè Lega e – inc -.» In pratica, secondo l’ex braccio destro di Guarguaglini, in azienda si diceva che i soldi che Orsi chiedeva per «l’amico» Michel (riceverà alla fine circa 30 milioni) erano soldi che servivano «a se stesso», per poi girarli alla Lega. «Vanno ad Haschke e vanno a Michel e da Michel vanno a Orsi», precisa Borgogni. Che tira in ballo, oltre alla Lega, Comunione e Liberazione, a cui Orsi girerebbe parte del denaro ricevuto dall’intermediario. Tutte illazioni, quelle dell’ex capo delle relazioni istituzionali? Gli inquirenti, nonostante mettano agli atti l’interrogatorio, non hanno trovato ancora riscontri.
Il mediatore svizzero e i soldi ai manager
Ma cosa fanno i mediatori per Finmeccanica? I due soci Haschke e Gerosa, grazie ha una fortuita conoscenza del cugino del capo di stato maggiore dell’areonautica indiana, riescono pagando mazzette prima a far cambiare il bando di gara per gli elicotteri, poi a far vincere l’appalto al gruppo italiano. Che, inizialmente, non avrebbe neppure potuto partecipare alla gara e presentare un’offerta: “la quota operativa” di volo inizialmente era fissata a 18 mila piedi, un livello troppo alto per gli elicotteri di Finmeccanica. La quota, però, viene cambiata, e abbassata a soli 15 mila piedi. Non solo: nel bando viene introdotta una prova comparativa tra elicotteri con motore in avaria: Augusta viene ancora avvantaggiata, visto che è l’unica a dotare i veicoli VVIP di tre motori.
Haschke conferma tutto davanti ai pm. Nel 2005, scoperto che un suo amico indiano era parente del unovo capo dell’aviazione indiana, «con Carlo ho avuto l’idea di cercare un contatto con Augista Westland…Il primo incontro con Orsi, primavera 2005, è avvenuto quando la quota operativa non era stata ancora abbassata». Al tempo Orsi era numero uno di Augusta. Cominciano gli incontro con la famiglia Tyagi, imparentati con il generale indiano. «Ho potuto notare» ricorda l’indagato, per cui la procura ha chiesto l’arresto «un grande rispetto nei confronti del cugino: lo salutavano toccandogli i piedi in segno di particolare referenza». Hashke parla anche di soldi girati a Paolo Pozzessere dell’Alenia («gli ho corrisposto la somma di denaro tra i 50mila e 100mila euro in più occasioni sia in Italia che all’estero, ricorda in particolare che a Londra gli diedi 10 mila euro, li mise in una tasta e poi mi disse di avrli smarriti») e di un incontro con Orsi e Michel: «Orsi mi chiese di collaborare con Michel, senza chiedermi alcunché…durante il suddetto incontro, si negoziava una percentuale complessiva tra me, Orsi e Michel pari al 7 per cento del complessivo».
Il rapporto tra Lega e Orsi
Nell’ordinanza c’è anche una dichiarazione molto utile per capire i rapporti tra Orsi e la Lega, suo grande sponsor per la successione a Guarguaglini. A parlare davanti ai pm è Luciano Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia in pole position, alla fine del 2011, per prendere la poltrona di numero uno del gruppo. «Orsi, per la verità , era con me e anche Pansa tra i “papabili”. Guarguaglini mi aveva detto che Letta (Gianni, ndr) e Berlusconi erano per la mia nomina, Giulio Tremonti non era in disaccordo, solo la Lega spingeva per Orsi». Zampini è sicuro di vincere, tanto che dice alla moglie che probabilmente sarà costretto a trasferirsi a Roma. Alla fine viene invece nominato Orsi. «Solo successivamente mi è stato riferito dallo stesso Guarguaglini e da Borgogni che all’incontro che aveva proceduto la nomina di Orsi avevano partecipato Maroni, Giorgetti (della Lega, ndr) Calderoli e Letta. I legisti avevano fatto prevalere in modo del tutto inatteso il nome di Orsi»
Orsi e l’indiano
Agli atti c’è anche una intercettazione di Orsi che, secondo il procuratore Fusco, dimostrerebbe la sua consapevolezza del pagamento di mazzette a pubblici funzionari indiani. Il 13 ottobre il presidente e ad di Finmeccanica è al telefono con un collaboratore, Alessandro Toci. Si parla di quello che i giornali hanno pubblicato sull’inchiesta che lo riguarda. Ad un certo punto i due fanno riferimento a un articolo del Sole 24 Ore che elenca i nomi degli indagati. Ci sono Orsi, Spagnolini, Haschke e altri. «Non mette i nomi degli indiani?» chiede preoccupato Orsi. Toci: «No». «E il Fatto Quotidiano non mette i nomi?», chiede ancora Orsi. Toci: «Allora, aspetta perché Il Fatto Quotidiano ha fatto quattro articoli». Orsi: «Eh la Madonna! No ho paura che Il Fatto Quotidiano mi mette in linea quel documento». Toci: «No, però parla di…». Orsi: «Dell’Indiano!?». Toci: «No, di un generale dello 0,5». Orsi: «Ah cazzo! Ah….lo dice?». Toci: «Si».
