Fiat, Cisl e Uil danno l’ok al famigerato «reparto C»

by Sergio Segio | 9 Febbraio 2013 9:58

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Era la giornata dell’incontro tra il top manager della Fiat, Pietro De Biasi, e i sindacati firmatari Cisl, Uil, Ugl e Fismic per definire il trasferimento di ramo d’azienda da Fabbrica Italia Pomigliano a Fiat Group Automobiles, i rapporti di forza sul tavolo così chiari che a trattare c’erano i sindacalisti campani e non i vertici nazionali, com’era stato annunciato. L’esito di più di tre ore di confronto, giovedì pomeriggio, era ampiamente previsto. Il piano firmato prevede tredici mesi di cassa integrazione per ristrutturazione a partire dal primo marzo, la fine della newco Fip, la rimozione della procedura di licenziamento per 19 lavoratori, l’avvio della formazione e il ritorno di tutti i 4515 addetti in Fga. Ma il punto nodale era un altro, la gestione della rotazione, questo l’oggetto della discussione, qui l’azienda avrebbe dovuto fare concessioni per salvare l’onore dei sindacati del sì. Alla fine si è risolto come voleva il Lingotto.
Il Giambattista Vico è stato suddiviso in tre aree: nel segmento A si produce la Panda e si fanno un paio di mesi di cig su dodici, i 2142 addetti entrati in Fabbrica Italia in sostanza lavorano quasi tutto l’anno e continueranno a farlo; nel segmento B si fa lo stampaggio, ci sono 402 dipendenti che stanno a casa 15 giorni al mese, anche per loro non cambierà  nulla; nell’area C, dove saranno concentrate affidabilità , logistica, ricambi, magazzini e servizi vari finiranno 1800 operai, sono quelli che dovranno ruotare attorno a circa 400 posti, in pratica la miseria di qualche giornata di lavoro all’anno. Tre ore non sono bastate alle confederazioni per strappare la rotazione anche allo stampaggio. Per creare una frattura netta tra gli addetti delle prime due aree e gli altri è bastato inserire la clausola per cui possono ruotare solo coloro che hanno almeno sei mesi di lavoro alle spalle. Così chi è fuori a zero ore dal 2010 continuerà  a pagare per tutti gli altri.
«Nell’area Panda – specifica la Fiat – dove tutti hanno fatto i corsi di formazione, mesi di pratica, la rotazione sarà  più difficile. Nei ruoli generici sarà  invece più facile». Una posizione che fa un po’ sorridere considerando che si tratta di operai con più di venti anni di esperienza, abituati a vetture molto più complesse dell’utilitaria attualmente in produzione. Critica la Fiom, i cui primi 19 iscritti, riassunti in Fip il 28 novembre per ordine del tribunale di Roma, sono rientrati in fabbrica il 10 dicembre per fare formazione e poi pagati per stare a casa da lunedì scorso: «Una messa in scena, non è cambiato nulla – spiega Andrea Amendola, segretario generale della Fiom di Napoli – hanno fatto tutto questo per aggirare le sentenze della magistratura, a noi favorevoli, con la complicità  dei sindacati firmatari. I 19 operai, nostri iscritti, hanno fatto formazione per andare a lavorare sulle linee e invece finiscono nell’area C». Nei prossimi giorni la Fiom depositerà  due ricorsi contro Fiat: il primo riguarda il rientro di tutti gli operai che sono stati discriminati; il secondo per comportamento antisindacale.

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