Secondo il gip Luca Labianca «la conversazione potrebbe anche riferirsi ad un successivo appalto di fornitura di mezzi sempre all’India e di cui al Memorandum rinvenuto tra i documenti sequestrati ad Hascke presso l’abitazione della madre in cui si parla esplicitamente di una tangente richiesta da altro generale indiano di nome Saini». In questo caso, scrive il gip, l’intercettazione darebbe comunque «conto della assiduità (di Orsi, ndr) a tali modalità operative».
Il nuovo incontro di Orsi con Haschke
E’ il luglio 2012. L’inchiesta della procura di Napoli è passata a Busto Arsizio. I due protagonisti di questa storia, Orsi e il mediatore, sono indagati, e decidono di incontrarsi. Non sanno che nella stanza sono state piazzate microspie. Haschke: «Adesso la prima cosa è vedere Bruno (Spagnolini, ndr)». Gerosa: «Comunque non dobbiamo vedere Bruno là , all’AgustaWestland». Haschke: «Ah no, no, certo, Bruno viene in Svizzera». Gerosa: «Deve venire in Svizzera, non è mica così lontano». Haschke: «No, ma è lui stesso che lo dice». Gerosa: «Si, lo dice però non lo fa». Haschke: «No, infatti, ci siam visti con Orsi, con Cris (Cristian Mitchell, il consulente che secondo i pm sarebbe stato imposto dal numero uno di Finmeccanica ndr) e con lui». Gerosa: «Eh, quella volta, quella volta lì famosa». Haschke: «E anche quando è venuto in ufficio da noi fino a Lugano». Secondo il gip «è evidente che i colloquianti si riferiscono all’incontro avuto con Orsi, Spagnolini e Mitchell a Lugano nell’anno 2011» a cui Haschke aveva fatto riferimento in un interrogatorio del 17 settembre 2012.
I tentativi di inquinare le indagini da parte di Orsi
Quanto a Orsi e Spagnolini la misura cautelare è legata all’attività che avrebbero posto in essere per sovvertire «la genuinità delle prove, anche con tentativi di pretesa modifica della linea operativa dell’ufficio inquirente che procede e con l’asservimento, o quanto meno, la ricerca di compiacenze presso i maggiori organi di stampa». Secondo l’accusa, al fine di «sviare il normale corso delle indagini», hanno affidato incarichi in Finmeccanica a «magistrati in pensione che nel corso della loro carriera avevano ricoperto incarichi di vertice nell’organizzazione giudiziaria». E’ il caso di Giuseppe Grechi, già presidente della Corte d’Appello di Milano, e della dottoressa Manuela Romei Pasetti, ex presidente della Corte d’Appello di Venezia, a cui sono stati affidati gli incarichi di presidente e componente dell’organo di vigilanza interno di Finmeccanica. Le intercettazioni telefoniche, scrive il gip, «non avvalorano l’idea che essi rivestano un ruolo di vera e propria indipendenza dai vertici aziendali». Il giudice cita due intercettazioni, una del 3 febbraio 2012 in cui Pasetti dice a Orsi di essere disposta a lasciare l’incarico al ministero della Giustizia per entrare nell’organo di vigilanza interno, in vista di un successivo incarico nel cda di piazza Montegrappa. In un’altra telefonata si rammarica con Grechi «di non aver adeguatamente difeso Orsi in una riunione dell’organo di vigilanza a seguito delle richieste di chiarimenti effettuata dal direttore generale Alessandro Pansa». Il 3 maggio 2012, una telefonata a Domenico Siniscalco, attuale presidente di Assogestioni, Orsi chiede all’ex ministro dell’Economia «di ricordarsi della signora magistrato per qualche Consiglio con le quote rosa».
Le pressioni sul pm di Busto Arsizio e sul Csm
Per il gip Grechi e Romei Pasetti avrebbero operato anche fuori piazza Montegrappa per tentare di influenzare l’andamento dell’inchiesta. In particolare avrebbero agito per «ottenere la copertura del posto (vacante di procuratore capo a Busto Arsizio, ndr) con magistrato diverso da quello che, inviato come facente funzioni, si era a loro giudizio mostrato eccessivamente zelante nella trattazione della pratica». In una telefonata del 9 agosto 2012 Romei Pasetti comunica a Orsi l’intenzione di recarsi personalmente da Fusco. «Evidentemente non soddisfatti dal corso degli eventi», scrive il gip, «gli indagati si attivavano per porre ostacoli all’espletamento dell’attività investigativa. Ciò nella speranza che la sollecita copertura del posto di procuratore della repubblica vacante con diverso magistrato avrebbe di fatto esautorato il pm procedente dalle indagini». In tale prospettiva andrebbero lette una serie di telefonate partire dal cellulare di Romei Pasetti, nel corso di una riunione con Orsi, il suo avvocato e Grechi, e dirette su un’utenza «verosimilmente in uso a persona in servizio presso il Csm». I colloqui, prosegue il gip, riguardano «la pratica riguardante la copertura del posto di procuratore della repubblica di Busto Arsizio». Della stessa natura, secondo il gip, sarebbe anche una successiva telefonata a Luisa Napolitano.
Gli interventi per orientare la stampa
Secondo il gip Orsi, insieme al capo ufficio stampa di Finmeccanica Carlo Maria Fenu (ex portavoce di Tommaso Padoa-Schioppa quando quest’ultimo era ministro dell’Economia) avrebbero tentato di «montare una campagna di stampa retribuita e compiacente». E’ quanto si desume da una telefonata del 28 ottobre 2012. «Fenu», esordisce Orsi, «non faccia per piacere queste cose per telefono!!! Gli ho detto di lasciarci fare una proposta, quando abbiamo una proposta ne parliamo. Abbia pazienza!!! Probabilmente è giusto anche un milione, non lo so. Dipende da cosa fa Ho bisogno di una proposta, non sto a parlar di soldi senza una proposta. Abbiam detto che martedì ce lo portano, io ho bisogno di averli con tutta la potenza di fuoco che hanno in questo momento. I danni che ci fanno sono ben superiori al milione». Fenu: «Certo». Orsi: «Quindi la cosa è proporzionale a quello che fa, voglio una proposta scritta. Ne parliamo sulla base della proposta di lavoro che faranno!! Se loro ci dicono ho bisogno di 20 giornalisti per un mese a me va bene…pagheremo quello che vogliono 20 giornalisti 1 mese». Si passa poi a un’intervista pubblicata lo scorso 11 novembre dal Messaggero a firma Osvaldo De paolini. Il giorno prima Orsi e Fenu ricevono la bozza e parlano di correzioni. «La telefonata», sottolinea il gip, «evidenzia che l’articolo in questione fu precedentemente predisposto da Orsi e da Fenu con pochi scrupoli». Orsi pretende che gli venga fatto dire di non avere mai pagato tangenti, al più mediazioni là dove sono ammesse. «Guardi», dice a un certo punto Orsi, «stanno proprio strizzando il mio olio quindi non vedo le mie olive. Tangenti mai eeee…mediazioni dove ammesse». Alla fine Orsi sembra soddisfatto del risultato e dice all’interlocutore: «La sente la puzza d’olio? Arriva anche a lei?». Per il gip il riferimento «alla puzza d’olio è inequivocabile, sintomo della pratica, a cui costui (Orsi, ndr) sarebbe consueto, di raggiungere i propri obiettivi con metodi non legittimi».
L’intervento sul presidente di Confindustria
Il desiderio di Orsi di orientare la stampa sembra non avere limiti. Il 24 novembre scorso, ricorda il gip, «interviene direttamente sul presidente di Confindustria Giorgio Squinzi per lamentarsi degli articoli comparsi sul Sole 24 Ore, chiedendo un cambio di rotta della redazione in ordine alla sua posizione giudiziaria». Dopo i convenevoli di rito Orsi entra nel vivo del problema. «Ascolta», attacca, «volevo dirti una cosa, non l’ho fatto in tutti questi giorni però mi sembra che abbia superato il limite. Cioè il giornale che mi attacca di più è il Sole e io non, è l’unico e non lo ritengo. Ho veramente fatto fatica e non te ne avevo voluto parlare». Squinzi risponde di non essersi «accorto» che forse si è un po’ «distratto». Per poi aggiungere: «Comunque interveniamo subito, eh!». Il numero uno di Finmeccanica è un fiume in piena e punta il dito contro il giornalista che si occupa dell’inchiesta : «Tra l’altro squalifica il giornale, perché più lui, lui parla, che una volta il Sole diceva una cosa e il titolo andava giù, adesso lui dice una cosa e il titolo va su». Squinzi chiede se dietro gli attacchi possa esserci «qualche interesse». «Non, non credo, non lo so. Io c’ho tutti gli articoli raccolti negli ultimi tre mesi, ma che sia proprio il giornale di Confindustria…». E Squinzi: «Ma non esiste!». Orsi: «Tra l’altro oggi mi dà ancora più fastidio, non attacca tanto me quanto la società e finisce dicendo ?la barca affonda’. Allora io penso –ai miei settantamila dipendenti che leggono sul Sole un’affermazione del genere, quando è proprio sta andando tutto al rovescio». Squinzi prova a smorzare i toni: «Sai con questi giornalisti, coi giornalisti è sempre un problema eh perché non gli puoi mai dire niente. Però, però intervengo sul direttore, glielo dico». L’intervento sembra sortire l’effetto voluto, visto che il 4 dicembre 2012 Orsi chiama Fenu comunicandogli che chiamerà «Squinzi per ringraziarlo».
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